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Atto a cui si riferisce:
C.299 Modifica all'articolo 53 della Costituzione, in materia di princìpi del sistema tributario e di limite alla pressione fiscale complessiva


FRONTESPIZIO

RELAZIONE

PROGETTO DI LEGGE
                        Articolo 1

XVIII LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

N. 299

PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE

d'iniziativa dei deputati
MELONI, CIRIELLI, RAMPELLI, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CARETTA, CIABURRO, CROSETTO, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FIDANZA, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LOLLOBRIGIDA, LUCASELLI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, ZUCCONI

Modifica all'articolo 53 della Costituzione, in materia di princìpi del sistema tributario e di limite alla pressione fiscale complessiva

Presentata il 23 marzo 2018

  Onorevoli Colleghi! — La presente proposta di legge intende introdurre un limite costituzionale alla pressione fiscale complessiva che, come è noto, in Italia resta alta. Infatti, la legge costituzionale sul pareggio di bilancio non solo ha introdotto misure che impediscono una politica di investimenti a debito per rilanciare l'economia (il cosiddetto deficit spending), ma impone che, in caso di necessità di nuove e ulteriori risorse, esse possano essere reperite solo tramite l'aumento delle imposte e il taglio degli investimenti e dei consumi intermedi della pubblica amministrazione.
  A ciò si aggiunge il fatto che la magistratura ordinaria e quella costituzionale sono schierate a tutela dei «diritti quesiti» e, di conseguenza, nuove risorse non potranno essere reperite con il taglio di stipendi pubblici e pensioni dagli importi troppo elevati, come hanno fatto, invece, Grecia e Spagna.
  Si deve inoltre considerare che lo sforzo di risanamento impostoci dall'Unione europea (Trattato di Maastricht, Patto di stabilità e crescita, Patto «Euro Plus», adottato dal Consiglio europeo del 24 e 25 marzo 2011) richiede non solo il pareggio del bilancio, ma anche il dimezzamento del nostro stock di debito, per ridurlo al 60 per cento del prodotto interno lordo (PIL) al ritmo di un ventesimo l'anno (che corrisponde a una cifra di quasi 50 miliardi di euro l'anno); questo non ci consentirà politiche di bilancio meno severe per un tempo molto lungo e almeno fino al 2027 dovremo mantenere un avanzo primario consistente.
  A ciò si aggiunge, infine, che il federalismo fiscale ha dato a tutti gli enti decentrati la possibilità di reperire autonomamente le risorse necessarie all'esercizio delle funzioni ad essi delegate. Di conseguenza si assiste all'esplosione della tassazione degli enti sub-statali, che sopperiscono così alla riduzione dei trasferimenti dal centro e alla copertura dei deficit accumulati negli anni pregressi. È pur vero che la legge sul federalismo fiscale impone un coordinamento fiscale tra i diversi enti impositori e un limite massimo di tassazione, ma è altrettanto vero che entrambi i limiti sono stati finora totalmente ignorati.
  S'impone, quindi, l'introduzione di norme di rango più elevato per tutelare i cittadini dalle pretese di un fisco predatorio, introducendo nella Costituzione un limite massimo di imposizione fiscale, fissato al 40 per cento del PIL. Di conseguenza, si indirizza il legislatore a intervenire su voci di bilancio di diversa natura qualora la pressione fiscale massima consentita non sia sufficiente a rispettare i parametri di bilancio imposti in ambito europeo. Pensiamo ai tagli alla spesa pubblica, all'efficientamento della lotta all'evasione fiscale, alla piena utilizzazione dei fondi europei dei quali l'Italia beneficia e a interventi di riduzione dello stock del debito quali l'alienazione di parte del patrimonio immobiliare pubblico, la valorizzazione delle concessioni di Stato, la vendita delle società reputate non «strategiche» partecipate dal Tesoro, dalle regioni e dagli enti locali, nonché la stipulazione di un accordo con la Svizzera che consenta di tassare i capitali nascosti dagli evasori fiscali italiani nei forzieri delle banche elvetiche.
  La crisi in atto, nel nostro Paese e nel mondo, ha determinato una forte contrazione della domanda, ancora più accentuata in ambito nazionale a causa dell'eccessivo carico fiscale sopportato da cittadini e imprese. Appare, quindi, ormai non più procrastinabile ridurre il carico fiscale, partendo da una riduzione degli oneri fiscali e dell'imposta regionale sulle attività produttive (IRAP), poi delle imposte sui redditi (iniziando dalle aliquote più basse) e, infine, delle imposte sui consumi.
  Una forte e progressiva riduzione del cuneo fiscale sul lavoro, concentrata, appunto, sugli oneri sociali, sull'IRAP e sull'imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) per i redditi più bassi da lavoro dipendente, è l'unico modo per acquistare in fretta competitività.
  Per questo, riteniamo possa essere un segnale forte quanto utile introdurre nella Costituzione un limite alla tassazione, che punti alla responsabilizzazione dei nostri legislatori nell'ambito delle politiche fiscali.

PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE

Art. 1.

  1. All'articolo 53 della Costituzione sono aggiunti, in fine, i seguenti commi:

   «La legge regola i rapporti tra i contribuenti e il sistema tributario secondo princìpi di chiarezza, semplicità, equità e non retroattività delle norme.
   La legge determina il prelievo fiscale nel rispetto del principio che la pressione fiscale non deve superare il 40 per cento del prodotto interno lordo nazionale».