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Atto a cui si riferisce:
S.1/00011 premesso che: la pratica dell'educazione fisica e dello sport è un diritto fondamentale per tutti; ai sensi della Carta internazionale per l'educazione fisica, l'attività fisica e lo...



Atto Senato

Mozione 1-00011 presentata da MARIA ALESSANDRA GALLONE
martedì 29 maggio 2018, seduta n.007

GALLONE, TOFFANIN, DAMIANI, MODENA, CONZATTI, MASINI, MALLEGNI, MALAN, TIRABOSCHI - Il Senato,

premesso che:

la pratica dell'educazione fisica e dello sport è un diritto fondamentale per tutti;

ai sensi della Carta internazionale per l'educazione fisica, l'attività fisica e lo sport, adottata il 21 novembre 1978 dall'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura (UNESCO), ogni essere umano ha il diritto fondamentale all'educazione fisica, all'attività fisica e allo sport, senza discriminazione sulla base di origine etnica, genere, orientamento sessuale, lingua, religione, opinione politica o di altra natura, origine nazionale o sociale, economica o qualsiasi altra base;

nel nostro Paese il fenomeno sportivo rappresenta una delle manifestazioni di massa che ha comportato importanti campagne di sensibilizzazione per il pieno riconoscimento di un diritto allo sport per ogni singolo individuo;

nonostante ciò, le differenze di genere in ambito sportivo sono ancora troppo evidenti. Basti considerare che, a tutt'oggi, in Italia nessuna disciplina sportiva femminile è qualificata come professionistica ai sensi della legge n. 91 del 1981, recante "Norme in materia di rapporti tra società e sportivi professionisti";

l'articolo 2, nel definire il professionismo sportivo, dispone che: "sono sportivi professionisti gli atleti, gli allenatori, i direttori tecnico-sportivi ed i preparatori atletici, che esercitano l'attività sportiva a titolo oneroso con carattere di continuità nell'ambito delle discipline regolamentate dal CONI e che conseguono la qualificazione dalle federazioni sportive nazionali, secondo le norme emanate dalle federazioni stesse, con l'osservanza delle direttive stabilite dal CONI per la distinzione dell'attività dilettantistica da quella professionistica";

in questa prospettiva, la mancata qualificazione delle discipline sportive femminili come "professionismo" determina pesanti ricadute in termini di assenza di tutele sanitarie, assicurative, previdenziali, nonché di trattamenti salariali adeguati all'effettiva attività svolta. Si configura pertanto una vera e propria discriminazione delle atlete che, sebbene spesso facciano dello sport il loro lavoro, di fatto gareggiano come dilettanti e, conseguentemente, oltre a guadagnare meno dei colleghi maschi, non possono usufruire delle medesime garanzie contributive, previdenziali e sanitarie previste dagli inquadramenti contrattuali;

occorre aggiornare le norme sportive coerentemente con i principi costituzionali, nonché con il più avanzato diritto europeo e internazionale, in materia di pari opportunità tra donne e uomini;

l'articolo 1, comma 369, della legge n. 205 del 2017 (legge di bilancio per il 2018), al fine di sostenere il potenziamento del movimento sportivo italiano, ha istituito presso l'Ufficio per lo sport della Presidenza del Consiglio dei ministri un apposito fondo denominato "Fondo unico a sostegno del potenziamento del movimento sportivo italiano", con una dotazione pari a 12 milioni di euro per l'anno 2018, a 7 milioni di euro per l'anno 2019, a 8,2 milioni di euro per l'anno 2020 e a 10,5 milioni di euro a decorrere dall'anno 2021. Tra le finalità del fondo vi è il sostegno alla maternità delle atlete non professioniste e il sostegno alla realizzazione di eventi sportivi femminili di rilevanza nazionale e internazionale;

l'Unione europea è più volte intervenuta per denunciare la disparità di genere nell'accesso e nello svolgimento dell'attività sportiva, chiedendo espressamente alle federazioni nazionali e alle relative autorità di tutela di assicurare alle donne e agli uomini parità di accesso allo statuto di atleta di alto livello, garantendo gli stessi diritti in termini di reddito, di condizioni di supporto e di allenamento, di assistenza medica, di accesso alle competizioni, di protezione sociale e di formazione professionale, nonché di reinserimento sociale attivo al termine delle loro carriere sportive,

impegna il Governo:

1) a prevedere, qualunque sia la disciplina sportiva regolamentata dal CONI, il divieto di qualsiasi discriminazione da parte delle federazioni sportive nazionali per quanto riguarda la qualificazione del professionismo sportivo in ambito femminile e maschile;

2) a garantire a donne e uomini pari possibilità di accesso ad ogni livello di rappresentanza in organi nazionali e internazionali e in ogni disciplina sportiva;

3) a sensibilizzare il mondo dell'informazione e dell'educazione nonché ad incentivare politiche e programmi, per aumentare la conoscenza e la comprensione sulle donne e lo sport, riconoscendone il valore sociale, economico e culturale finora sottovalutato;

4) a prevedere iniziative volte a favorire pari diritti per uomini e donne nello sport e nel professionismo sportivo in termini di reddito, di condizioni di supporto e di allenamento, di assistenza medica, di accesso alle competizioni, di protezione sociale e di formazione, nonché di reinserimento sociale attivo al termine delle loro carriere sportive.

(1-00011)