• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

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Atto a cui si riferisce:
S.3/00016 STEFANO - Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali - Premesso che: le organizzazioni comuni dei mercati (Ocm) sono state create nel contesto iniziale della politica...



Atto Senato

Interrogazione a risposta orale 3-00016 presentata da DARIO STEFANO
mercoledì 30 maggio 2018, seduta n.008

STEFANO - Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali - Premesso che:

le organizzazioni comuni dei mercati (Ocm) sono state create nel contesto iniziale della politica agricola comune per gestire la produzione e il commercio della maggior parte del settore agricolo dell'Unione europea;

il bando Ocm vino "Paesi terzi" permette di finanziare, con un contributo a fondo perduto, che va dal 50 all'80 per cento, tutti i costi da sostenere per promuovere i prodotti fuori dalla UE, con un limite di spesa, per ogni azienda, pari al 20 per cento del fatturato dell'anno precedente;

il decreto ministeriale pubblicato il 10 agosto 2017 indica le modalità attuative della promozione sui mercati dei Paesi terzi e all'articolo 10 individua i criteri di priorità per i progetti ammissibili al finanziamento, tra cui: "Il progetto è rivolto ad un nuovo Paese terzo e a un nuovo mercato del Paese terzo, ovvero dove il soggetto proponente nel corso della programmazione 2014-2018 non ha realizzato azioni di promozione con il contributo comunitario";

la Spagna, a tal riguardo, ha chiesto alla UE che tale principio non venga considerato un criterio di priorità per la graduatoria dei progetti finanziabili, ma piuttosto un criterio di esclusione;

la Direzione generale agricoltura della Commissione europea ha interpretato tale disposizione stabilendo che i produttori vinicoli europei, per la prossima programmazione, cioè quella per gli anni 2018-2023, non potranno godere dei finanziamenti per la promozione nei Paesi dove già hanno svolto tale attività negli ultimi 5 anni;

l'Italia, che negli ultimi 5 anni ha puntato con forza sulla promozione all'estero, tra tutti in Usa e in Cina, sembra dunque impossibilitata a continuare queste attività fino al 2023;

considerato che:

nel 2017, le vendite all'estero di vino italiano hanno toccato il record storico di 6 miliardi (con un aumento del 6 per cento sul 2016) con una ripresa anche delle esportazioni a volume, attestate a 21,5 milioni di ettolitri. Tale comparto, che ha un fatturato di 13 miliardi, vale il 15 per cento delle esportazioni agroalimentari italiane, che nel 2017 hanno superato i 41 miliardi;

secondo l'ultimo rapporto di Ismea, l'Italia, nonostante in assoluto risulti alle spalle della Francia in termini di valore dell'export e della Spagna in quanto a volume, è però il primo esportatore in volume in Usa, Germania, Regno Unito, Svizzera e Canada e in valore verso Germania, Russia e Svizzera;

il ruolo dei mercati extra UE è molto cresciuto nel corso dell'ultimo decennio, passando dal 45 al 49 per cento nel 2017 in valore e dal 27 al 34 per cento nelle quantità. Ad inizio 2018, l'Italia ha anche registrato uno storico sorpasso ai danni della Spagna, conquistando la quarta posizione nelle esportazioni di vino in Cina;

secondo i dati diffusi dall'Agenzia Ice di Pechino, la quota italiana (più 63 per cento in termini di valore nel primo trimestre) è passata dal 5 al 7 per cento in meno di due anni, superando i 55,6 milioni di dollari;

un'indagine sul settore vinicolo italiano dell'Area studi di Mediobanca riferisce che l'area asiatica è stata la più dinamica del 2017 (con un aumento del 21,1 per cento di vendite sul 2016), segno che l'azione di promozione dei vini italiani sul mercato orientale sta dando i suoi frutti;

la novella interpretativa della Direzione generale agricoltura della Commissione europea si tradurrebbe quindi per l'Italia nell'impossibilità di continuare a promuovere il vino in Paesi chiave, come gli Stati Uniti e la Cina,

si chiede di sapere quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda assumere, anche in accordo con i Ministri dell'agricoltura degli altri Stati membri dell'Unione europea, per contrastare tale interpretazione, che avrebbe effetti devastanti su un settore strategico quale è appunto quello del vino per l'Italia e per il made in Italy.

(3-00016)