• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/00200 (4-00200)



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-00200presentato daFASSINA Stefanotesto diMartedì 8 maggio 2018, seduta n. 9

   FASSINA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da fonti di stampa si apprende che lo scorso giorno di Pasqua, Antonio Casamonica e il cugino Alfredo Di Silvio sono entrati in un bar di via Salvatore Barzilai a Roma chiedendo le sigarette e pretendendo di essere serviti subito. Il barista non se ne accorge e loro sbraitano interpretando il gesto come uno sgarbo non tollerabile. Nel locale tacciono tutti. L'unica a rispondere è una giovane che esclama: «Se il bar non vi piace andate altrove». Un affronto che accende la violenza. Stando a quanto riportato dal quotidiano la Repubblica, Casamonica le strappa con una mano gli occhiali e li lancia dietro al bancone, poi si sfila la cinta dai pantaloni e la passa a Di Silvio. La donna, disabile, viene frustata. Poi calci, pugni fino a quando crolla a terra. Nessuno si muove, nessuno interviene per difenderla. «Se chiami la polizia ti ammazziamo», le gridano dopo averle strappato di mano il telefono. La giovane non conosce i suoi aguzzini;

   si tratta di un'esibizione di forza mafiosa, una violenza brutale per intimidire chi non ha rispettato la loro volontà, anche quando questo significa servirli per primi senza farli aspettare;

   il barista, l'unico a soccorrerla nel locale ormai vuoto, invece sa bene chi sono: i Di Silvio abitano molto vicino al bar in questione e i Casamonica poco più in là. «Torneranno», dice l'uomo alla disabile consigliandole di andare via. Passa mezz'ora e Alfredo Di Silvio in effetti rientra, accompagnato dal fratello Vincenzo, ed è di nuovo violenza: vetrine rotte, tavoli e sedie rovesciate. I due urlano al proprietario che in quel posto «comandiamo noi» e che «ora questo bar lo devi chiudere, altrimenti sei morto». Prima di andar via, lo picchiano;

   l'uomo riporta 8 giorni di prognosi, mentre per la ragazza ne occorreranno trenta. Le vittime denunciano. Un altro affronto intollerabile pure questo. La famiglia si muove di nuovo, sempre stando a quanto scrive Repubblica. Questa volta è Enrico, il nonno dei fratelli Di Silvio, già condannato per sequestro di persona e lesioni, a presentarsi nel bar. Chiede un caffè e contestualmente il ritiro immediato delle accuse. Il barista è terrorizzato, chiude il locale per due giorni, ma a reagire, in questo caso, è la moglie che convince il marito a riaprire, perché quell'attività commerciale è la loro vita –:

   quali iniziative urgentissime, per quanto di competenza, intenda mettere in campo il Ministro interrogato per rafforzare il controllo del territorio e la presenza dello Stato nella periferia sud-est della capitale, affinché le suddette molteplici intimidazioni non abbiano più a verificarsi e affinché il rilancio legale e sostenibile di quel territorio non venga più minacciato dalla criminalità mafiosa;

   se non ritenga necessario porre in essere, per quanto di competenza, misure a tutela dell'esercente dell'attività commerciale minacciata in maniera così diretta.
(4-00200)