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Atto a cui si riferisce:
C.283 Modifiche alla legge 14 giugno 2011, n. 101, recante istituzione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali causati dall'incuria dell'uomo


XVIII LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

N. 283

PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa del deputato DE MENECH

Modifiche alla legge 14 giugno 2011, n. 101, recante istituzione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali causati dall'incuria dell'uomo

Presentata il 23 marzo 2018

  Onorevoli Colleghi! — Era il 9 ottobre del 1963 quando un'onda alta 250 metri si innalzò oltre la diga.
  Si stima che si sollevarono al cielo circa 50 milioni di metri cubi d'acqua che poi si riversarono, con un impeto indescrivibile, sulla gola del Vajont.
  Alle ore 22.39, circa 270 milioni di metri cubi (m3) di roccia (un volume 385 volte più grande della basilica di San Pietro che è di circa 700.000 m3) scivolarono nel bacino artificiale sottostante creato dalla diga del Vajont, provocando un'onda di piena che in parte risalì il versante opposto, distruggendo tutte le abitazioni lungo le sponde del lago nel comune di Erto e Casso e scavalcò il manufatto (che rimase sostanzialmente intatto), riversandosi nella valle del Piave e distruggendo quasi completamente il paese di Longarone e i paesi limitrofi.
  Vi furono 1.910 vittime, di cui 1.450 a Longarone, 109 a Codissago e Castellavazzo, 158 a Erto e Casso e quasi 200 originarie di altri comuni.
  L'11 ottobre il giornalista bellunese Dino Buzzatti, profondo conoscitore della zona, descrisse la tragedia nel modo più semplice possibile; credo che quella descrizione possa aiutare tutti voi a comprendere fino in fondo cos'è accaduto: «un sasso è caduto in un bicchiere d'acqua e l'acqua è traboccata sulla tovaglia. Tutto qui. Solo che il bicchiere era alto centinaia di metri e il sasso era grande come una montagna e di sotto, sulla tovaglia, stavano migliaia di creature umane che non potevano difendersi».
  L'evento fu dovuto a una frana caduta dal versante settentrionale del monte Toc; nell'uso dialettale con il termine toc si intende definire qualcosa di fragile, che si sfalda, sarebbe bastata questa semplice considerazione per capire che quella montagna era assolutamente instabile.
  Come sapete, il 14 giugno 2011, il Senato della Repubblica, senza discussione in Aula, ha approvato la legge n. 101 che istituisce, il 9 ottobre, la «Giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali causati dall'incuria dell'uomo». Per celebrare questa Giornata, considerata ai sensi dell'articolo 3 della legge 27 maggio 1949, n. 260, solennità civile, che accomuna alle vittime del Vajont anche quelle di Stava, Marghera e tante altre ancora, si è scelta proprio la data dell'anniversario del disastro del Vajont.
  Oggi sappiamo che il Parlamento ha condannato formalmente il cinismo, il desiderio di guadagno, le speculazioni e gli interessi personali che hanno portato al sacrificio di vite umane innocenti in situazioni in cui, contro natura, gli uomini, agli occhi di altri uomini, valgono meno del denaro.
  Dall'altro lato, in occasione del cinquantesimo anniversario della tragedia, anche a nome dei sindaci dei comuni del Vajont, interpreti dei sentimenti delle intere cittadinanze, ribadisco quanto fuorviante e lesivo è il termine «incuria» per i sentimenti di coloro che hanno perso tutto durante la tragedia, richiedendo esplicitamente che tale termine venga tolto dalla dicitura della Giornata nazionale.
  Il tema non può di certo ridursi a una controversia linguistica o lessicale, ma certamente si ritiene che, nonostante il termine «incuria» sia anche sinonimo di comportamenti di omissione di una certa gravità, non sia assolutamente il termine corretto per indicare le pesanti responsabilità umane che vi sono state in questa tragedia e che possa, al contrario, risultare offensivo proprio per coloro ai quali questa legge vuole dimostrare vicinanza e solidarietà.
  Quindi propongo formalmente al Parlamento di modificare la legge 14 giugno 2011, n. 101, recante «Istituzione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali causati dall'incuria dell'uomo» sopprimendo il termine «incuria».

   Sarà sufficiente ricordare una minima parte delle parole pronunciate dal sindaco di Longarone il 9 ottobre 2013, alla presenza del Presidente del Senato della Repubblica Grasso, durante la cerimonia commemorativa in occasione del cinquantesimo anno dalla tragedia: «Quella catastrofe che il Senato della Repubblica italiana, il 1° giugno 2011, approvando un appropriato disegno di legge di alcuni parlamentari, sensibili alla nostra tragedia, ha inteso caratterizzare nel definire il 9 ottobre la Giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali provocati dall'incuria dell'uomo. Solennità civile, dunque, ai sensi dell'articolo 3 della legge 27 maggio 1949, n. 260. Anche se quella parola “incuria” prima o dopo dovrebbe essere tolta, perché non di incuria si trattò nel caso del Vajont, ma di colpa e (...) forse di dolo».

PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

  1. Alla legge 14 giugno 2011, n. 101, sono apportate le seguenti modificazioni:

   a) al comma 1 dell'articolo 1, le parole: «dell'incuria dell'uomo» sono sostituite dalle seguenti: «dall'uomo»;

   b) al titolo, le parole: «dell'incuria dell'uomo» sono sostituite dalle seguenti: «dall'uomo».