Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE
Atto a cui si riferisce:
S.3/03378 CORRADO Margherita, ANGRISANI Luisa, GRANATO Bianca Laura, LANNUTTI, MORRA - Al Ministro della cultura. - Premesso che:
le numerose sale affrescate del palazzo Reale di Napoli, la grande...
Atto Senato
Interrogazione a risposta orale 3-03378 presentata da MARGHERITA CORRADO
martedì 14 giugno 2022, seduta n.439
CORRADO Margherita, ANGRISANI Luisa, GRANATO Bianca Laura, LANNUTTI, MORRA - Al Ministro della cultura. - Premesso che:
le numerose sale affrescate del palazzo Reale di Napoli, la grande sala studio già destinata ai balli di corte, le sale "pompeiane" al piano superiore impreziosiscono ed esaltano i fondi della Biblioteca Nazionale ivi conservati e offerti alla consultazione del pubblico. Ciò si deve alla decisione del 1922, assunta dopo un ampio dibattito pubblico e con l'intervento di Benedetto Croce, di trasferire l'antica biblioteca di Napoli, istituita nel XVIII secolo, dal Palazzo degli Studi alla reggia borbonica in Piazza Carlo III, che il Demanio dello Stato ha dato in consegna al Ministero della cultura;
a 5 giorni dalla consultazione on line organizzata dai ministri per il Sud e della cultura per raccogliere proposte sulla destinazione da dare al Real Albergo dei Poveri grazie ai 100 milioni di euro garantiti dal PNRR, il 6 luglio 2021 Franceschini dichiarava: "C'è un progetto molto interessante per l'Albergo dei Poveri: trasferirvi la Biblioteca Nazionale, un trasferimento che consentirebbe di destinare Palazzo Reale tutto a una destinazione museale. Ci stiamo lavorando, ma 100 milioni non bastano, ne serviranno di più". Stante la sinergia tra Governo e amministrazione locale invocata dal sindaco Manfredi e dal "Patto per Napoli", ad aprile 2022 ingegneri e tecnici del Comune avrebbero contattato la direzione della Biblioteca e cominciato a predisporre il da farsi;
considerato che:
a parere degli interroganti, sono gli appetiti dei privati nei confronti del Palazzo Reale, che evidentemente fa gola come location, ad aver spinto il Ministro a riservare Palazzo Reale "tutto a una destinazione museale", benché gli spazi espositivi utilizzati proprio a tale scopo siano già molteplici, e a trasferire la Biblioteca nazionale in Palazzo Fuga (demanio comunale), con il pretesto che, inserita in un più ampio polo culturale e didattico, essa contribuirebbe a rivitalizzare un quartiere degradato e godrebbe di nuovi e più ampi spazi, progettati ad hoc. Sono idee (ad esempio i depositi meccanizzati) solo in apparenza innovative, ma che in realtà s'ispirano ad una concezione di biblioteca già superata, ignara della progressiva dematerializzazione del sapere;
non basta: la Nazionale di Napoli è essenzialmente una biblioteca di conservazione e l'incremento del suo materiale moderno discende solo da acquisti diretti o dal deposito delle poche case editrici rimaste in Campania (per la legge sul deposito legale), per cui il paragone con la futura "Biblioteca europea" di Milano è inappropriato e fuorviante; né si tratta di una biblioteca con materiale moderno e "scaffali aperti" capace di attrarre ed educare un pubblico non acculturato;
certo è, invece, che i circa 2 milioni di volumi (tra cui circa 5.000 incunaboli, 40.000 cinquecentine, 30.000 manoscritti, spesso rari e di enorme valore, tra cui l'intero corpus autografo delle opere di G. Leopardi, i testi autografi di san Tommaso d'Aquino, G. Vico, L. Ariosto, T. Tasso, G. Ungaretti, F. De Sanctis, B. Croce, S. Di Giacomo, G. Verdi, G. D'Annunzio eccetera, i preziosi codici miniati medioevali, il Dioscoride Napoletano e i manoscritti copti del V e VI secolo d.C., i 1800 papiri ercolanesi del III secolo a.C.), sarebbero messi seriamente a rischio da un trasloco di massa;
la Biblioteca nazionale, inoltre, è oggi al centro di un "quadrilatero della cultura": a pochi passi si trovano le sedi universitarie, l'Istituto italiano per gli Studi Filosofici, l'Istituto italiano per gli Studi Storici, la Biblioteca della Società di Storia Patria, oltre a note mete museali come il Castel Nuovo (Maschio Angioino), il Teatro San Carlo e il Museo di Palazzo Reale. Detta concentrazione di istituti culturali ha consentito, negli anni, un dialogo costante fra loro (fatto di progetti, ricerche, iniziative condivise) che, interrompendosi, causerebbe una riduzione della centralità culturale della Biblioteca stessa, ma finirebbe anche per danneggiare il Museo o gli altri istituti limitrofi;
dal punto di vista della logistica, l'attuale sede offre il vantaggio di essere facilmente raggiungibile, perché prossima alle fermate Toledo e Municipio della metro Linea 1 e Chiaia-Monte di Dio (attiva da giugno 2022) della Linea 6, a numerose linee di autobus e alla Stazione marittima-Molo Beverello. Piazza Carlo III, al contrario, soffre un'atavica scarsa copertura di mezzi pubblici. L'utenza della Biblioteca nazionale, inoltre, è fatta anche di molti studenti che risiedono tra i Quartieri Spagnoli e il centro storico, e degli studiosi forestieri che alloggiano in zona. Per i turisti, in fine, l'Istituto rientra fra le tappe di un itinerario culturale ravvicinato di cui molti fruiscono;
valutato che:
sul piano della sicurezza, la scelta di Palazzo Fuga appare alquanto problematica: la Biblioteca nazionale occuperebbe solo una parte dell'immobile, essendo altri lotti dell'edificio destinati a progetti diversi ("Città dei giovani", ludoteche, palestre, sedi di associazioni), ma senza poter dimenticare che ad oggi i locali agli ultimi piani sono occupati abusivamente da 80 famiglie, il grande cortile è stato trasformato in un parcheggio abusivo e numerosi sono i depositi illegali di rifiuti;
il trasferimento vanificherebbe anche una serie di spese affrontate negli anni a Palazzo Reale, configurando un potenziale danno per le casse statali: nel 2019 sono stati stanziati oltre 300.000 euro per ristrutturare e climatizzare la sala studio dell'Officina dei papiri e sono stati avviati, con spesa complessiva di 630.000 euro, i lavori per realizzare la nuova centrale operativa di controllo e il nuovo punto accoglienza. A detti lavori, tuttora in corso, si aggiungono quelli per la distribuzione (600.000 euro), i sottotetti (2 milioni di euro) e i montacarichi (500.000 euro);
oltre a metterne a rischio la conservazione e l'organizzazione, il trasferimento impedirebbe la fruizione del patrimonio librario della Biblioteca per diversi anni, durante i quali si interromperebbero i rapporti di collaborazione e ricerca per gli studi in corso sui papiri ercolanesi, i tirocini, i progetti di catalogazione. Essa ha poi un importante patrimonio di mobili, suppellettili, scaffali lignei antichi che sono parte integrante delle collezioni che custodiscono, oltre a mappamondi, statue, strumenti musicali e la collezione di animali tassidermizzati della Sala Africa del Fondo Aosta: un ricchissimo patrimonio che fa il paio con quello librario e che le norme di tutela vietano di smembrare,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo, anche alla luce del malcontento suscitato dall'iniziativa, non ritenga di accantonare l'idea di trasferire la Biblioteca nazionale nel Palazzo Fuga, consentendole di rimanere dove si trova e intervenendo, se mai, per migliorare l'attuale struttura e soprattutto per garantire l'assegnazione all'istituto di nuovo personale, data la drammatica carenza di bibliotecari, assistenti, custodi, tecnici, funzionari amministrativi e personale informatico;
cosa intenda fare per assicurare alla Biblioteca nazionale in Palazzo Reale la disponibilità dei nuovi spazi ad essa attigui o limitrofi già indicati più volte, che possano fungere da depositi a norma, spazi espositivi, sale consultazione per l'utenza, e perché sia ripristinata e riaperta la sede di Sant'Angelo al Nilo, sita nel cuore del quadrilatero universitario, con le sue collezioni moderne;
quando si deciderà di abbandonare la miope visione politica che, incapace di cogliere il valore educativo e formativo della cultura riconosciuto dall'articolo 9 della Costituzione, distingue i beni culturali in grado di assicurare una ricaduta finanziaria (all'Amministrazione, o più spesso ai privati concessionari) da quelli creduti "improduttivi", con ciò danneggiando in special modo le biblioteche (e gli archivi), ridimensionandole, accorpandole ai musei o, come nel caso in esame, decretandone inopinatamente il decentramento.
(3-03378)