• Testo ODG - ORDINE DEL GIORNO IN ASSEMBLEA

link alla fonte scarica il documento in PDF

Atto a cui si riferisce:
C.9/03609/036 9/3609/36. Caretta, Ciaburro.



Atto Camera

Ordine del Giorno 9/03609/036presentato daCARETTA Maria Cristinatesto diMercoledì 18 maggio 2022, seduta n. 696

   La Camera,

   premesso che:

    il testo in esame reca la conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, recante misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina;

    il testo in esame rappresenta e costituisce un primo intervento normativo ed economico a sostegno dei settori produttivi nazionali colpiti dalle ripercussioni della guerra tra Federazione russa e Ucraina, in particolare con riferimento ai rincari dei costi dell'energia e delle materie prime;

    il comparto agroalimentare è tra i più colpiti dai rincari di energia e materie prime, con rincari trasversali che hanno colpito tanto le materie agricole quanto i carburanti e le materie energetiche fondamentali per i processi di trasformazione;

    la movimentazione delle merci, in particolar modo delle materie prime agricole, che vede elevati livelli di importazione da parte di Russia e Ucraina, è stata interrotta dal conflitto rendendo non solo necessario trovare nuove fonti di approvvigionamento, ma dando luogo ad un ciclo di speculazioni e rincari dei prezzi tale da rendere oneroso ed economicamente insostenibile l'approvvigionamento di materie prime agricole;

    per quanto riguarda grano tenero, grano duro e mais, la dipendenza italiana dalle importazioni di Russia e Ucraina ad oggi ammonta, secondo ISMEA, al 2.5 per cento per il grano duro, al 5 per cento per il grano tenero ed al 15 per cento per il mais;

    l'Italia importa il 62 per cento del fabbisogno di grano il 35 per cento del grano duro per la pasta e il 46 per cento del mais di cui ha bisogno per l'alimentazione del bestiame;

    nonostante la possibilità di colmare la mancanza di prodotto da parte di Russia e Ucraina con altri fornitori, la dinamica rialzista dei prezzi del grano non accenna a fermarsi, con un rincaro stimato nel 2022 sul 2021, pari a circa il 131 per cento in più;

    il 14 maggio 2022 il Governo indiano ha annunciato il blocco di tutte le esportazioni di grano, con la finalità di proteggere la sicurezza e sovranità alimentare nazionale indiana;

    l'India è il secondo produttore mondiale di grano;

    secondo i più recenti dati di mercato, la chiusura del mercato indiano porterà al blocco delle esportazioni di almeno dieci tonnellate di grano nei mercati internazionali, con eventuali ripercussioni sui prezzi della materia prima;

    in questo caso a fronte di una dinamica di rincaro dei prezzi vi è anche il rischio che quanto attuato dall'India venga emulato da altri grandi esportatori, come già successo per altri prodotti, come nel caso dell'Indonesia per l'olio di palma o di Serbia e Kazakistan per le esportazioni di cereali;

    questa situazione comporta un ulteriore aggravio del commercio del grano mondiale, coinvolgendo almeno oltre un quarto del grano mondiale con l'Ucraina che insieme alla Russia controlla circa il 28 per cento sugli scambi internazionali con oltre 55 milioni di tonnellate movimentate, ma anche il 16 per cento sugli scambi di mais (30 milioni di tonnellate) per l'alimentazione degli animali negli allevamenti e ben il 65 per cento sugli scambi di olio di girasole (10 milioni di tonnellate);

    a seguito della decisione indiana di bloccare le esportazioni di grano, il prezzo della materia prima ha raggiunto il massimo da oltre due mesi, come dai dati del Chicago Board of Trade, principale mercato di scambio di futures al mondo, dove il contratto future del grano ha superato i 13 dollari a bushel, tosto che nel 2022 il grano ha raggiunto il massimo storico dal 2008, andamento che ha trascinato tutti i principali prodotti agricoli che risultano in deciso rialzo, dal mais alla soia fino al riso che sta ormai sostituendo il grano, a livello alimentare, in moltissimi Paesi, in quanto più contenuto in termini di costi;

    la temporanea scarsità di grano ha comportato dunque un maggiore ricorso al riso, che ha visto un rincaro del 21 per cento sul 2021, prodotto su cui il comparto agroalimentare nazionale italiano, di assoluta eccellenza, soffre la concorrenza degli esportatori asiatici, che non rispettano gli stessi standard qualitativi italiani ed europei nonché le più basilari norme di tutela del lavoro e dei lavoratori;

    secondo dati dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO), il consumo mondiale di riso nel 2022 raggiungerà il record degli ultimi dieci anni con quasi 521 milioni di tonnellate in aumento di oltre 9 milioni rispetto all'anno prima;

    il rincaro delle materie prime agricole e l'energy crunch ed i relativi costi sopravvenuti hanno portato ad un taglio delle semine di riso, con un calo stimato di diecimila ettari in Italia con i terreni coltivati che quest'anno passeranno da 227.000 a 217.000, con un impatto drammatico su un settore sempre più strategico per il comparto agroalimentare nazionale italiano ed europeo;

    la produzione risicola italiana corrisponde a oltre il 50 per cento della produzione risicola europea, con una raccolta media di circa 1,5 tonnellate annue di risone, dimostrando ancora una volta il carattere strategico dell'agricoltura nazionale italiana;

    infatti, se nel caso del grano vi è una forte dipendenza dai mercati esteri, nel caso del riso, l'Italia è autosufficiente e rappresenta un presidio strategico per tutta l'Europa;

    stante la tendenza rialzista del grano e potenzialmente del riso, nonché l'esigenza di stabilire una vera e propria sovranità alimentare in Italia, occorrono misure di sostegno alle filiere, messe in difficoltà anche da mutamenti climatici e dai fenomeni di siccità che hanno colpito il Paese negli ultimi mesi;

    a fronte di questa situazione emergenziale, una impresa agricola su dieci e tre aziende agro alimentari su dieci sono costrette a chiudere in quanto non in grado di contenere il rincaro dei costi fissi di produzione ed approvvigionamento, con ripercussioni anche sui consumatori nonché sulla dinamica del food social gap, la forbice che indicizza chi è in grado di permettersi cibo di qualità e chi no, mettendo a repentaglio la coesione sociale nel Paese,

impegna il Governo:

   ad adottare tutte le iniziative necessarie per soddisfare il fabbisogno nazionale di grano e rilanciare produzioni nazionali nel breve e medio periodo in modo da ridurre la quota di dipendenza dalle importazioni straniere in ottica di autoproduzione come obiettivo di lungo periodo;

   ad assumere tutte le necessarie iniziative diplomatiche finalizzate a garantire, quantomeno nel breve periodo, l'integrità delle importazioni di grano in Italia;

   a contenere l'aumento dei costi di produzione agricoli, in riferimento particolare alle filiere di cui in premessa;

   a sviluppare in modo più prominente gli accordi di filiera come strumento di sostegno per valorizzare le produzioni nazionali e garantire un'equa distribuzione del valore lungo la catena di produzione e distribuzione;

   a sviluppare un piano di potenziamento produttivo e stoccaggio per le principali commodities agricole, con particolare riferimento a riso e grano.
9/3609/36. Caretta, Ciaburro.