• Testo ODG - ORDINE DEL GIORNO IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
C.9/03609/089 9/3609/89. Romaniello, Dori, Paolo Nicolò Romano, Siragusa, Menga, Ehm, Raduzzi.



Atto Camera

Ordine del Giorno 9/03609/089presentato daROMANIELLO Cristiantesto diMercoledì 18 maggio 2022, seduta n. 696

   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame reca ulteriori misure urgenti per aiutare famiglie e imprese rispetto all'aumento dei costi vertiginosi delle bollette di gas e luce che stanno portando sentimenti di incertezza sull'economia mondiale già compromessa dalla crisi globale c dalla pandemia;

    il tessuto socio-economico, già fortemente provato dalla crisi pandemica, nel nuovo scenario conseguente al conflitto in Ucraina, rischia di venir ulteriormente compromesso, anche a fronte di una grave instabilità economica che pesa su famiglie e imprese, aumentando situazioni di povertà e di forte vulnerabilità sociale;

    il DEF 2022 stima un netto ridimensionamento delle aspettative di crescita del Paese, dovuto sostanzialmente all'inflazione e al peggioramento delle variabili esogene, tra le quali spiccano i prezzi elevati delle materie prime e dell'energia, secondo una tendenza che negli ultimi mesi ha subito un'impennata ma che era già iniziata per effetto della ripresa economica post-pandemia da COVID-19 tagliando così il futuro dei nostri figli e lasciando le categorie fragili in difficoltà;

    oltre 450 mila alunni studiano in 17mila classi c.d. pollaio, con più di 25 tra bimbi e ragazzi, problema concentrato soprattutto nelle scuole superiori, dove il 7 per cento delle classi è in sovrannumero, con le maggiori criticità nelle regioni più popolose come la Lombardia (con 1889 classi over 25), l'Emilia Romagna (1131), la Campania (1028);

    più della metà degli istituti scolastici è privo del certificato di agibilità statica (54 per cento) e di quello di prevenzione incendi (59 per cento), mentre il 39 per cento è senza collaudo statico. Si rilevano 35 episodi di crolli verificati nelle scuole tra settembre 2020 ed agosto 2021, una vergognosa inedia di tre crolli al mese;

    il nostro sistema sanitario non riesce a rispondere alle richieste di prestazioni sanitarie generando liste d'attesa vergognose. A titolo di esempio, sette mesi per una risonanza magnetica, non sono degne di un Paese civile;

    durante i due anni di emergenza sanitaria sono state effettuate molte meno prestazioni specialistiche. Nel 2018 e nel 2019 visite ed esami pubblici erano stati circa 226 milioni. Nel 2020, l'Agenzia sanitaria nazionale delle Regioni (Agenas) ha calcolato si sia sceso a 162 milioni e l'anno scorso a 192. Sono state quindi «perse» ben 98 milioni di prestazioni in due anni;

    occorre rilevare la piena ipocrisia costituita dall'aver dichiarato per più di due anni l'esigenza di investire nel welfare, in sanità, istruzione e ricerca, in seguito a ciò che la pandemia ha generato e a cosa i due anni di crisi pandemica avrebbero insegnato;

    ad oggi, è nota la direzione che il nostro Paese sta percorrendo a causa delle politiche vergognose di questo Governo, il quale si è impegnato ad aumentare le spese militari e ha previsto di diminuire quelle per la sanità e l'istruzione, motivando questo scempio con scuse ancora più vergognose, come il calo demografico;

    tale quadro di riferimento, pone l'assoluta necessità di destinare quante più risorse possibili al finanziamento di interventi mirati a contrastare gli effetti della grave crisi in atto sul sistema economico nazionale con particolare riguardo alla mitigazione delle ripercussioni sulle famiglie italiane;

    lo scoppio della guerra in Ucraina ha comportato l'incremento ulteriore di fondi per la Difesa, che entro il 2028 dovrebbero arrivare a coprire il 2 per cento del PIL, pari al 3,5 per cento del bilancio dello Stato, sacrificando sanità, medicina del territorio, istruzione e lo stato sociale come se la dalla pandemia non avessimo imparato niente,

impegna il Governo:

   a sospendere l'aumento delle spese militari e per armamenti, destinando quante più risorse disponibili al finanziamento di interventi mirati a contrastare gli effetti della grave crisi in atto sul sistema socio-economico del Paese, a partire da sanità, scuola e ricerca,

   a evitare di destinare anche un solo centesimo in più all'aumento delle spese militari prima di aver risolto almeno i problemi citati in premessa.
9/3609/89. Romaniello, Dori, Paolo Nicolò Romano, Siragusa, Menga, Ehm, Raduzzi.