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Atto a cui si riferisce:
C.1/00641    premesso che:     il dibattito intorno alla necessità di diversificare le fonti di approvvigionamento energetico, scatenato dal conflitto russo-ucraino e dal conseguente...



Atto Camera

Mozione 1-00641presentato daFOTI Tommasotesto diVenerdì 6 maggio 2022, seduta n. 689

   La Camera,

   premesso che:

    il dibattito intorno alla necessità di diversificare le fonti di approvvigionamento energetico, scatenato dal conflitto russo-ucraino e dal conseguente forte rialzo dei prezzi del gas, ha riportato l'attenzione anche sul tema dell'energia nucleare;

    l'Italia e l'Europa intera sono, infatti, impegnate nella ricerca di fonti di approvvigionamento energetico che consentano loro di rendersi indipendenti dalle forniture di gas russo, sempre meno affidabili nell'attuale scenario geopolitico, con la finalità di garantirsi non solo la sicurezza dell'approvvigionamento ma anche la sostenibilità dei relativi costi;

    gli Stati membri dell'Unione devono, inoltre, contribuire agli obiettivi in materia di riduzione delle emissioni inquinanti e di tutela dell'ambiente, previsti in ambito UE dal pacchetto Fit for 55, che impone il raggiungimento di obiettivi relativi alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, al risparmio di energia tramite una maggiore efficienza energetica, e a un maggiore uso delle energie rinnovabili, entro scadenze determinate;

    secondo il pacchetto Fit for 55, infatti, per il 2030, l'Unione europea dovrà aver ridotto le proprie emissioni complessive del 55 per cento rispetto ai valori del 1990;

    il tema dell'energia nucleare è di recente tornato d'attualità anche in seguito allo scontro avvenuto in ambito europeo in merito alla proposta, avanzata dalla Commissione europea, di inserire tale forma di produzione di energia nella tassonomia degli investimenti sostenibili di cui al Regolamento (UE) 2020/852 del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 giugno 2020 relativo all'istituzione di un quadro che favorisce gli investimenti sostenibili e recante modifica del regolamento (UE) 2019/2088;

    le politiche di transizione energetica hanno, infatti, fatto tornare in auge questa tecnologia, in quanto non rilascia fumi climalteranti e il combustibile ha un costo molto basso, vantaggi cui si contrappongono, tuttavia, l'elevatissimo costo di realizzazione degli impianti, anche a fronte di una potenza a volte contenuta degli stessi;

    lo scontro nella UE per l'inserimento o meno del nucleare nella tassonomia verde ha visto contrapporsi due blocchi dei quali fanno parte, tra gli Stati contrari Germania, Austria, Spagna e Lussemburgo, e tra le Nazioni favorevoli Finlandia e Repubblica ceca; si è concluso lo scorso 2 febbraio con la presentazione, da parte della Commissione europea, di un «atto delegato complementare “Clima” della tassonomia, che riguarda determinate attività del settore del gas e del nucleare alla luce degli obiettivi di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici»;

    l'elenco delle regole che serviranno a indirizzare i flussi degli investimenti finanziari verso destinazioni dall'impatto ambientale positivo, ha quindi, incluso, tra le fonti energetiche classificate come «sostenibili» – ossia coerenti con il percorso di transizione ecologica, e dunque meritevoli di ricevere investimenti «verdi» – il gas naturale e il nucleare;

    come si legge nel comunicato stampa rilasciato dalla Commissione «Perché l'UE possa raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 servono ingenti investimenti privati. La tassonomia dell'UE è intesa a guidare gli investimenti privati verso le attività necessarie a tal fine. La classificazione della tassonomia non determina se una data tecnologia rientrerà o meno nel mix energetico degli Stati membri, ma ha lo scopo di presentare tutte le soluzioni possibili per accelerare la transizione e aiutarci a realizzare gli obiettivi climatici. Tenuto conto dei pareri scientifici e dello stato attuale della tecnologia, la Commissione ritiene che gli investimenti privati nel settore del gas e del nucleare possano svolgere un ruolo nella transizione»;

    in numeri assoluti l'energia nucleare prodotta in Europa nel 2020 è stata pari a 760 mila GWh, pari al 21,8 per cento di tutta l'energia prodotti in Europa, e al 25 per cento di quella prodotta nei soli Stati appartenenti alla UE; mentre a livello mondiale l'energia nucleare rappresenta il dieci per cento di tutta l'energia prodotta;

    secondo i dati di Eurostat, inoltre, nei tredici Stati membri nei quali sono presenti centrali nucleari la quota percentuale di energia nucleare prodotta sale al 34,3 per cento, e le percentuali più elevate riguardano la Francia, che nel 2020 ha generato oltre la metà (52 per cento) della produzione totale di energia nucleare dell'Ue, con un valore poco superiore ai 353 mila GWh, seguita da Germania e Spagna, entrambe al nove per cento, e dalla Svezia con il sette per cento;

    guardando al peso del nucleare sull'energia prodotta dai singoli Stati della Ue, l'Eurostat segnala che la Francia è rimasta lo Stato membro più dipendente dai reattori, che hanno prodotto il 67 per cento di tutta l'elettricità generata nel Paese nel 2020, e che l'unico altro Paese Ue con più della metà della propria elettricità generata nelle centrali nucleari è stata la Slovacchia (54 per cento), cui poi seguono l'Ungheria con il 46 per cento, la Bulgaria (41 per cento), il Belgio (39 per cento), la Slovenia (38 per cento), la Cechia (37 per cento), la Finlandia (34 per cento), la Svezia (30 per cento), la Spagna (22 per cento), la Romania (21 per cento), la Germania (11 per cento) e i Paesi Bassi (3 per cento);

    l'Italia è l'unica Nazione appartenente al G8 che non possiede impianti nucleari per la generazione di energia, nonostante oltre il dieci per cento dell'energia consumata in ambito nazionale derivi proprio da importazioni di energia nucleare, prevalentemente dalla Francia;

    lo stop al nucleare in Italia è stato sancito, in momenti storici differenti, da due referendum popolari: nel 1987, l'ottanta per cento dei votanti hanno abrogato le norme sulla realizzazione e gestione delle centrali nucleari, i contributi a Comuni e Regioni sedi di centrali nucleari, e sulle procedure di localizzazione delle centrali nucleari, mentre nel 2011, con il 94 per cento dei voti favorevoli, è stato cancellato il nuovo programma energetico nucleare elaborato dal Governo;

    in Italia ancora non è stato completato lo smantellamento dei siti: il 30 giugno 2020, a oltre trent'anni dalla loro chiusura, la Società di gestione degli impianti nucleari (SOGIN) ha presentato un piano per lo smantellamento del 75 per cento dei siti italiani con un costo complessivo di 2,3 miliardi di euro, e ancora non si è concretizzato neanche il deposito nazionale delle scorie nucleari, in cui dovranno essere stoccati 95 mila metri cubi di rifiuti radioattivi;

    in merito al deposito il ministro della transizione ecologica ha recentemente affermato che entro la fine del 2023 sarà individuata la località dove sorgerà l'impianto, mentre entro il 2029 è prevista l'entrata in esercizio del deposito;

    la fusione nucleare è sempre stata guardata con scetticismo per la lentezza dei suoi progressi, tuttavia negli ultimi anni ha di nuovo suscitato interesse come strumento per combattere il cambiamento climatico;

    poche settimane fa Eurofusion, un consorzio cofinanziato dalla Commissione europea cui partecipano quasi cinquemila persone tra esperti, studenti e personale in staff da tutta Europa, nel quale la partecipazione italiana è coordinata dall'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile ENEA, ha conseguito una quantità record di energia prodotta da fusione presso l'impianto europeo Joint european torus (JET);

    i progressi fatti dall'impianto JET dovrebbero alimentare i futuri esperimenti dell'International thermonuclear experimental reactor (Iter), programma cui partecipano Unione europea, Federazione Russa, Stati Uniti, Giappone, Cina, Corea del Sud e India e che prevede la costruzione di un grande impianto sperimentale a Cadarache, in Francia, per un costo di oltre venti miliardi di dollari;

    tra i partecipanti al programma Iter figura anche l'ENI, società impegnata nello sviluppo della fusione a confinamento magnetico perché «occupa un ruolo centrale nella ricerca tecnologica finalizzata al percorso di decarbonizzazione, in quanto potrà consentire all'umanità di disporre di grandi quantità di energia prodotta in modo sicuro, pulito e virtualmente inesauribile e senza alcuna emissione di gas serra»;

    in quest'ottica ENI partecipa anche agli altri principali progetti, italiani e internazionali, per la ricerca sulla fusione a confinamento magnetico: il Commonwealth Fusion Systems (CFS), spin-out del MIT 2018; il Plasma Science and Fusion Center (PSFC) del MIT; il Divertor Tokamak Test (DTT), progetto dell'Enea a Frascati Eni ed ENEA firmano un'intesa per creare un polo scientifico-tecnologico sulla fusione DTT (Divertor Tokamak Test), da realizzare al Centro Ricerche ENEA di Frascati (Roma) 2019; le attività di ricerca del CNR «Ettore Maiorana» di Gela;

    come si legge sul sito della compagnia «Ognuno di essi sta dando un contributo importante per realizzare una rivoluzione tecnologica e industriale, uno straordinario balzo in avanti nella storia dell'umanità paragonabile alla scoperta del fuoco. Anche se lungo percorsi di ricerca differenti, l'obiettivo a cui tutto il mondo sta lavorando è realizzare la prima centrale a fusione in grado di immettere in rete energia elettrica a zero emissioni di gas climalteranti. Con qualche scostamento sulla data finale, si prevede di riuscirci nell'arco di uno o due decenni (...) Il primo traguardo è stato fissato per il 2025, quando CFS prevede di arrivare a mettere in funzione il primo reattore pilota SPARC, mentre i programmi ITER e DTT prevedono di ottenere il primo plasma nel 2027 e nel 2028»;

    di recente il Ministro della transizione ecologica tra le opzioni da valutare per decarbonizzare il settore energetico ha citato anche i mini-reattori modulari (Small modular reactors, SMR);

    per quanto riguarda la partecipazione italiana in centrali nucleari realizzate o da realizzare all'estero, ENEL S.p.A. già dal 2005 detiene una quota di proprietà della società Slovenské Elektrárne a.s., massima produttrice di elettricità in Slovacchia in parte generata da quattro reattori nucleari, e, attraverso la controllata Enel Produzione, ha recentemente siglato un accordo con la compagnia ceca Energetický a Průmyslový Holding per la concessione di un'ulteriore linea di credito per il completamento di due nuovi reattori della centrale nucleare slovacca di Mochovce;

    inoltre, ENEL, attraverso la società di energia Endesa, della quale detiene il 70 per cento, possiede al 100 per cento la centrale nucleare spagnola Ascò I, oltre ad avere quote di proprietà nelle centrali spagnole Ascó II (85 per cento), Vandellós II (72 per cento), Almaraz I (36 per cento), Almaraz II (36 per cento) e Trillo (1 per cento);

    Ansaldo Nucleare S.p.A., controllata al 100 per cento da Ansaldo Energia S.p.A., nel 2007 ha concluso la costruzione, attraverso una joint venture con la società canadese AECL, del secondo reattore della centrale rumena di Cernavodă, oltre ad avere collaborazioni in Armenia, Ucraina, Cina e Francia, e con altri costruttori per fabbricare e sperimentare componenti innovativi;

    Ansaldo Nucleare, inoltre, ha collaborato con il gruppo Toshiba-Westinghouse Electric Company nello sviluppo di reattori di terza generazione avanzata a «tecnologia passiva», è attualmente impegnata, fra le altre cose, nella progettazione del recipiente di contenimento della centrale nucleare cinese di Sanmen, e dal 2011 ha aderito alla joint venture fondata nell'agosto 2010 dalle società britanniche Nuvia e Cammell Laird per partecipare alla progettazione e alla costruzione di componenti pesanti per i reattori AP1000 ed EPR delle prossime centrali nucleari inglesi,

impegna il Governo:

1) a sostenere la ricerca sulla fusione a confinamento magnetico, lungo il solco già tracciato dai citati progetti, anche tenendo conto delle recenti valutazione dell'Unione europea sulla tassonomia del nucleare e sulla sancita possibilità per gli Stati di finanziare i progetti di ricerca in merito;

2) nel breve e medio periodo, a investire sulla produzione industriale di energia nucleare all'estero.
(1-00641) «Foti, Lollobrigida, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, De Toma, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Giovanni Russo, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci, Zucconi».