• Testo MOZIONE

link alla fonte scarica il documento in PDF

Atto a cui si riferisce:
S.1/00482 premesso che: a livello mondiale sono più di 400.000 i bambini e gli adolescenti sotto i 20 anni a cui viene diagnosticato un cancro. Circa l'80 per cento dei malati pediatrici vive nei...



Atto Senato

Mozione 1-00482 presentata da SONIA FREGOLENT
martedì 3 maggio 2022, seduta n.429

FREGOLENT, FAGGI, ALESSANDRINI, CANTU', DORIA, RIPAMONTI, AUGUSSORI, CAMPARI, DE ANGELIS, BERGESIO, LUNESU, URRARO, SAPONARA, RICCARDI, BRIZIARELLI, TESTOR, FERRERO - Il Senato,

premesso che:

a livello mondiale sono più di 400.000 i bambini e gli adolescenti sotto i 20 anni a cui viene diagnosticato un cancro. Circa l'80 per cento dei malati pediatrici vive nei Paesi a basso reddito e l'80 per cento di loro muore di cancro, perché non riceve una diagnosi corretta, né possibilità di cura. Più di 100.000 malati ogni anno potrebbero guarire se anche a loro fossero garantite una tempestiva diagnosi e l'accesso alle cure;

l'Associazione italiana registri tumori (IRTUM) stima che per il quinquennio 2016-2020, in Italia, siano state diagnosticate 7.000 neoplasie tra i bambini e 4.000 tra gli adolescenti (15-19 anni), in linea con il quinquennio precedente. La media annuale stimata è di 1.400 casi nella fascia d'età 0-14 anni e 900 in quella 15-19 anni;

il cancro è una patologia rara nel bambino e nell'adolescenza, rappresentando solo il 5 per cento di tutte le neoplasie. Quindi, ognuno degli oltre 60 tipi di tumore dell'età pediatrica può essere definito una malattia rara o ultra-rara;

i tumori più frequenti tra gli 0 e i 19 anni sono le leucemie acute, con circa 500 nuovi casi ogni anno, ovvero un terzo di tutte le nuove diagnosi; seguono con 400 nuovi casi i tumori cerebrali. Entrando più nel dettaglio, anche nella fascia d'età 0-14 anni la leucemia è il tumore più diffuso, e in particolare la leucemia linfoblastica acuta, i cui pazienti hanno tassi di sopravvivenza nell'ordine del 90 per cento. Secondi per frequenza sono i linfomi (16 per cento), a cui seguono i tumori maligni del sistema nervoso centrale (13 per cento), tra cui il glioma, i tumori del sistema nervoso autonomo (8 per cento), tra cui il neuroblastoma, i sarcomi dei tessuti molli (7 per cento), i tumori del rene (5 per cento), delle ossa (5 per cento), della retina, della tiroide e altre forme rare. Tra gli 0 e i 5 anni il tumore più frequente è il neuroblastoma (che rappresenta circa il 7-10 per cento di tutti i tumori in questa fascia d'età);

se si guarda agli adolescenti, quindi alla fascia di età tra i 15 e i 19 anni, le cose cambiano: i più frequenti sono i linfomi di Hodgkin (24 per cento), seguono i tumori della tiroide (11 per cento), le leucemie (11 per cento), i tumori delle cellule germinali (10 per cento), i linfomi non-Hodgkin (8 per cento), i tumori del sistema nervoso centrale (7 per cento), il melanoma (7 per cento), i sarcomi delle parti molli (6 per cento) e i tumori dell'osso (5 per cento);

nella maggior parte dei casi i tumori infantili non dipendono dagli stili di vita, sui quali l'individuo può intervenire cambiando abitudini, ma da fattori non del tutto noti, per cui è più difficile pensare a interventi di prevenzione. Alcuni tumori rari, come il retinoblastoma o il tumore al rene di Wilms, sono provocati da mutazioni ben conosciute o appartengono, in una significativa percentuale dei casi, a condizioni ereditarie ben note, ma per la maggior parte degli altri tipi di tumori non si riconoscono cause chiare delle malattie;

grazie ai progressi degli ultimi decenni circa l'80 per cento dei malati guarisce. Negli ultimi anni si sono raggiunti eccellenti livelli di cura e di guarigione per le leucemie e i linfomi, ma rimangono ancora basse le guarigioni per i tumori cerebrali, i neuroblastomi e gli osteosarcomi;

invero, i tumori dell'età pediatrica rappresentano ancora la prima causa di morte per malattia nei bambini e hanno un impatto drammatico sulle famiglie;

il lavoro e l'abnegazione di medici, ricercatori e soprattutto l'impegno di molte associazioni private spesso costituite da genitori che hanno perso i propri figli a causa di questa malattia, ed organizzazioni no profit hanno permesso di fare importanti passi avanti nella ricerca; restano, però, ancora molti problemi da risolvere per migliorare, sia la sopravvivenza, sia la qualità di vita dei giovani pazienti. Tra le questioni aperte e urgenti da affrontare ci sono la possibilità di accesso per i bambini ai nuovi farmaci, che raramente sono sperimentati e approvati in forme e dosaggi adeguati a loro, la mancanza di fondi per la ricerca e di sperimentazioni mirate sulle patologie pediatriche;

negli ultimi 10 anni in Europa, a fronte della sperimentazione di nuovi farmaci per combattere i tumori per gli adulti, sono ancora pochissimi quelli studiati per l'età pediatrica. Si evidenzia la mancanza di una ricerca dedicata all'età pediatrica, e, dunque, la carenza di farmaci dedicati ai bambini e sperimentati su di loro, tutto ciò comporta la difficoltà di accesso a farmaci innovativi;

la ricerca biomedica ha fatto grandi passi avanti nella cura dei tumori pediatrici, ma per poter usufruire delle migliori terapie disponibili i piccoli pazienti devono essere arruolati in protocolli di cura, che garantiscano loro i più elevati standard internazionali. Rispetto alle cure standard, non strutturate, l'apertura di questi protocolli ha costi aggiuntivi a carico delle strutture ospedaliere che, spesso, hanno grandi difficoltà a reperire i fondi necessari a sostenerli;

poter inserire ogni piccolo paziente che si ammala in un protocollo di cura, uguale per tutta Italia, significa garantirgli l'assistenza migliore per il suo specifico caso. I protocolli sono importantissimi, poiché forniscono le linee guida operative per prendere in carico e curare ciascun paziente, secondo gli standard più elevati e innovativi, garantendo così le migliori possibilità di guarigione. È indispensabile garantire che vi siano delle diagnosi precoci, che consentano di scoprire la malattia quando le probabilità di guarire definitivamente sono maggiori. E sono altrettanto fondamentali l'accesso alle terapie più idonee e presso centri dove sono presenti gruppi multidisciplinari di vari esperti specializzati per fornire a bimbi e adolescenti, e ai loro familiari, tutto ciò di cui hanno bisogno;

la ricerca scientifica in questo ambito è quindi fondamentale non solo per aumentare la sopravvivenza dei piccoli pazienti, ma anche per ridurre le conseguenze delle cure sul loro sviluppo fisico e cognitivo;

il bambino e l'adolescente malato hanno diritto all'accesso non solo alle cure, ma alle migliori cure possibili, ma questo è un traguardo ancora molto lontano, non solo nei Paesi sottosviluppati, ma anche in un Paese come il nostro. È necessario, dunque, che il nostro Paese destini maggiori investimenti al Servizio sanitario nazionale, perché la cura, per essere davvero tale, ha bisogno di risorse umane altamente specializzate, tempi, spazi, e consapevolezza. Senza investimenti adeguati è impossibile poter assicurare cure adeguate;

bisogna tenere in debita considerazione, inoltre, anche l'impatto emotivo che la diagnosi di tumore ha sul bambino, considerato che è difficile mantenere un senso di normalità per il bambino, specialmente perché deve essere ricoverato frequentemente e recarsi dal medico o in un centro per il trattamento del cancro e delle complicanze associate;

un recente lavoro pubblicato su "Lancet Psychiatry" (novembre 2021), condotto su una popolazione di oltre 18.000 sopravvissuti al cancro in età pediatrica, rivela che per loro l'incidenza cumulativa di sviluppare un disagio psichico entro i 30 anni d'età è del 15,9 per cento;

un'indagine condotta in Italia da Fondazione Soleterre e dall'Unità di ricerca sul trauma dell'Università Cattolica ("Cancro in età evolutiva: fattori di rischio e di protezione per il benessere psicologico degli adolescenti"), sul breve periodo (da novembre 2019 a settembre 2021) su un campione di 31 adolescenti dai 12 e 23 anni in cura presso la U.O.C. Oncoematologia Pediatrica della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia, ha rilevato punteggi di ansia e depressione clinicamente significativi per il 6,5 per cento dei giovani. Inoltre per il 12,9 per cento del campione l'ansia e la depressione sono responsabili di comportamenti di ritiro sociale e al loro aumentare crescono anche lamentele somatiche, problemi di pensiero e problemi di attenzione;

occorre intervenire subito, fin dall'esordio della malattia e dall'avvio dell'iter di cura, per ridurre ansia e depressione, limitando in questo modo la possibilità che, una volta conseguita la guarigione medica, vi siano importanti sequele di malattia psicologica che compromettano la guarigione effettiva;

devono tenersi in considerazione, inoltre, anche gli effetti che una diagnosi di tumore ha sulle famiglie, poiché i genitori devono cercare di continuare a lavorare, di essere attenti alle necessità di altri figli e di soddisfare le numerose esigenze del bambino malato. In particolare, molto spesso, si profilano anche problematiche di ordine puramente economico nell'ipotesi in cui, ad esempio, il bambino venga trattato in centri specialistici lontani dal luogo di residenza, e dunque è necessario dover trovare un luogo in cui soggiornare durante il ricovero;

bambini e genitori, dunque, hanno bisogno del sostegno di un team pediatrico apposito per gestire la difficile situazione. L'équipe che si occupa della cura dei tumori infantili dovrebbe prevedere varie figure, precipuamente specializzate, e quindi: specialisti di tumori pediatrici (oncologo pediatrico e oncologo radioterapeuta), infermieri oncologici pediatrici, ossia infermieri professionali che si prendono cura dei bambini ammalati di cancro e delle loro famiglie, chirurghi esperti nell'asportazione o nella biopsia di tumori pediatrici, radiologi esperti nell'osservazione di studi radiologici (diagnostica per immagini) di bambini affetti da tumore e un patologo esperto nella diagnosi dei tumori pediatrici, personale specializzato nell'assistenza pediatrica, che aiuta i bambini e le loro famiglie in ospedale e in altri contesti ad affrontare le sfide del ricovero ospedaliero, della malattia e della disabilità, assistenti sociali che possano fornire assistenza psicologica e aiuto con gli aspetti finanziari del trattamento, insegnanti, che possano lavorare con il bambino, la scuola e l'équipe sanitaria per assicurarsi che l'istruzione del bambino non venga interrotta, nonché psicologi, che possano aiutare il bambino, e supportare i familiari nel corso del trattamento;

il Parlamento, in data 22 dicembre 2017, ha approvato la legge 11 gennaio 2018, n. 3, che apporta numerosi benefici in ordine alla ricerca dei tumori pediatrici. In particolare, l'articolo 2 prevede l'adozione di una serie di decreti attuativi per rendere operativa la nuova disciplina dei comitati etici territoriali e, con decreto ministeriale 1° febbraio 2022, il Ministero della salute ha proceduto all'emanazione del decreto attuativo in ordine all'individuazione dei comitati etici a valenza nazionale, di cui al comma 9, dell'articolo 2, della presente legge;

ad oggi, però, restano ancora inattuate le disposizioni di cui all'articolo 2, commi 5, 9 e 15, in ordine all'individuazione di una tariffa unica da applicare in modo uniforme su tutto il territorio nazionale all'atto della presentazione della domanda di autorizzazione alla sperimentazione clinica, all'individuazione dei Comitati etici territoriali, all'individuazione di una disciplina transitoria in relazione alle attività di valutazione e alle modalità di interazione tra il Centro di coordinamento, i comitati etici territoriali e l'AIFA,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative ai fini di una corretta ed uniforme presa in carico del paziente oncologico pediatrico promuovendo a livello territoriale l'approccio multidisciplinare e il lavoro di équipe con la presenza di diversi specialisti, con l'obiettivo di garantire e migliorare il benessere psico-fisico del paziente pediatrico oncologico e della propria famiglia;

2) a dare continuità al dialogo e al confronto tra le istituzioni sanitarie per favorire la messa a punto e l'adozione di protocolli diagnostico terapeutici assistenziali per le diverse forme di cancro, prevedendo il coinvolgimento ed il contributo permanente delle associazioni dei genitori, stakeholder imprescindibili del percorso, e a garantire, per quanto di competenza, l'accesso permanente delle associazioni dei genitori presso i tavoli istituzionali di riferimento;

3) a promuovere l'assistenza psicologica dei pazienti pediatrici e delle loro famiglie, nell'ambito dei reparti di oncologia medica, effettuata da laureati in psicologia, abilitati, e con specifiche competenze nell'ambito;

4) ad istituire un fondo pubblico per il finanziamento degli studi accademici al fine di incentivare e sostenere la ricerca scientifica riguardo alle patologie oncologiche pediatriche sui farmaci orfani e per lo sviluppo di nuove terapie;

5) a stanziare fondi per i farmaci oncologici pediatrici innovativi, l'attivazione di protocolli di cura sperimentali, lo sviluppo di studi clinici, attraverso un metodo standardizzato, un migliore impiego della chemioterapia e l'affinamento delle metodiche radioterapiche, mediante un approccio terapeutico multidisciplinare che si basa sull'impiego di protocolli terapeutici istituzionali, nazionali o internazionali;

6) a prevedere lo stanziamento di fondi volti al supporto economico delle famiglie a basso reddito, considerando i costi che le famiglie devono sostenere in caso di ricoveri presso centri di cura distanti dalla propria residenza;

7) ad assumere iniziative per adottare in ambito europeo politiche, coordinate tra gli Stati membri, volte a sostenere le aree di intervento del piano europeo contro il cancro, al fine di assicurare l'universalità dell'intervento terapeutico, che deve corrispondere alla migliore terapia disponibile in quel momento, sviluppata sulla base di una cooperazione multicentrica;

8) ad emanare tutti i decreti attuativi relativi all'articolo 2 della legge 11 gennaio 2018, n. 3.

(1-00482)