• Testo INTERPELLANZA

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Atto a cui si riferisce:
C.2/01503 (2-01503) «Lombardo».



Atto Camera

Interpellanza 2-01503presentato daLOMBARDO Antoniotesto diLunedì 2 maggio 2022, seduta n. 685

   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, per sapere – premesso che:

   quest'anno oltre il 30 per cento degli agrumeti della piana di Catania, in Sicilia, è stato abbandonato: le aziende agricole non sono più in grado di sostenere i costi per la raccolta dei limoni e delle arance che rimangono sugli alberi presenti per migliaia di ettari sul territorio dell'isola;

   si tratta di un tipo di mercato in perdita per il quale le spese di produzione, nella maggior parte dei casi, superano del doppio i ricavi di vendita: chi raccoglie le arance deve sostenere il costo di produzione, mediamente pari a 20 centesimi, al quale va aggiunto il costo per le fasi successive fino alla lavorazione e alla selezione dei calibri, pari a 18 centesimi. Anche per le aziende che imballano e spediscono i frutti la situazione non è buona: i costi di imballaggio e spedizione si aggirano intorno ai 45/50 centesimi al chilogrammo e i ricavi sono, di fatto, nulli ad eccezione delle arance di grosso calibro vendute a 90 centesimi al chilogrammo;

   al mercato all'ingrosso di Catania, uno dei più grandi del Sud Italia, le arance siciliane si vendono a 70 centesimi al chilogrammo e a 50 al mercato del pesce del porto, oltre al fatto che – come spiega Coldiretti – vi sono innumerevoli venditori abusivi e ambulanti senza autorizzazione che prendono le arance da quelle aziende agricole dove i frutti imputridiscono a terra – organizzando vere e proprie incursioni notturne – e le svendono. In altri casi, le arance non raccolte o di bassa qualità sono vendute «a 5 centesimi dalla pianta» o addirittura regalate dai produttori per ripulire i campi;

   le cause di questa grave situazione vanno ricercate in molteplici fattori, primo fra tutti la concorrenza sleale dei Paesi del Nord Africa (Tunisia e Marocco) agevolati da dazi sempre più bassi (azzerati quelli dell'olio per la Tunisia), da accordi bilaterali vantaggiosi, come per il Marocco, e da un embargo russo alla Turchia che riversa così sull'Europa, e sull'Italia in particolare, ciò che un tempo prendeva la via di Mosca; a questo si aggiungano le politiche dell'Unione europea che hanno trasformato gli aranceti siciliani in cimiteri, causando molti danni all'economia locale e nazionale;

   fra i fattori che favoriscono il tracollo del mercato italiano vi è anche il costo della manodopera degli altri Paesi: la merce italiana, e quella siciliana in particolare, deve affrontare una concorrenza spietata e cioè sfidare i prezzi irrisori della frutta e della verdura che arrivano da Paesi dove il costo della manodopera non supera i 2/3 dollari l'ora (contro i 6/7 euro di quella italiana), dove si produce con costi base molto bassi e che mette sul mercato merce contraffatta e spacciata per italiana, e infinitamente meno soggetta a controlli;

   altro nodo da risolvere è quello degli speculatori che attaccano un'etichetta italiana sul prodotto, anche se dentro la cassetta venduta non c'è quello che dichiarano: esiste una contraffazione sotterranea realizzata mescolando prodotti italiani – più cari alla produzione – con prodotti che arrivano da altri Paesi del Mediterraneo, soprattutto arance e pomodori. Secondo uno studio della Coldiretti, all'estero sono falsi due prodotti dell'agroalimentare italiani su tre e, quindi, due terzi di un mercato da 60 miliardi di euro sarebbe frutto di contraffazioni;

   da ultimo, va rilevata anche la questione dei controlli e dei pesticidi utilizzati che penalizzano il mercato italiano: da una recente indagine di Confagricoltura emerge come il prodotto delle aziende agricole italiane sia «stra-verificato», quello di importazione no; nei porti la merce non può essere controllata camion per camion e questo comporta dei rischi anche per la salute: ad esempio, nei Paesi del Maghreb a forte esportazione di ortofrutta vengono usati pesticidi che non sono più utilizzabili in Europa; quelli autorizzati in Italia sono invece biodegradabili e costano molto di più; è necessario e urgente sbloccare i bandi europei ad oggi fermi e, contestualmente, lavorare ad una legge sulle etichettature –:

   quali elementi il Ministro interpellato intenda fornire sui fatti esposti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda avviare nell'immediato, al fine di sostenere le aziende agricole che oggi non sono in grado di sostenere economicamente la raccolta degli ottimi agrumi siciliani, arginando al contempo i molteplici fattori che sono causa del tracollo del mercato italiano.
(2-01503) «Lombardo».