• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/06961 ARRIGONI, ROMEO, RIPAMONTI, BERGESIO, BRIZIARELLI, BRUZZONE, PAZZAGLINI - Ai Ministri della transizione ecologica e dello sviluppo economico. - Premesso che: la guerra in Ucraina ha...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-06961 presentata da PAOLO ARRIGONI
mercoledì 27 aprile 2022, seduta n.428

ARRIGONI, ROMEO, RIPAMONTI, BERGESIO, BRIZIARELLI, BRUZZONE, PAZZAGLINI - Ai Ministri della transizione ecologica e dello sviluppo economico. - Premesso che:

la guerra in Ucraina ha provocato, tra l'altro, una grave emergenza energetica per l'Italia e per l'Europa; è aumentata, infatti, la tensione del mercato per i rincari delle materie prime provocati dallo squilibrio tra domanda e offerta, verificatosi dopo la fine della fase più acuta della pandemia e il veloce riavvio delle attività produttive in un momento di generale calo di consegne e dispense;

le sanzioni decise contro la Russia hanno generato conseguenze pesanti anche per gli Stati UE, creando perdite di produzione, blocchi delle attività, deindustrializzazione e problemi occupazionali, ponendo in evidenza tutte le problematiche causate dalla dipendenza degli Stati europei dalle fonti fossili russe per il 45 per cento delle importazioni;

i due maggiori importatori netti della UE di gas naturale sono Germania e Italia;

industrie e sindacati tedeschi, con una posizione comune, si sono opposti all'imposizione di un embargo e hanno presagito conseguenze molto più gravi per la Germania che per la Russia; uno studio commissionato dal Governo tedesco stima che l'embargo totale della UE verso il petrolio e il gas russo fermerebbe la crescita tedesca del 2022 al 1,9 per cento (contro il 2,9 per cento dell'anno scorso) per poi trasformarsi in recessione nel 2023, con un calo del PIL del 2,2 per cento; la Germania non potrebbe raggiungere l'indipendenza dal gas russo prima dell'estate 2024;

urge una profonda modifica del piano energetico europeo; le recenti iniziative adottate in sede europea, con il piano "Repower EU" sono finalizzate a rendere l'Europa indipendente dai combustibili fossili e dal gas russo; tuttavia, occorre che la UE riveda il proprio cronoprogramma verso l'indipendenza dalle fonti fossili e coinvolga il complesso degli Stati membri, facenti parte della rete europea del gas, non solo verso un'indipendenza dalle importazioni del gas russo ma anche verso una revisione delle possibilità di sfruttamento delle proprie risorse di fonti fossili per il periodo transitorio;

Grecia e Danimarca hanno già preso provvedimenti per rendersi indipendenti in breve tempo dalle importazioni di gas dalla Russia;

in particolare, il piano della Danimarca prevede l'accelerazione sulle rinnovabili, l'annullamento della decisione del dicembre 2020 sull'interruzione immediata delle nuove esplorazioni, che aveva l'obiettivo di azzerare gradualmente le estrazioni entro il 2050, e il raggiungimento dell'indipendenza del Paese già dal prossimo anno attraverso l'incremento della produzione di gas proveniente dai giacimenti del mare del Nord; è anche ripartito il progetto del gasdotto di 900 chilometri "Baltic pipe", destinato principalmente ad aiutare la Polonia di ridurre la dipendenza dal gas russo, superando le preoccupazioni delle autorità ambientali riguardo agli impatti sulle comunità locali;

sarebbe necessario che anche l'Italia sfruttasse a pieno le proprie risorse di gas, anche rivedendo alcuni vincoli imposti dal piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee adottato con il decreto ministeriale 28 dicembre 2021;

in Italia sono presenti 3 rigassificatori e 1.298 punti di estrazione, con 140 piattaforme in mare, ma sono inattivi ben 752 pozzi di estrazione; la nostra produzione di gas nel 2021 ha coperto solo il 4 per cento del fabbisogno nazionale, per 3,0 miliardi di metri cubi di gas, molto ridotta rispetto ai 15 miliardi di metri cubi del 2001 (corrispondenti al 21 per cento del fabbisogno nazionale) e contro un potenziale teorico di circa 30 miliardi di metri cubi all'anno;

solo i due pozzi di "Cassiopea" e "Argo" del canale di Sicilia avrebbero un potenziale di 10 miliardi di metri cubi all'anno, mentre i pozzi dell'alto Adriatico, quasi tutti inattivi, garantirebbero dai 10 ai 15 miliardi di metri cubi all'anno, contro i soli 800 milioni di attuali;

eppure la Croazia, con sole 19 piattaforme e 50 pozzi di estrazione, nello stesso mare dell'alto Adriatico, e un solo rigassificatore copre il 70 per cento del proprio fabbisogno di gas e prevede di raggiungere l'autosufficienza tra qualche anno, con nuove autorizzazioni per ricerche e coltivazioni;

l'Italia è molto lontana dal raggiungimento dell'autosufficienza di gas, anche in considerazione delle notizie di stampa che rivelano la bocciatura da parte del Ministero della transizione ecologica di 37 progetti di ricerca (27 a terra e 10 a mare) e di 45 nuovi impianti, e ciò, nonostante il gas di importazione, oltre a generare maggiori perdite ed emissioni in atmosfera con danni all'ambiente, ha un costo di 70 centesimi al metro cubo contro i 5 centesimi al metro cubo di quello nazionale e con gravi ulteriori perdite di entrate per i territori e per lo Stato in investimenti e royalty e maggiori impatti per trasporti e dispersioni sull'ambientale,

si chiede di sapere quali provvedimenti urgenti i Ministri in indirizzo intendano adottare per garantire l'affrancamento dell'Italia dal gas russo e, soprattutto, per incrementare la produzione italiana di gas sfruttando le riserve che offre il sottosuolo nazionale al fine di ridurre l'elevata dipendenza energetica del Paese dall'estero.

(4-06961)