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Atto a cui si riferisce:
C.1/00634    premesso che:     negli ultimi anni, a causa della pandemia da COVID-19 prima e dell'attuale situazione geopolitica all'indomani del recente inizio del conflitto...



Atto Camera

Mozione 1-00634presentato daRIPANI Elisabettatesto diGiovedì 21 aprile 2022, seduta n. 680

   La Camera,

   premesso che:

    negli ultimi anni, a causa della pandemia da COVID-19 prima e dell'attuale situazione geopolitica all'indomani del recente inizio del conflitto russo-ucraino, il comparto agricolo e agroalimentare sta affrontando una crisi generale legata a diversi fattori, tra cui la difficoltà di approvvigionamento di molte materie prime, l'aumento dei prezzi dell'energia e dei carburanti e la scarsità di concimi e fertilizzanti necessari alla cura e alla coltivazione dei campi;

    tutto ciò sta avendo delle inevitabili ricadute negative sul sistema produttivo e sulle famiglie, riducendone il potere d'acquisto ed evidenziando la necessità di un'accelerazione della transizione energetica che, in coerenza con gli obiettivi del Green Deal fissati dall'Unione europea, potenzi le capacità delle energie rinnovabili al fine di ridurre la dipendenza energetica del nostro Paese;

    il recente scoppio del conflitto russo-ucraino, ad oggi ancora in atto, oltre ai drammatici risvolti umanitari, con migliaia di morti tra soldati e civili e milioni di profughi in una fuga disperata dalle proprie città, comporta effetti destinati ad influenzare la vita quotidiana della popolazione mondiale ed europea, in particolare poiché, oltre alle ripercussioni sulla nostra sicurezza energetica, si profila una crisi del settore agroalimentare che, come sottolinea l'Ismea in un'analisi sull'argomento, solo qualche settimana fa festeggiava il superamento dello storico traguardo dei 50 miliardi di euro;

    secondo lo studio condotto da Ismea lo scoppio del conflitto si è innanzitutto inserito in un contesto di tensioni sui mercati dei cereali, scatenate da un insieme di fattori di tipo congiunturale, geopolitico e speculativo, così come accadde nella crisi dei prezzi del 2007-2008, ponendo l'Italia in una posizione di vulnerabilità relativa all'alto grado di dipendenza dall'estero per gli approvvigionamenti di grano e mais;

    l'invasione dell'Ucraina ha provocato il rincaro di numerose materie prime e materie essenziali per tutti i processi produttivi della filiera agroalimentare, andando ad aggravare una tendenza inflativa già in corso dalla primavera del 2021;

    negli ultimi anni, a causa della pandemia da prima e della situazione geopolitica ora, il comparto agricolo e agroalimentare sta affrontando una crisi generale legata alle difficoltà di approvvigionamento di molte materie prime, all'aumento dei prezzi dell'energia e dei carburanti, alla mancanza di concimi e fertilizzanti necessari alla cura e alla coltivazione dei campi;

    il boom dei prezzi delle materie prime, su tutti i cereali (mais passato da 170 a 287 euro/tonnellata, grano duro da 280 a 522 euro/tonnellata, grano tenero da 186 a 307 euro/tonnellata) e semi oleosi (soia da 357 a 627 euro/tonnellata), farina di soia da 320 a 549 euro/tonnellata), sta mettendo sotto pressione le catene di approvvigionamento a livello mondiale, con la previsione per buona parte del 2022 che i listini si mantengano su livelli alti;

    in questa fase di incertezza, le imprese agricole devono diversificare le produzioni e le imprese di trasformazione diversificare le fonti di approvvigionamento;

    dall'analisi di Ismea, frumento tenero, frumento duro e mais hanno raggiunto in Italia e all'estero quotazioni mai toccate prima;

    il grano duro ha raggiunto in Italia il suo prezzo massimo a dicembre 2021, soprattutto a causa del vuoto d'offerta creatosi dopo il crollo dei raccolti nel principale esportatore mondiale, il Canada (-60 per cento) originato dalla siccità che ha interessato una notevole area, e il calo di altri importanti Paesi produttori;

    nelle forniture globali di grano duro, il ruolo dei Paesi direttamente coinvolti dal conflitto oppure rientranti geograficamente o politicamente nell'orbita russa è insignificante, essendo la produzione concentrata soprattutto in Europa, Canada, Usa, Turchia e Algeria;

    diverso è il caso del frumento tenero, dove la quota russa e ucraina sulla produzione mondiale arriva al 14 per cento e la situazione di instabilità si sta riverberando in maniera decisa sulle principali piazze di scambio internazionali. Tuttavia, il peso dell'export di frumento tenero russo e ucraino incide sulle importazioni italiane del prodotto solo per il 6 per cento in volume nel 2020;

    per il mais la corsa ai rialzi è stata innescata mesi fa dalla vorticosa crescita della domanda cinese, legata al riavvio della produzione suinicola dopo l'epidemia di peste suina, ma i recenti rincari sono il diretto riflesso del clima di incertezza e di instabilità di questi giorni;

    in relazione all'interscambio tra l'Italia e Ucraina, il nostro Paese è il secondo fornitore di prodotti agroalimentari di Kiev e al decimo posto tra i Paesi clienti. L'Italia esporta soprattutto prodotti ad alto valore aggiunto, come vino, caffè, pasta, anche se la voce più rilevante è il tabacco da masticare o da fiuto;

    il nostro Paese acquista dall'Ucraina soprattutto oli grezzi di girasole, mais (il 13 per cento in volume delle forniture provenienti dall'estero nel 2020) e frumento tenero (5 per cento);

    relativamente agli scambi agroalimentari con la Russia, l'Italia è il settimo fornitore di Mosca, mentre il nostro ruolo tra i Paesi acquirenti è del tutto trascurabile (33° posizione). Anche in questo caso l'Italia esporta soprattutto vini e spumanti, caffè, pasta;

    l'aumento spropositato di questi beni di prima necessità rischia di generare una crisi alimentare che avrà forti ripercussioni in termini di stabilità sociale alimentando disordini e proteste in aree anche molto lontane dai confini russi e ucraini, soprattutto nei Paesi emergenti;

    l'Egitto è il primo Paese al mondo per import di grano tenero, per la quasi totalità proveniente da Russia ed Ucraina. Dalle forniture di Kiev e Mosca dipendono inoltre numerosi altri Paesi, fra i quali la Turchia, che nel 2020 ha importato dai due Paesi circa il 78 per cento del suo grano, Tunisia e Arabia Saudita. Quest'ultima, il più grande importatore mondiale di orzo, utilizza il cereale principalmente come mangime per animali. La maggior parte delle proprie forniture proviene dall'Ucraina e dalla Russia e lo stop alle importazioni avrà ripercussioni anche sugli allevamenti intensivi, generando una crisi alimentare con un impatto ben più ampio rispetto al solo settore agricolo;

    in aggiunta, la presa di alcune città portuali ed il controllo russo della totalità del versante costiero del Mare di Azov hanno bloccato le principali tratte commerciali dalle quali si diramava l'export agricolo ucraino, soprattutto verso il mercato asiatico;

    oltre ai cereali, la Russia produce circa il 13 per cento del totale mondiale di fertilizzanti, per cui sussiste il rischio dell'aggravarsi della crisi agricola, con rischi a lungo termine anche per le rendite cerealicole degli anni successivi: la scarsità improvvisa di fertilizzanti e di mangimi mette seriamente a rischio la capacità di programmazione del comparto agroalimentare nazionale, con riferimento anche alla zootecnia, e di conseguenza la sovranità alimentare nazionale e la capacità di approvvigionamento di tutte le attività del comparto agroalimentare;

    il conflitto in Ucraina ha innescato in molti Paesi una reazione protezionistica volta a salvaguardare la propria produzione cerealicola domestica. È il caso di Ungheria e Bulgaria, che dal 5 marzo hanno bloccato l'esportazione di grano per assicurare i rifornimenti interni e contenere la crescita dei prezzi per i propri cittadini;

    occorre evidenziare che il conflitto in Ucraina ha riacceso il dibattito sulla sovranità alimentare. La crisi ha infatti risvegliato in ogni Paese la necessità di dotarsi di una strategia che diminuisca la dipendenza dalle importazioni di Paesi terzi e che punti verso una rapida autosufficienza alimentare che garantisca resilienza in casi di instabilità internazionale;

    la diversificazione delle fonti di approvvigionamento costituisce la principale strategia per mitigare gli effetti dell'interruzione della filiera alimentare ed un passo importante verso la sovranità alimentare, con la creazione di filiere nazionali che tutelino il sistema agroalimentare dalle oscillazioni e speculazioni di mercato,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per realizzazione di un apposito Recovery Plan prettamente alimentare volto ad aumentare i fondi per tutto il settore agricolo colpito da pandemia, peste suina ed infine dal conflitto in Ucraina;

2) ad adottare iniziative dirette a limitare la volatilità dei prezzi e per prevedere incentivi destinati a misure finalizzate a sostenere le filiere più strategiche, in particolare quelle cerealicole, proteiche e oleaginose;

3) ad adottare iniziative finalizzate a promuovere la diversificazione dei mercati di approvvigionamento delle materie prime agricole, tra cui frumento tenero, mais, olio di girasole e dei concimi, ma anche, al contempo, ad adottare iniziative per prevedere la possibilità di uno stoccaggio agevolato per alcuni prodotti in relazione alle esportazioni, nonché a promuovere lo sviluppo di nuove infrastrutture per lo stoccaggio;

4) ad adottare iniziative per consentire l'utilizzo delle aree ecologiche attualmente non coltivate, delle aree lasciate a riposo e di tutte le altre aree coltivabili, ma non coltivate, per rilanciare la produzione agricola nazionale;

5) ad adottare iniziative per prevedere immediati interventi in ambito nazionale a sostegno del settore agroalimentare, quali il potenziamento degli strumenti di ristrutturazione e rinegoziazione del debito bancario delle imprese agricole, anche attraverso una deroga alle norme sugli aiuti di Stato e il finanziamento di specifiche misure di sostegno alle filiere più esposte alla crisi;

6) ad adottare iniziative di competenza per avviare una revisione e un aggiornamento della Pac 2022 e del Piano strategico nazionale 2023-2027 con l'obiettivo di incrementare la produttività del comparto agricolo in risposta al fabbisogno interno e prevedere forme di incentivo a sostegno del comparto agroalimentare;

7) ad adottare iniziative per rivedere e reimpostare i grandi piani quali Next generation Eu, Green New deal e la Politica Agricola al fine di favorire l'impegno per una produzione alimentare nazionale;

8) ad adottare iniziative volte a favorire il rilancio delle imprese agricole, della pesca e dell'acquacoltura attraverso una rinegoziazione e una ristrutturazione dei mutui e la proroga delle agevolazioni contributive;

9) ad adottare iniziative di competenza per rafforzare i meccanismi di monitoraggio e controllo dei prezzi agroalimentari al fine di tutelare il potere d'acquisto delle famiglie, soprattutto relativamente a quelle più svantaggiate;

10) ad adottare iniziative per stabilire, tramite un Fondo nazionale appositamente realizzato, forme concrete di sostegni alle famiglie a reddito basso (già danneggiate da una lunga pandemia da COVID-19) al fine di contrastare i rincari dei prodotti agroalimentari e quindi di non frenare la loro capacità d'acquisto;

11) ad adottare iniziative per sostenere la filiera della pesca e dell'acquacoltura a seguito dell'aumento dei costi del carburante e delle materie prime;

12) ad adottare iniziative per snellire tutta la burocrazia e le normative che ad oggi frenano lo sviluppo delle aziende agricole italiane, cercando di favorire realmente una produzione nazionale e diminuendo la dipendenza alimentare da Paesi stranieri.
(1-00634) «Ripani, Marin, Lombardo».