• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/06931 PAVANELLI, L'ABBATE, QUARTO, PISANI Giuseppe - Al Ministro della transizione ecologica. - Premesso che: il 4° rapporto sull'economia circolare in Italia del 2022 definisce le...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-06931 presentata da EMMA PAVANELLI
mercoledì 20 aprile 2022, seduta n.425

PAVANELLI, L'ABBATE, QUARTO, PISANI Giuseppe - Al Ministro della transizione ecologica. - Premesso che:

il 4° rapporto sull'economia circolare in Italia del 2022 definisce le performance di circolarità di tutti i Paesi europei, evidenziando che il nostro Paese ha registrato negli ultimi anni un trend molto positivo in termini di circolarità, in particolare: in Italia, la percentuale di riciclo di tutti i rifiuti ha raggiunto quasi il 68 per cento e questo dato è considerato il più elevato dell'Unione europea (rispetto alla percentuale europea che si attesta al 35 per cento), per i rifiuti speciali (quelli prodotti da industrie e aziende), l'Italia, nel 2018, ha avviato a riciclo circa il 75 per cento, per i rifiuti urbani, nel 2020 ha riciclato circa il 54,4 per cento di materia rispetto al trend europeo, che per questa tipologia si ferma al 47 per cento. Ciò è sintomatico di politiche e comportamenti virtuosi. Ma c'è ancora molto da fare. Si pensi all'eco-innovazione che colloca l'Italia in ambito UE al 13° posto;

la ripresa economica del 2021 è stata caratterizzata da un aumento vertiginoso dei prezzi delle materie che ha causato non pochi problemi di approvvigionamento di risorse, tali da mettere in difficoltà interi comparti dell'industria, difficoltà riscontrabili sia per quanto riguarda la fase di approvvigionamento delle materie prime, dovuto ad una domanda crescente di risorse fisicamente limitate in natura, sia per quanto riguarda il loro riutilizzo;

il rapporto CEN ha evidenziato che il 2021 è stato caratterizzato da un eccessivo consumo di risorse (acqua, aria, materia, energia) sintomatico delle difficoltà economiche dovute alla mancata lungimiranza politica di potenziamento delle strategie nel campo dell'economia circolare. La conversione verso modelli di produzione e di consumo circolari è un dato da cui non si può prescindere, non solo da un punto di vista ecologico, ma anche per la solidità della ripresa economica, la stabilità dello sviluppo e la competitività delle imprese;

considerato che:

il PNRR, missione 2, componente 1, destina 2,1 miliardi di euro alla gestione del ciclo dei rifiuti;

la realizzazione di un'economia circolare necessita di investimenti riguardanti la filiera del riciclo, con l'obiettivo di intervenire per consentire il recupero delle materie prime seconde al fine di ridurre il ricorso alle materie prime, di cui l'Italia è carente;

l'obiettivo del piano di azione europeo per l'economia circolare approvato a febbraio 2021 dal Ministro della transizione ecologica è quello di favorire e accelerare la transizione verso un'economia circolare e rigenerativa che contempli anche la produzione di prodotti sostenibili, la circolarità nei processi produttivi in quei settori con notevole intensità di risorse e aventi per tal motivo un notevole impatto ambientale. Si pensi ai distretti quali la plastica, il tessile, le costruzioni, le produzioni alimentari, le batterie e i veicoli;

gli obiettivi del piano di azione europeo per l'economia circolare si raggiungono anche investendo sulla durabilità e riutilizzabilità dei prodotti (l'eco design), ma anche sulla bioeconomia rigenerativa, promuovendo l'uso delle tecnologie digitali per la tracciabilità dei rifiuti e revisionando la direttiva sulle emissioni industriali. In considerazione di questi fattori, è possibile favorire il raggiungimento degli obiettivi fissati dal piano per la transizione ecologica, ossia di raggiungere entro il 2030 un tasso di utilizzo circolare dei materiali pari almeno al 30 per cento e ridurre del 50 per cento la produzione di rifiuti entro il 2040. A tal fine sono necessarie politiche di investimento idonee a rendere l'Italia maggiormente competitiva al pari degli altri partner europei come la Germania;

inoltre, secondo i dati forniti da Eurostat, l'Italia è al terzo posto tra le 5 economie più importanti d'Europa a non occuparsi sufficientemente del settore della riparazione dei beni elettrici ed elettronici. Tale andamento ha determinato, negli ultimi 10 anni, una diminuzione di circa il 20 per cento (pari a 5.000 aziende in meno) di personale impiegato nel settore. Si precisa, inoltre, che la riparazione riguarda anche beni personali (vestiti, mobili, gioielli, calzature) inerenti ad interi settori come il tessile, su cui l'Italia non ha ancora attuato politiche idonee di sviluppo;

considerato, infine, che:

un altro settore problematico per il nostro Paese riguarda il riutilizzo delle apparecchiature sia elettriche che elettroniche;

si stima che le emissioni prodotte dal settore delle apparecchiature elettriche e elettroniche potrebbe dimezzarsi se aumentasse il riutilizzo. Infatti, l'avvio di rifiuti di imballaggio a riciclo ha consentito di evitare l'utilizzo di circa 4,6 tonnellate metriche di materie prime vergini e l'emissione in atmosfera di 4,4 tonnellate metriche di anidride carbonica;

al fine di realizzare un sistema virtuoso di preparazione al riutilizzo di intere apparecchiature occorrerebbe affrontare, in primis, i problemi riguardanti la responsabilità estesa del produttore, nonché i requisiti operativi attinenti ai processi di preparazione per il riutilizzo, azioni indispensabili anche per contrastare il fenomeno del "free riding",

si chiede di sapere quali azioni il Ministro in indirizzo intenda adottare per realizzare un sistema virtuoso di gestione del ciclo dei rifiuti per colmare il divario tra l'Italia e gli altri Paesi europei, con particolare riferimento al settore della riparazione e del riutilizzo di prodotti elettrici e elettronici.

(4-06931)