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Atto a cui si riferisce:
S.1/00476 premesso che: la Missione Salute del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza nell'individuare gli obiettivi dell'investimento "Case della Comunità e presa in carico della persona", volti...



Atto Senato

Mozione 1-00476 presentata da ELISA PIRRO
giovedì 7 aprile 2022, seduta n.424

PIRRO, CASTELLONE, MAUTONE, PISANI Giuseppe, GUIDOLIN, RUSSO, LANZI, DE LUCIA, CORBETTA, LEONE, PAVANELLI, GAUDIANO, RICCIARDI, TRENTACOSTE, PRESUTTO, CROATTI, ROMANO, LOREFICE - Il Senato,

premesso che:

la Missione Salute del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza nell'individuare gli obiettivi dell'investimento "Case della Comunità e presa in carico della persona", volti a far fronte al processo di invecchiamento della popolazione italiana e alla quota incrementale di persone anziane con patologie croniche o non autosufficienti, mira ad aumentare il volume delle prestazioni rese in assistenza domiciliare fino a prendere in carico, entro la metà del 2026, il 10 per cento della popolazione di età superiore ai 65 anni;

attualmente, solo il 3,2 per cento delle persone fragili riceve cure domiciliari e, secondo i dati divulgati da "Italia Longeva", solo il 3 per cento delle persone over 65 riceve cure domiciliari, a fronte di un numero totale di tre milioni di persone che necessiterebbero delle cure continuative. In particolare: poco più del 10 per cento (15 miliardi di euro circa) della spesa sanitaria è destinato a piani di long term care, di questi, solo l'1,3 per cento (2,3 miliardi di euro) è destinato a cure domiciliari, con un contributo a carico delle famiglie stimato attorno ai 76 milioni di euro;

secondo la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche mancano in Italia oltre 60.000 infermieri e "senza una soluzione alla carenza di organico chi rischia di più è l'assistenza, ma anche l'applicazione del PNRR che punta tutto sull'assistenza territoriale"; allo stesso modo anche le stime di "SalutEquità" evidenziano che nei prossimi anni la carenza di personale sanitario sarà calcolabile in circa venticinquemila medici e oltre sessantatremila infermieri e che "si avvertirà soprattutto sul territorio dove il fabbisogno dei soli infermieri di famiglia e comunità [?] è stato quantificato per rispondere alle esigenze del PNRR in almeno 20-30 mila unità";

considerato che:

il Servizio Sanitario Nazionale garantisce alle persone non autosufficienti o in condizioni di fragilità, l'assistenza sanitaria a domicilio, attraverso l'erogazione delle prestazioni mediche, riabilitative, infermieristiche e di aiuto infermieristico necessarie e appropriate in base alle specifiche condizioni di salute della persona (art. 22 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017, relativo ai Livelli Essenziali di Assistenza);

l'art. 22 del citato decreto articola l'assistenza domiciliare secondo quattro livelli caratterizzati da un grado crescente di complessità del bisogno e di intensità dell'intervento necessario. I pazienti ADI più complessi possono disporre infatti di prestazioni professionali di tipo medico, infermieristico e riabilitativo, accertamenti diagnostici, fornitura dei farmaci, di dispositivi medici e di preparati per nutrizione artificiale;

nel definire l'assistenza domiciliare, lo schema di decreto per la riforma dell'assistenza territoriale trasmesso dal Ministero della salute alle Regioni reca una descrizione meno dettagliata delle cure domiciliari rispetto al cosiddetto decreto LEA prevedendo un elenco "aperto" di elementi necessari per le cure domiciliari base e integrate (ADI I, II e III livello) e la funzione del personale sanitario che le opera: "trattamenti medici, infermieristici, riabilitativi, diagnostici, prestati da personale sanitario e sociosanitario qualificato per la cura e l'assistenza alle persone non autosufficienti e in condizioni di fragilità, con patologie in atto o esiti delle stesse, per stabilizzare il quadro clinico, limitare il declino funzionale e migliorare la qualità della vita quotidiana";

seppur le cure domiciliari rappresentano uno dei setting assistenziali più importanti della rete territoriale, ad oggi l'assistenza domiciliare è vista quasi sempre come coincidente con le sole prestazioni sanitarie e sociosanitarie erogate tramite l'assistenza domiciliare integrata (ADI) senza considerarne l'integrazione esistente con le attività di telemonitoraggio e l'insieme delle terapie salvavita (ventilazione meccanica, nutrizione artificiale, ossigenoterapia, dialisi domiciliare), imprescindibili per il mantenimento domiciliare del paziente e per garantirgli una migliore condizione di vita;

attualmente le cosiddette terapie salvavita sono acquistate dalle stazioni appaltanti delle Regioni attraverso modalità diverse (accordo quadro, gara aperta) per ogni porzione dell'esigenza assistenziale del paziente, con l'effetto di erogare prestazioni qualitativamente e quantitativamente differenti a pazienti con la medesima patologia. In tale contesto, l'onere organizzativo delle prestazioni ricade sul caregiver, spesso anziano, del paziente complesso, il quale dovrà relazionarsi con un fornitore di prestazioni e servizi diversi per ogni aspetto assistenziale;

la Conferenza Stato-Regioni il 4 agosto 2021 ha sancito l'intesa sul documento recante "Proposta di requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi minimi per l'autorizzazione all'esercizio e requisiti ulteriori per l'accreditamento delle cure domiciliari", prevedendo l'attuazione di modelli di accreditamento in ogni Regione entro un anno dalla data di sottoscrizione dell'atto. Ad oggi, tuttavia, solo la Lombardia e il Lazio hanno introdotto un modello ADI basato sull'accreditamento degli erogatori;

nonostante quanto previsto dall'intesa Stato-Regioni del 4 agosto scorso, che individua la necessità di un sistema tariffario unico nazionale, risulta ad oggi assente un nomenclature di prestazioni e prodotti in grado di uniformare gli standard qualitativi delle cure domiciliari in tutto il territorio nazionale e non esiste un'unica tariffa per ogni tipologia di attività;

una recente analisi condotta dall'Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari, intitolata "Analisi del paziente fragile nel contesto del Servizio Sanitario Nazionale" ha evidenziato come l'adozione a livello nazionale di un modello di accreditamento delle cure domiciliari garantirebbe un risparmio di oltre quattro miliardi di euro nei prossimi dieci anni, efficientando la presa in carico dei pazienti e riducendo le differenze di trattamento,

impegna il Governo:

1) a prevedere, negli atti di riforma del sistema sanitario territoriale, una definizione di cure domiciliari comprensiva di tutte le tipologie di servizi e prestazioni erogate ai pazienti domiciliari;

2) a favorire la predisposizione da parte delle Regioni di un modello di presa in carico che garantisca ai pazienti un'integrazione di tutte le prestazioni fornite su base domiciliare in capo ad un unico soggetto erogatore, in modo da agevolare l'aderenza terapeutica del paziente ed efficientarne l'organizzazione della presa in carico;

3) ad adottare misure per garantire che tutte le Regioni adempiano nel più breve tempo possibile alla predisposizione dei modelli di accreditamento previsti dall'intesa della Conferenza Stato-Regioni del 4 agosto 2021;

4) a predisporre un unico nomenclatore di prestazioni e servizi domiciliari che renda uniformi gli standard qualitativi delle cure domiciliari e a prevedere un'unica tariffa per ogni tipologia di attività sanitaria e sociosanitaria offerta, garantendo qualità e controllo della spesa attraverso una standardizzazione della tipologia di servizio, al fine di superare le profonde disomogeneità regionali che limitano l'accesso alle cure in base al luogo di residenza;

5) a intraprendere misure specifiche per contrastare la carenza di personale medico e sanitario dedicato alle cure domiciliari.

(1-00476)