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Atto a cui si riferisce:
S.4/06555 NUGNES, LA MURA - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. - Premesso che: con l'operazione "Aquila d'inverno", tra la fine di gennaio e l'inizio di febbraio...



Atto Senato

Risposta scritta pubblicata nel fascicolo n. 140
all'Interrogazione 4-06555

Risposta. - Le autorità turche hanno costantemente sottolineato che Abdullah Ocalan è un cittadino turco, condannato da un tribunale turco per crimini ritenuti gravissimi, per i quali sta scontando la pena comminatagli. Quest'ultima è stata tramutata da pena di morte in ergastolo dopo l'abolizione della pena capitale nel Paese nel 2002. Ankara respinge, pertanto, qualsiasi ingerenza internazionale in quella che reputa una vicenda giudiziaria e di sicurezza interna. Le autorità turche considerano infatti il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), di cui Abdullah Ocalan è leader, un'organizzazione terroristica che per oltre 30 anni ha condotto attività terroristiche in Turchia, costate la vita a decine di migliaia di civili. Il PKK è tra le organizzazioni soggette a sanzioni dell'Unione europea nel quadro del regime sanzionatorio tematico creato per contrastare il terrorismo. Tale inclusione è stata confermata, da ultimo, nel febbraio 2022.

Ovviamente il rispetto dei diritti dei detenuti, incluso Abdullah Ocalan, rappresenta un obbligo vincolante per Ankara, quale membro del Consiglio d'Europa. In tale ambito la situazione dei detenuti è oggetto di monitoraggio da parte del comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti (CPT). Il comitato ha visitato a più riprese la prigione di Imrali, dove è detenuto Ocalan. In un rapporto pubblicato il 5 agosto 2020, relativo a una visita realizzata nel 2019, sono stati rilevati alcuni progressi rispetto a un precedente incontro: in particolare lo svolgimento di alcune visite da parte dei familiari e la prima visita da parte del legale di Ocalan dal 2011. Il comitato ha reiterato l'invito alle autorità turche a rendere "più accettabile" il trattamento dei detenuti nella prigione, prevedendo in particolare la possibilità di visite regolari da parte di familiari e legali, nonché maggiori occasioni di interazione tra i prigionieri.

La Corte europea dei diritti dell'uomo si è espressa sulla vicenda con la sentenza Ocalan (2) v. Turchia del 18 marzo 2014. In tale sentenza viene accertata la violazione dell'art. 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo relativamente al fatto che il ricorrente sia stato condannato a un ergastolo senza possibilità di "libertà condizionale". La Corte ha anche accertato la sussistenza di trattamenti inumani e degradanti a danno di Ocalan, ma solo fino al novembre 2009, mentre non ha più rilevato tale violazione per il periodo successivo. Ha invece respinto integralmente il ricorso per le violazioni relative agli articoli 7 (nulla poena sine lege) e 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare).

L'esecuzione della sentenza è monitorata dal comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa nell'ambito della procedura che interessa Abdullah Ocalan e altri tre prigionieri politici, discussa da ultimo nella riunione tenutasi tra il 30 novembre e il 2 dicembre 2021. In tale occasione, il comitato dei Ministri, nel ricordare che la Corte, nel caso Ocalan (2) non ha rilevato una perdurante violazione da parte delle autorità turche del divieto di tortura o trattamento o pena disumano o degradante, e che il CPT monitora regolarmente le condizioni di detenzione di Ocalan attraverso visite alla struttura penitenziaria di Imrali, non ha ritenuto di chiedere "misure individuali" a favore di Abdullah Ocalan. Il comitato ha sollecitato le autorità turche ad adottare le necessarie riforme normative di adeguamento ai principi della Convenzione europea dei diritti dell'uomo in materia e ha chiesto informazioni sul numero di detenuti in situazione analoga a quella di Ocalan: detenuti a vita senza possibilità di riesame o di accedere alla libertà condizionale.

Insieme ai partner dell'Unione europea, l'Italia ha, a più riprese, ribadito l'invito ad Ankara a proteggere i diritti umani, le libertà fondamentali e lo Stato di diritto, da ultimo nell'intervento pronunciato da 26 Stati membri (tutti eccetto l'Ungheria) nel corso della 48a sessione del Consiglio diritti umani il 24 settembre 2021. Anche le conclusioni del Consiglio dell'Unione europea sulle priorità nei fori delle Nazioni Unite in materia di diritti umani per il 2022, adottate lo scorso 24 gennaio 2022, sottolineano l'attenzione con cui l'Unione monitora il rispetto da parte della Turchia degli impegni presi quale Paese candidato all'adesione alla UE e membro del Consiglio d'Europa.

DELLA VEDOVA BENEDETTO Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale

30/03/2022