• Testo RISOLUZIONE IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.7/00809 (7-00809) «Di Giorgi, Quartapelle Procopio, Piccoli Nardelli, Nitti, Lattanzio, Prestipino, Rossi, Orfini, Ciampi».



Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00809presentato daDI GIORGI Rosa Mariatesto diGiovedì 17 marzo 2022, seduta n. 659

   Le Commissioni III e VII,

   premesso che:

    l'invasione dell'Ucraina da parte della Federazione Russa rappresenta una violazione di principi e norme che regolano la vita della comunità internazionale e, in particolare, il rispetto della indipendenza, sovranità e integrità territoriale di ogni Stato;

    il Governo italiano ha condannato immediatamente e con assoluta fermezza la aggressione russa all'Ucraina, inaccettabile e ingiustificata, e tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento hanno espresso analoga condanna;

    la guerra sta già provocando ingenti perdite umane, sofferenze, distruzioni, nonché consistenti flussi di profughi e una grave emergenza umanitaria;

    alle strazianti immagini delle strade affollate dai profughi, si aggiungono quelle dei bombardamenti sul patrimonio culturale ucraino e con esse lo spettro di una nuova epurazione culturale;

    dopo la distruzione del memoriale dell'olocausto di Babyn Yar e del Museo di storia locale di Ivankiv, nella notte tra il 27 e il 28 febbraio 2022, che ha causato la perdita di oltre venti opere della pittrice naïf Maria Prymachenko, i bombardamenti russi hanno distrutto l'università e l'accademia di cultura di Kharkiv colpendo, tra le altre cose, la simbolica piazza delle Libertà da cui si accede al Yermilov Centre, il museo di arte contemporanea tra i più importanti della regione;

    fallita la possibilità di un trasferimento delle collezioni all'estero, civili e dipendenti museali hanno agito per mettere in salvo il patrimonio culturale ucraino, utilizzando i depositi all'interno della città;

    in questi giorni, l'Unesco avrebbe convocato i funzionari dei musei ucraini per esaminare l'impatto dei danni subiti finora in tutto il Paese;

    a rischio non c'è soltanto il Patrimonio mondiale dell'umanità dell'Unesco, ma anche le ricche collezioni dei tanti musei del Paese (solo nella capitale Kiev ci sono una quarantina di musei), oltre a spettacolari chiese cattoliche e ortodosse, monasteri millenari, teatri ottocenteschi, palazzi neoclassici, ricche biblioteche e archivi dove è conservata la storia del Paese, centri storici secolari;

    sia la Russia che l'Ucraina sono Paesi firmatari della Convenzione dell'Aja per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato, trattato firmato nel 1954. Il trattato impone ai Paesi che lo hanno sottoscritto di «(...) astenersi dall'utilizzazione dei beni culturali, dei loro dispositivi di protezione e delle loro immediate vicinanze, per scopi che potrebbero esporli a distruzione o a deterioramento in casini conflitto armato e da ogni atto di ostilità, vandalismo o rappresaglia a loro riguardo (...)»; inoltre il trattato disciplina ancora la materia in caso di occupazione totale o parziale del territorio di altri Stati membri, imponendo l'appoggio dell'azione delle autorità nazionali competenti e l'adozione dei provvedimenti conservativi necessari, in stretta collaborazione con tali autorità, predispone personale tra le forze armate specificamente dedicato alla protezione del patrimonio, istituisce un regime di «protezione speciale» per un numero limitato di rifugi destinati a proteggere beni culturali mobili in caso di conflitto armato, centri monumentali ed altri beni culturali. I beni sotto protezione sono considerati immuni da ogni atto di ostilità e uso per fini militari. La convenzione prevede, inoltre, la possibilità di sospensione dell'immunità in caso di violazione degli impegni da parte del Paese membro e ne disciplina le modalità;

    più nello specifico, si legge, all'articolo 4 della convenzione che (...) «le Alte Parti Contraenti s'impegnano a rispettare i beni culturali, situati sia sul loro proprio territorio, che su quello delle Alte Parti Contraenti, astenendosi dall'utilizzazione di tali beni, dei loro dispositivi di protezione e delle loro immediate vicinanze, per scopi che potrebbero esporli a distruzione o a deterioramento in casi di conflitto armato, ed astenendosi da ogni atto di ostilità a loro riguardo». Lo stesso articolo dispone divieti di saccheggio, prevedendo che le parti contraenti si impegnino «a proibire, a prevenire e, occorrendo, a far cessare qualsiasi atto di furto, di saccheggio o di sottrazione di beni culturali sotto qualsiasi forma, nonché qualsiasi atto di vandalismo nei riguardi di detti beni»;

    l'Unesco avrebbe, da subito, pubblicato una nota per chiedere «il rispetto del diritto internazionale umanitario, in particolare la Convenzione dell'Aja del 1954 per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato e i suoi due Protocolli (1954 e 1999), per garantire la prevenzione dei danni al patrimonio culturale in tutte le sue forme. Ciò include anche gli obblighi, ai sensi della risoluzione 2222 (2015) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla protezione dei giornalisti, dei professionisti dei media e del personale associato in situazioni di conflitto, di promuovere media liberi, indipendenti e imparziali come uno dei fondamenti essenziali di una società democratica, e che possono contribuire alla protezione dei civili. L'Unesco chiede anche la moderazione da attacchi o danni a bambini, insegnanti, personale educativo o scuole e che il diritto all'istruzione sia sostenuto»;

    nel 1945, dopo la devastante distruzione della Seconda guerra mondiale, l'Unesco fu creato con la convinzione che una pace duratura possa fondarsi nelle menti delle donne e degli uomini sulla base della dignità, dell'uguaglianza e del rispetto reciproco. I musei si trovano nella posizione ideale per condividere questa visione;

    i musei svolgono un ruolo vitale nell'istruzione, nella coesione sociale e nello sviluppo sostenibile stimolando lo scambio intellettuale e la creatività e sono simboli di identità;

    occorre garantire che vi sia una consapevolezza dell'importanza del patrimonio culturale e una comprensione di come ora rischi di essere danneggiato,

impegnano il Governo:

   ad attivare le iniziative necessarie in sede internazionale per la protezione e la salvaguardia del patrimonio culturale ucraino;

   a sostenere iniziative volte a promuovere espressioni artistiche e culturali dell'identità ucraina;

   a provvedere alla realizzazione di spazi culturali che offrano riparo ad artisti, operatori culturali e attivisti della società civile ucraina;

   ad attivare un programma straordinario di trasferimento delle collezioni e opere simbolo dell'identità del paese ucraino.
(7-00809) «Di Giorgi, Quartapelle Procopio, Piccoli Nardelli, Nitti, Lattanzio, Prestipino, Rossi, Orfini, Ciampi».