• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/11536 (4-11536)



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-11536presentato daVIVIANI Lorenzotesto diMercoledì 9 marzo 2022, seduta n. 653

   VIVIANI, PATASSINI, BUBISUTTI, GASTALDI, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO e TARANTINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   dal 7 al 13 marzo 2022 i pescherecci delle marinerie italiane non usciranno più in mare. La decisione è stata presa durante un'assemblea avvenuta a Civitanova Marche (Macerata) che ha visto riuniti i rappresentanti dell'80 per cento delle marinerie italiane; si tratta di uno sciopero generale del comparto pesca per protestare contro il «caro gasolio» che non permette più di sostenere l'attività in quanto le spese sarebbero ormai superiori ai guadagni; il prezzo medio del gasolio per la pesca è praticamente raddoppiato rispetto al 2021;

   il settore della pesca conta complessivamente 12.000 imprese e 28.000 lavoratori, con un vasto indotto ad essa collegato;

   le cooperative, le imprese, i lavoratori del settore ittico, già provati duramente dagli effetti della pandemia, si trovano, oggi, a dover fare i conti con nuovi ostacoli, ovvero l'aumento dei costi dell'energia; a febbraio 2020 il gasolio costava 39 centesimi al litro, adesso ha toccato quota 1 euro. Deleterio è l'impatto sui bilanci del comparto, dove la voce «carburante», che prima incideva per il 40 per cento ora supera il 70 per cento; la spesa per alimentare un peschereccio per 24 ore oggi costa mediamente circa 3 mila euro;

   oltre al caro gasolio, negli anni, la pesca ha dovuto subire una progressiva riduzione dello sforzo di pesca. Nel 2022 i pescherecci sono stati costretti a ridurre ulteriormente le giornate di pesca, arrivando a diminuire le uscite in mare a 120-130 giorni – a seconda delle dimensioni delle imbarcazioni – andando di fatto al di sotto della soglia di sostenibilità economica (che le associazioni di categoria quantificano in 130 giorni) e facendo registrare un meno 20 per cento di fatturato; con meno giornate di pesca e costi superiori ai ricavi si va incontro ad un danno irrecuperabile al settore, con 8 imprese su 10 che rischiano la chiusura della loro attività;

   lo sciopero di una settimana dell'intero comparto ittico porta, inevitabilmente, a far sparire dai banchi del mercato il prodotto nostrano, sostituendolo con quello straniero, a danno anche dei consumatori;

   nelle Marche, tutti i pescherecci di San Benedetto del Tronto, Civitanova Marche, Ancona, Fano e Pesaro hanno aderito compatti all'iniziativa e l'8 marzo 2022 sono andati negli uffici delle capitanerie di Porto per consegnare i documenti delle imbarcazioni senza sbarcare i marinai (un gesto che gli armatori hanno deciso per non far perdere lo stipendio ai dipendenti, senza perdere le giornate di pesca);

   lo sciopero generale dei pescherecci è l'ultima di una serie di iniziative prese dalle categorie di imprese e lavoratori più colpite dall'aumento vertiginoso delle bollette di gas e luce e dei prezzi del carburante. Nei giorni scorsi contro il caro benzina, infatti, si sono avute numerose manifestazioni di protesta quella degli autotrasportatori alla quale si sono aggiunte, in varie parti d'Italia, anche quelle di agricoltori e allevatori;

   servono adeguate ed urgenti misure che vadano ad ammortizzare l'aumento dei costi fissi dovuti dal rincaro del gasolio, per le attività di pesca e acquacoltura, altrimenti le imbarcazioni essendo costrette a lavorare in perdita preferiranno rimanere in porto e questo sicuramente potrebbe avere un negativo impatto economico-sociale per il nostro Paese –:

   quali iniziative urgenti intenda intraprendere per sostenere le marinerie italiane a fronte degli effetti degli aumenti dei costi fissi dovuti al rincaro del prezzo del gasolio, al fine di evitare il blocco del comparto ittico, settore fondamentale per l'economia nazionale.
(4-11536)