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Atto a cui si riferisce:
S.1/00464 premesso che: a quasi 6 mesi dal ritiro delle truppe NATO dal Paese, l'Afghanistan si trova a vivere una crisi economica e umanitaria senza precedenti, la cui portata è misurabile dalla...



Atto Senato

Mozione 1-00464 presentata da ALESSANDRO ALFIERI
martedì 1 marzo 2022, seduta n.410

ALFIERI, MALPEZZI, FERRARI, MIRABELLI, BITI, COLLINA, D'ARIENZO, CIRINNA', MARCUCCI, ROSSOMANDO, ASTORRE, BOLDRINI, CERNO, COMINCINI, D'ALFONSO, FEDELI, FERRAZZI, GIACOBBE, IORI, LAUS, MANCA, MARGIOTTA, MARILOTTI, MISIANI, NANNICINI, PARRINI, PINOTTI, PITTELLA, PORTA, RAMPI, ROJC, STEFANO, TARICCO, VALENTE, VATTUONE, VERDUCCI, ZANDA - Il Senato,

premesso che:

a quasi 6 mesi dal ritiro delle truppe NATO dal Paese, l'Afghanistan si trova a vivere una crisi economica e umanitaria senza precedenti, la cui portata è misurabile dalla richiesta di aiuti avanzata nei giorni scorsi dalle Nazioni Unite alla comunità internazionale: 5 miliardi di dollari per salvare i 22 milioni di afghani che vivono nel Paese e i 5,7 milioni rifugiati in quelli vicini, la cifra più alta mai chiesta per soccorrere un Paese in difficoltà ed evitare che le ricadute generino a cascata altre crisi in tutta l'area, in tal senso basti pensare all'emergenza migratoria;

come riportato in diversi rapporti dell'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari l'economia afghana è al collasso. Il crollo registrato nell'ultimo trimestre è senza precedenti ed entro un anno potrebbe verificarsi una contrazione del 40 per cento del prodotto interno lordo. In un Paese storicamente dipendente dagli aiuti esterni, le sanzioni internazionali e il congelamento dei beni della Banca centrale afghana che si trovano fuori dall'Afghanistan hanno determinato l'arresto di importanti flussi di credito, con il risultato di una mancanza di denaro per le transazioni quotidiane e il prezzo dei beni di prima necessità salito alle stelle. Gli stipendi dei lavoratori del settore pubblico, medici, infermieri e insegnanti, non vengono pagati da mesi, le strutture sanitarie non hanno mezzi per pagare il carburante che garantisce il funzionamento di generatori e ambulanze e l'erogazione dei servizi di base è ridotta al minimo;

a quanto detto si aggiunga il fatto che nelle zone rurali, dove vivono i due terzi degli afghani, la peggiore siccità degli ultimi 30 anni aveva già ridotto la popolazione in condizioni disperate prima del ritorno dei talebani nell'agosto 2021. Con l'arrivo dell'inverno la situazione è ulteriormente peggiorata; quasi 9 milioni di bambini, infatti, sono senza coperte e 3 milioni senza riscaldamento, con temperature che di notte scendono abbondantemente sotto i meno 12 gradi;

secondo il World food programme quella dell'Afghanistan sta diventando la peggior crisi umanitaria del mondo superando quelle dell'Etiopia, del sud Sudan, della Siria e dello Yemen, Paesi che si trovano in contesti di guerra aperta da più tempo;

tra il 23 e il 25 gennaio 2022 una delegazione talebana si è recata ad Oslo per partecipare ai primi colloqui ufficiali con l'Occidente. Il Ministro degli esteri norvegese, Anniken Huitfeldt, dopo aver chiarito che la visita "non è una legittimazione o riconoscimento dei talebani", ha sottolineato come le condizioni economiche e politiche abbiano creato "una catastrofe umanitaria su vasta scala per milioni di persone che soffrono la fame nel paese";

rilevato che:

da mesi le organizzazioni internazionali segnalano il drammatico fenomeno dell'utilizzo di donne e bambine come merce di scambio per ottenere cibo e l'aumento del drammatico fenomeno delle spose bambine. I numerosi divieti talebani che impediscono alle donne di svolgere la maggior parte dei lavori retribuiti hanno colpito duramente la maggior parte delle famiglie e anche nelle aree in cui possono ancora lavorare, nell'ambito dell'istruzione e dell'assistenza sanitaria, non sono comunque in grado di sostenere economicamente le proprie famiglie e finiscono con il diventare vittime di questo terribile mercato;

le condizioni di vita della popolazione femminile afghana rimane drammatica. L'edificio che una volta ospitava il Ministero degli affari femminili è stato riadattato per accogliere il Ministero per la propagazione della virtù e la prevenzione del vizio, la polizia morale dei talebani;

per mesi è stato impedito alle donne di tornare nelle aule universitarie, che sono state riaperte solo lo scorso 2 febbraio e in classi rigorosamente divise; è stato impedito loro, inoltre, di lavorare nel settore pubblico, ad eccezioni degli ambiti poc'anzi evidenziati, e sono state estromesse dalle posizioni di Governo. Da ultimo è stato disposto che le donne possano compiere viaggi oltre i 70 chilometri solo se accompagnate da un parente stretto e ovviamente di sesso maschile. Inoltre, è obbligatorio indossare un "hijab" integrale che copra il volto oltre alla testa. Divieti che si uniscono a quello di fare sport, lavorare, sentire musica e vestirsi liberamente;

rilevato inoltre che:

l'Italia, con le missioni che si sono svolte in Afghanistan (la Enduring freedom, fino al 2006, la International security assistance force ISAF, terminata il 31 dicembre 2014 e la missione Resolute support, subentrata il 1° gennaio 2015), ha sempre garantito una delle presenze più numerose tra quelle dei Paesi NATO;

il contingente italiano ha comandato il Provincial Reconstruction Team di Herat, territorio che ha registrato progressi sostanziali per le donne e le ragazze afghane con percentuali decisamente più alte rispetto alle altre province del Paese, in termini di istruzione, partecipazione politica e ruolo nell'economia;

l'Italia, grazie al lavoro delle forze armate e dei servizi d'intelligence presenti nel Paese, è riuscita ad evacuare più di 5.000 cittadini afghani. Uno sforzo operativo e umanitario che ha reso il nostro Paese primo in Unione europea per numero di cittadini afghani evacuati. Un impegno che, occorre evidenziare, è continuato senza sosta anche nei mesi successivi;

il Governo italiano ha presieduto il G20 sulla catastrofe umanitaria in atto nel Paese afghano cui hanno partecipato, oltre ai rappresentanti dei diversi governi, anche rappresentanti dell'ONU, Banca mondiale, FMI e Unione europea,

impegna il Governo ad adoperarsi in tutte le sedi internazionali in accordo con gli alleati affinché il sistema sanzionatorio imposto al regime talebano non incida su tutte le iniziative di carattere umanitario, finalizzate a sostenere la popolazione afghana oramai al collasso.

(1-00464)