• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.5/07557 (5-07557)



Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-07557presentato daVILLAROSA Alessio Mattiatesto diGiovedì 17 febbraio 2022, seduta n. 640

   VILLAROSA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   l'Etna, con i suoi 3350 metri di altitudine e 35 chilometri di diametro alla base, è il vulcano ad attività persistente più grande d'Europa;

   si definiscono ad attività persistente quei vulcani che danno eruzioni continue o separate da brevi periodi di riposo, dell'ordine di mesi o di pochissimi anni. Sono vulcani che eruttano frequentemente e che, per le condizioni di attività a condotto aperto, presentano una pericolosità ridotta ed a breve termine;

   negli anni l'Etna, ma anche lo Stromboli, alternano attività effusive ed esplosive, con colate di lava e depositi piroclastici, che hanno portato alla stratificazione di prodotti vulcanici;

   dal risveglio dell'Etna, avvenuto il 16 febbraio 2021, si contano già 16 episodi parossistici con intense e prolungate attività e numerose emissioni di nubi eruttive che hanno creato grossi disagi ai cittadini dei comuni colpiti;

   come si apprende dalla stampa (https://www.lasicilia.it): «La cenere dell'Etna: sta diventando un problema molto grosso. Anche stavolta dal cielo è piovuta una grande massa di sabbia, lapilli e pulviscolo vario che ha travolto i paesi della fascia meridionale del vulcano: da Trecastagni a Pedara fino a Belpasso, Misterbianco e naturalmente Catania. Ma l'areale di distribuzione della pioggia di cenere, rilevato dall'istituto nazionale di geofisica e vulcanologia – Osservatorio Etneo, sarebbe assai più ampio: sono giunte alla sede di piazza Roma segnalazioni di ricaduta di cenere da Carlentini e da Augusta»;

   in uno studio del dipartimento di ingegneria civile ed architettura dell'università di Catania, finanziato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, chiamato progetto Reucet, «Recupero e utilizzo delle ceneri vulcaniche etnee» si evince come le ceneri prodotte durante un'eruzione vulcanica siano ancora oggi considerate come «rifiuto che spesso è gestito in deroga alla normativa vigente»;

   come evidenziato anche dal professor Paolo Roccaro, responsabile scientifico del progetto, «l'uso delle ceneri vulcaniche in sostituzione di materiali naturali consentirebbe di ridurre il consumo di risorse naturali e di evitare lo smaltimento della cenere come rifiuto, promuovendo la transizione verso un'economia circolare... Ad oggi, le ceneri vulcaniche etnee vengono classificate come rifiuto da conferire in discarica o negli impianti di recupero di inerti con notevole risparmio. Costi che si aggiungono a quelli della raccolta con l'impiego di risorse pubbliche per sostenere le amministrazioni locali» –:

   se il Ministro interrogato fosse a conoscenza della problematica di cui in premessa e se non si ritenga necessario, nell'ottica della transizione ecologica che il nostro Paese vuole perseguire, adottare iniziative per valutare una corretta classificazione delle ceneri vulcaniche prodotte durante le numerose eruzioni avvenute negli ultimi anni e soprattutto se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a sviluppare o incentivare filiere sostenibili nel recupero delle ceneri vulcaniche in modo tale che siano utilizzate nei vari settori produttivi industriali, favorendo in tal modo anche una riduzione dei costi per la raccolta e lo smaltimento che gli enti locali interessati dalla problematica devono sostenere.
(5-07557)