• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/11086 (4-11086)



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-11086presentato daCARDINALE Danielatesto diMercoledì 12 gennaio 2022, seduta n. 626

   CARDINALE. — Al Ministro per le disabilità, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 104 del 5 febbraio 1992 fa riferimento alle norme che regolano l'assistenza, l'integrazione a sociale e i diritti delle persone definite «handicappate». Principali destinatari della legge n. 104 sono dunque i cittadini in stato di handicap;

   la succitata legge definisce (articolo 3, comma 1) «persona handicappata» chi presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di relazione, apprendimento o di integrazione lavorativa, tale da determinare un processo di svantaggio sociale, ovvero di emarginazione. Il termine «handicap», di conseguenza, è comparso in tutti gli atti e nella documentazione connessa ai diritti stabiliti dalla legge n. 104, altresì utilizzati per gli adempimenti previsti da parte del soggetto richiedente i benefìci che la norma determina;

   è opportuno precisare che mentre la parola «disabilità» fa riferimento ad una limitazione temporanea o permanente di una situazione «oggettivizzata», ovvero di uno scostamento per difetto o eccesso nella realizzazione dei compiti e nell'espressione del comportamento rispetto a ciò che è considerato normale per una persona, con la parola «handicap» ci si riferisce, invece, ad una situazione «socializzata» ovvero di svantaggio, vissuta da una determinata persona che impedisce la possibilità di ricoprire il ruolo normalmente proprio della medesima persona in relazione all'età, al sesso e a fattori socioculturali;

   seppur dunque i due termini non risultino, ad oggi, sovrapponibili e dunque perfettamente sinonimi, appare necessario anche in relazione al mutato contesto storico e sociale, rivedere l'utilizzo del termine «handicappato», anche all'interno degli atti dell'ordinamento normativo italiano, al fine di promuovere una società maggiormente inclusiva anche nell'uso della terminologia;

   già nel 2001 l'Organizzazione mondiale della sanità, infatti, è pervenuta alla stesura di uno strumento di classificazione innovativo, multidisciplinare e dall'approccio universale: «la Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute», denominate Icf. Il primo aspetto innovativo della classificazione emerge chiaramente nel titolo della stessa. A differenza delle precedenti classificazioni (Icd e Icidh), dove veniva dato ampio spazio alla descrizione delle malattie dell'individuo, ricorrendo a termini quali malattia, menomazione ed «handicap» (usati prevalentemente in accezione negativa, con riferimento a situazioni di deficit), nell'ultima classificazione, l'Oms fa riferimento a termini che analizzano la salute dell'individuo in chiave positiva (funzionamento e salute), di fatto accantonando l'utilizzo del termine «handicap»;

   la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità ha, in aggiunta, fissato, nel 2006, la definizione tuttora ufficiale dell'utilizzo del termine «persone con disabilità» al posto della parola «disabili», considerando superati i termini «handicap» ed «handicappato», formulando di fatto un altro passo in avanti nell'utilizzo della terminologia più inclusiva ed appropriata;

   nel linguaggio comune, negli ultimi decenni, la parola «handicappato» ha infatti assunto sempre più un'accezione dispregiativa, rappresentando un eloquente esempio di logoramento semantico, di come cioè l'uso errato di una parola modifica concretamente il suo significato. A dimostrazione di ciò vi è il fatto che nel linguaggio colloquiale, e nei contesti avente carattere pubblico (giornali, Tv, social network e altro), il termine «handicappato» è oramai in disuso, rappresentando molto spesso, laddove utilizzato, un insulto verso il destinatario del termine stesso –:

   se il Governo non ritenga di dover adottare tutte le iniziative di competenza necessarie volte a prevedere, all'interno delle leggi dell'ordinamento italiano, la possibile e totale eliminazione del termine «handicap» e di tutte le derivazioni linguistiche ad esso collegate, a favore della più nota ed ormai diffusa terminologia «persone con disabilità», al fine di promuovere la divulgazione di un linguaggio più inclusivo nei confronti delle persone affette da minorazioni fisiche, psichiche o sensoriali, che sono causa di difficoltà di relazione, apprendimento o di integrazione lavorativa, così come previsto dalla già citata legge n. 104 del 1992.
(4-11086)