• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

link alla fonte scarica il documento in PDF

Atto a cui si riferisce:
C.4/10997 (4-10997)



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-10997presentato daSIRAGUSA Elisatesto diMercoledì 22 dicembre 2021, seduta n. 620

   SIRAGUSA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   quello dell'acquisizione della cittadinanza italiana è un tema spesso al centro del dibattito politico e della discussione pubblica; purtroppo, in tale diatriba sono solite emergere e confrontarsi esclusivamente due posizioni, tra loro opposte: i favorevoli e i contrari al cosiddetto ius soli. È evidente come una tale polarizzazione non permetta di affrontare il problema in tutta la sua complessità;

   nel 2018 le acquisizioni di cittadinanza avvenute sul suolo italiano sono state 112.523, di cui il 35,1 per cento per residenza, e il 21,5 per cento per matrimonio. È da rilevare quindi come ben il 43,5 per cento di questi nuovi passaporti siano stati ottenuti grazie alle altre modalità previste dalla legge vigente, tra cui la trasmissione della cittadinanza da parte dei genitori, e lo ius sanguinisi;

   un fenomeno interessante emerso negli ultimi anni è quello concernente la mobilità dei nuovi cittadini italiani che, emigrando, entrano a far parte dell'eterogeneo mondo degli «italiani all'estero». Come riportato nel Rapporto italiani nel mondo 2020 della Fondazione Migrantes, «negli anni tra il 2012 e il 2018, dei circa 935 mila stranieri divenuti italiani, sono quasi 61 mila le persone che hanno poi trasferito la residenza all'estero; il 34,5 per cento (quasi 21 mila) di questi solo nel 2018». La mobilità dei «nuovi» italiani è infatti considerata «una dinamica emergente nel panorama migratorio internazionale»; questo fenomeno, a parere dell'interrogante, non può essere ignorato dal legislatore, nella prospettiva di una riforma della normativa che regola l'acquisizione della cittadinanza;

   nel Regno Unito vive, ad esempio, una comunità italo-bengalese che conta già 20 mila persone: «sono migrati due volte, prima dal Bangladesh diretti in Italia, dove hanno ottenuto la cittadinanza. E dopo in Inghilterra, dove ci sono più opportunità» (si veda l'articolo Londra, due volte migranti: gli italo-bengalesi e l'incubo Brexit - videoreportage, «La Repubblica», video.repubblica.it, 10 aprile 2017);

   la legge attuale consente agli italiani residenti all'estero di trasmettere la cittadinanza a tutti i propri discendenti, senza limiti generazionali e senza alcuna verifica della conoscenza della lingua; così come la concede per matrimonio, e per altre fattispecie. Un solo italiano residente all'estero può rendere italiani coniugi, figli, coniugi dei figli; nipoti, coniugi dei nipoti, pronipoti e così via, senza — come detto — alcun limite nel tempo: «Ormai l'Italia viene letteralmente presa in giro anche in America Latina: giorni fa un giornalista argentino, parlando dello scandalo delle cittadinanze facili, ebbe a dire che per diventare italiani vale anche la parentela con Giulio Cesare» ( si veda l'articolo Italiani all'estero / Voto e cittadinanza, i diritti calpestati da ripristinare, ilSussidiario.net, 13 dicembre 2021);

   al riguardo, si rileva come nel 2020 il numero di iscritti all'Anagrafe degli italiani all'estero (Aire) è stato di circa 5,5 milioni: di questi, solo il 51,2 per cento sono emigrati; un numero destinato a crescere. Già ad oggi si stimano circa 60 milioni di oriundi: un numero pari ai cittadini residenti in Italia;

   è evidente come nei prossimi anni, senza una celere modifica normativa, si sarà costretti a fare fronte ad un aumento consistente di riconoscimenti della cittadinanza iure sanguinisi e, non solo, per lontanissimi discendenti di italiani emigrati, ma anche per discendenti di «nuovi italiani» tornati ai propri Paesi di origine o emigrati in altri Paesi –:

   se il Governo abbia avviato una riflessione sugli effetti nel lungo periodo dell'attuale legge sulla cittadinanza in relazione ad un fenomeno migratorio che vede ogni anno emigrare dal nostro Paese italiani e nuovi italiani;

   se il Governo non abbia intenzione di promuovere una riforma della cittadinanza per i residenti all'estero, prevedendo una limitazione alla trasmissione della stessa iure sanguinis.
(4-10997)