• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

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Atto a cui si riferisce:
S.3/02958 CORRADO, ANGRISANI, GRANATO, LANNUTTI - Al Ministro della cultura. - Premesso che, per quanto risulta agli interroganti: dei 18 funzionari del Ministero della cultura che, non abilitati...



Atto Senato

Interrogazione a risposta orale 3-02958 presentata da MARGHERITA CORRADO
martedì 30 novembre 2021, seduta n.383

CORRADO, ANGRISANI, GRANATO, LANNUTTI - Al Ministro della cultura. - Premesso che, per quanto risulta agli interroganti:

dei 18 funzionari del Ministero della cultura che, non abilitati dal superamento di un concorso pubblico, hanno tuttavia assunto, due settimane fa, un incarico di funzione dirigenziale non generale assegnato loro per tre anni ex art. 19, comma 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001, prendendo servizio il 15 novembre 2021 in altrettante Soprintendenze archeologia belle arti e paesaggio distribuite in tutta Italia, 2 avrebbero coperto i posti che la circolare della Direzione generale organizzazione n. 259 del 23 settembre metteva a disposizione in Calabria, relativi l'uno all'ufficio di Reggio Calabria e l'altro a quello di Catanzaro e Crotone;

nell'ambito delle scelte compiute dal direttore generale archeologia, belle arti e paesaggio, Federica Galloni, alla quale i 20 candidati di competenza (le altre 9 posizioni messe a bando facevano capo ad altri 6 dirigenti generali) hanno semplicemente inviato il proprio curriculum vitae, gli interroganti hanno colto la seguente logica: cassate le istanze presentate da 8 dirigenti, quasi ovunque sono stati selezionati, fra i 256 funzionari ministeriali concorrenti (231 gli esterni), i meno titolati, quelli con meno esperienza amministrativa e di tutela sul territorio, più giovani (anagraficamente o per servizio) della generazione cresciuta nelle soprintendenze specialistiche ante riforma; pertanto ritengono gli interroganti si sia trattato di una procedura connotata da una generale arbitrarietà;

tra quanti potevano vantare un profilo siffatto, che nelle precedenti stagioni sarebbe stato causa di esclusione e non motivo di preferenza, fama est che siano rientrati diversi funzionari particolarmente graditi al Ministro ovvero ai più alti dirigenti del Ministero. Rara avis, per pochissime sedi sono state invece accolte le istanze di funzionari di provata esperienza e affidabilità;

nella risposta del 29 novembre 2021 all'interrogazione 4-06327 (già 3-02934), riferendosi alle voci circolate, il Ministro le definisce "insinuazioni destituite di ogni fondamento" che "sorprende, e spiace, possano trovare ospitalità negli atti parlamentari". Si potrà convenire, ma proprio la macroscopica differenza rilevabile, nel caso dei 18 nuovi soprintendenti, dal confronto ponderale e qualitativo tra i curricula dei "tanti" e quelli dei "pochi", prima e più ancora che tra quelli dei candidati vincitori e quelli degli esclusi per ciascuna soprintendenza, autorizza a dubitare che le scelte compiute dal direttore generale non siano state viziate da valutazioni pregiudiziali;

il panorama calabrese non smentisce la ratio descritta, annoverando sia uno dei neodirigenti meno titolati a guidare una soprintendenza sia una delle felici eccezioni, ma al contempo si distingue per una peculiarità: il fresco titolare dell'ufficio territoriale di tutela di Reggio Calabria e Vibo Valentia ha avuto "in dote" anche Cosenza, con la formula (inconsueta ma prevista nei contratti dei dirigenti) dell'incarico aggiuntivo, caso unico, attualmente, fra le 43 Soprintendenze archeologia belle arti e paesaggio. Significa che il dirigente, oltre alla città metropolitana di Reggio e alla provincia di Vibo, dirigerà, gratis, anche l'ufficio di Cosenza (resa vacante dal 1° novembre 2021 dalla messa a riposo del dirigente di Salerno e Avellino, che la reggeva ad interim). A rendere quasi disumano tale impegno, già a dir poco gravoso perché l'ufficio "aggiuntivo" ha competenza sul capoluogo bruzio e su altri 154 comuni, è soprattutto la carenza di personale, drammatica piaga che mette ormai a rischio la sopravvivenza stessa del Ministero, dopo averne minata la capacità di attendere ai propri compiti istituzionali con le "riforme Franceschini", che gli interroganti considerano sciagurate;

valutato che, a giudizio degli interroganti:

in Calabria, la nascita delle soprintendenze uniche ha modificato il quadro storicizzato dividendo la regione prima in due parti, con il reggino e il vibonese separati da cosentino, catanzarese e crotonese, poi in tre, con la scissione di Cosenza dalle due province della fascia mediana, scelta pressappoco contestuale all'attribuzione dell'autonomia speciale al "museo e parco archeologico di Sibari" (in aggiunta a quello di Reggio), mentre gli altri musei statali oggi fanno capo alla Direzione regionale musei della Calabria;

la moltiplicazione degli uffici (e delle relative posizioni dirigenziali) è servita solo a soddisfare beceri campanilismi, dal momento che la perifericità delle Soprintendenze archeologia belle arti e paesaggio calabresi, causa di oggettive difficoltà logistiche per i dirigenti non residenti in regione, e l'assenza di incentivi (economici e di carriera) come quelli loro riconosciuti per le sedi disagiate, manda puntualmente deserti gli interpelli, così che tutti e tre gli uffici hanno accumulato più avocazioni del direttore generale o incarichi ad interim del segretario regionale e dei responsabili di altre sedi che giornate di dirigenti titolari;

peggio ancora: il residuo personale ministeriale calabrese, in costante declino per i pensionamenti e le mancate assunzioni, è stato distribuito nei diversi istituti mettendo ciascuno nella condizione di contare su numeri insufficienti a farlo funzionare a dovere. Esemplare, al riguardo, è il caso del museo archeologico nazionale di Capo Colonna, presso Crotone, chiuso fin dal 2019 (nell'indifferenza di tutte le amministrazioni) e mai riaperto non tanto per le conseguenze della pandemia o per sempre nuove deficienze strutturali invocate ad hoc, ma perché sguarnito dei pochissimi dipendenti ministeriali, utilizzati per assicurare l'apertura estiva della fortezza di Le Castella, pochi chilometri più a sud: una guerra tra poveri, e della peggior specie;

restando a Crotone, sede della Soprintendenza per le province di Catanzaro e Crotone, se oggi quell'ufficio ha per la prima volta un proprio dirigente, invece che uno ad interim (l'ultimo è durato 4 mesi), e ciò può sembrare un progresso, è però preoccupante che la direzione generale da un lato catapulti un architetto digiuno sia di tutela sia di gestione nel cuore della Magna Grecia (dove peraltro un progetto da 60 milioni di euro, "Antica Kroton", interviene su tutto il patrimonio culturale pitagorico), dall'altro che sembri ignorare che, degli 8 dipendenti in servizio al momento della divisione da Cosenza, oggi ne restano 5, che ai primi dell'anno prossimo (2022) si ridurranno a 2;

un simile paradosso è la prova che la replica in corso dell'esperimento tentato già un secolo fa, quando le soprintendenze specialistiche furono accorpate e poi di nuovo separate a distanza di una quindicina d'anni (si veda Massimo Casagrande "Soprintendenze Uniche: 1923 archeologia di un fallimento" su "Academia.edu"), si è rivelata peggiore dell'originale, e rischia di estinguere il Ministero, ma i vertici ancora rifiutano di prenderne atto e perseverano nell'errore,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo, davanti a quanto esposto, che indica ad avviso degli interroganti il fallimento delle riforme da lui promosse, che hanno portato il sistema della tutela sull'orlo del baratro e svilito la valorizzazione a mercificazione, non avverta la necessità e l'urgenza di ripristinare il rapporto tra soprintendenze e musei e di tornare, quanto alle prime, ad un numero congruo di uffici specialistici.

(3-02958)