• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/06118 LANNUTTI, ANGRISANI, CORRADO, CASTALDI, NATURALE, GRANATO - Ai Ministri della transizione ecologica e dell'interno. - Premesso che, il 9 ottobre 2021, durante l'incontro al forum POLIECO a...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-06118 presentata da ELIO LANNUTTI
martedì 19 ottobre 2021, seduta n.368

LANNUTTI, ANGRISANI, CORRADO, CASTALDI, NATURALE, GRANATO - Ai Ministri della transizione ecologica e dell'interno. - Premesso che, il 9 ottobre 2021, durante l'incontro al forum POLIECO a Napoli, il presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere Nicola Morra ha commentato lo scandalo del traffico illecito di rifiuti tra il capoluogo campano e la Tunisia. Secondo Morra, quanto scoperto finora mostra "come la criminalità organizzata non vada ricercata solo nelle periferie e nei posti degradati, ma anche nelle Prefetture e al Ministero dell'ambiente dove ci sono colletti bianchi che non fanno l'interesse delle comunità". Le mafie, ha detto Morra, non sono solo una parte avversa al sistema, ne sono anche "parte integrante", perché "consentono di nascondere la polvere sotto il tappeto e di far arricchire ancora di più quelli che accumulano profitti illeciti";

considerato che:

il 2 novembre 2020 a quanto consta agli interroganti in Tunisia è stata aperta un'indagine per traffico di rifiuti dopo che, tra maggio e luglio 2020, sono entrati nel Paese 282 container di rifiuti provenienti dall'Italia, grazie all'accordo tra un'azienda tunisina con sede a Sousse, la Soreplast, e una società campana, la Sviluppo risorse ambientali srl (SRA), intesa che prevedeva il trasferimento di 120 tonnellate di rifiuti all'anno dall'Italia alla Tunisia, in cambio di circa 48 euro per ogni tonnellata importata. In Italia hanno cominciato a indagare sulla vicenda anche due Direzioni distrettuali antimafia: quella di Salerno, porto dal quale sono partiti i rifiuti italiani, e quella di Potenza competente per il vallo di Diano dove ha sede la SRA. È poi risultata coinvolta anche un'azienda calabrese con interessi che portano fino in Bulgaria;

la normativa internazionale sui movimenti transfrontalieri dei rifiuti, sancita dalla convenzione di Basilea, prevede che in un caso come quello tunisino i rifiuti sospetti debbano rientrare al Paese di partenza. Invece, per mesi la Regione Campania, che ha autorizzato le spedizioni, e la società coinvolta, la SRA di Polla (Salerno), si sono rimbalzate la responsabilità. La SRA si è rivolta prima al TAR della Campania, poi a quello del Lazio per evitare di farsi carico dei costi del rimpatrio: entrambi i ricorsi sono risultati inammissibili. Mentre la Regione Campania ha annullato in autotutela i due decreti dirigenziali che autorizzavano la SRA a esportare in Tunisia. E il 9 dicembre 2020 ha emanato una decisione che impone alla società italiana di riprendersi i propri rifiuti entro un termine non superiore a 90 giorni, ovvero entro il 9 marzo 2021, in linea con quanto stabilito dalla convenzione di Basilea. Nel frattempo, il 24 luglio 2021, è giunta la sentenza del Consiglio di Stato italiano con cui la SRA è stata nuovamente esortata a recuperare le 7.800 tonnellate di rifiuti ancora depositate presso il porto tunisino. Fatto sta che dopo tutti questi mesi la questione è rimasta irrisolta e parte dei rifiuti continua a essere depositata a Sousse;

nel frattempo la Arkas, la società turca incaricata del trasporto e del noleggio dei container, ha inviato una richiesta di risarcimento danni del valore di circa 10 milioni di euro alla Regione Campania, al Ministero della transizione ecologica e alla società di Polla. Secondo l'atto di citazione dei legali di Arkas, "la Regione Campania è responsabile per avere ritardato le procedure di rientro in Italia dei rifiuti sia prima che dopo le segnalazioni delle competenti autorità tunisine". Inoltre, Arkas sostiene che dopo il blocco dei container "c'è stata una fitta corrispondenza tra il Ministero dell'ambiente italiano e il Ministero dell'ambiente tunisino di cui l'esponente [Arkas] è tuttora all'oscuro e che dimostra il pieno coinvolgimento del Ministero italiano e la piena conoscenza da parte dello stesso dei termini della questione", ossia la permanenza dei container al porto di Sousse, con il conseguente danno per Arkas;

per il responsabile della convenzione di Basilea in Tunisia, nei container non ci sarebbero rifiuti misti non pericolosi, come dichiarato nei documenti di trasporto, bensì rifiuti domestici indifferenziati non riciclabili, destinati a inceneritore o alla discarica. Secondo il Ministero dell'ambiente tunisino, inoltre, la Tunisia non ha impianti idonei al trattamento dei rifiuti. Quindi, secondo le convenzioni internazionali sui rifiuti, la spedizione della SRA è da considerarsi illecita;

Adel al-Hentati, esperto internazionale di ambiente e sviluppo sostenibile e specialista della protezione ambientale tunisina, ha dichiarato che "tra i rifiuti filmati ci sono scarti ospedalieri, la cui raccolta è regolata da normative specifiche vista la pericolosità che rappresentano", e ha quindi parlato di "organismi ufficiali italiani nascosti dalla mafia";

considerato infine che:

a seguito delle dichiarazioni del presidente Morra al forum POLIECO a Napoli, il Ministro dell'interno ha dichiarato: "Sono affermazioni gravissime e inaccettabili in quanto rivolte alle istituzioni impegnate sui territori per garantire legalità e sicurezza al servizio di cittadini (...) Il presidente Morra chiarisca immediatamente sulla base di quali elementi o valutazioni ha reso le sue dichiarazioni. Non può essere in alcun modo messa in discussione l'attività che viene svolta dalle Prefetture per contrastare le organizzazioni criminali e i loro interessi illeciti, in un momento peraltro estremamente delicato per il Paese in cui l'attenzione è sempre più alta contro gli appetiti criminali per evitare che possano essere aggredite le ingenti risorse del Pnrr". Sulle affermazioni del presidente Morra è intervenuto anche il Ministro della transizione ecologica: "Accuse Morra non circostanziate, renda note le informazioni in suo possesso. Accuse offendono il lavoro dei dipendenti del Ministero", mentre altri esponenti politici hanno addirittura chiesto le dimissioni del presidente della Commissione parlamentare antimafia;

sulla vicenda è intervenuto anche Roberto Pennisi, magistrato della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, il quale, presente al forum di Napoli, ha difeso Nicola Morra e ha spiegato che "il caso della Tunisia rimarca l'assoluto disinteresse del Ministero della transizione ecologica. Lasciando il tema dei rifiuti in archivio - ha sottolineato il magistrato antimafia -, ne affida la gestione alla criminalità organizzata, che prima di chiunque altro è avvisato ed avvertito di quello che avverrà. Sanno per esempio che per avere fondi del Recovery bisognerà disporre di un gran quantitativo di terreni e basta gettare l'occhio su territori per capire cosa sta accadendo. Ben diceva il presidente Morra, affermando che il crimine è nell'apparato statale deviato",

si chiede di sapere:

se il Ministro della transizione ecologica intenda approfondire la questione dei rifiuti in Tunisia, per risalire alle responsabilità di coloro che hanno permesso la violazione di ben due convenzioni, quella di Bamako, con particolare riferimento al divieto di esportazione di rifiuti pericolosi di tipo Y46 verso i Paesi del continente africano, e quella di Basilea, riguardante il controllo dei movimenti transfrontalieri di rifiuti pericolosi soprattutto da Paesi sviluppati ad altri in via di sviluppo, e il loro smaltimento;

se, più in generale, i Ministri in indirizzo intendano adoperarsi per individuare le responsabilità che troppo spesso sono dietro gli affari dello smaltimento dei rifiuti e per appurare per quali ragioni sia stato stigmatizzato chi, ad avviso degli interroganti con cognizione di causa, si adopera per mettere in guardia lo Stato da ogni forma di complicità illecita perpetrata da chi dovrebbe rappresentarlo.

(4-06118)