• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/06140 PAVANELLI, DONNO, LEONE, MAIORINO, MONTEVECCHI, PIARULLI, RICCIARDI, TRENTACOSTE, VANIN - Al Ministro della salute. - Premesso che: uno degli obiettivi che la legge n. 194 del 1978...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-06140 presentata da EMMA PAVANELLI
martedì 19 ottobre 2021, seduta n.368

PAVANELLI, DONNO, LEONE, MAIORINO, MONTEVECCHI, PIARULLI, RICCIARDI, TRENTACOSTE, VANIN - Al Ministro della salute. - Premesso che:

uno degli obiettivi che la legge n. 194 del 1978 intende perseguire è la tutela della salute delle donne;

il Ministero della salute annualmente presenta al Parlamento una relazione sul fenomeno dell'interruzione volontaria di gravidanza (IVG), che in Italia può essere eseguita per il tramite di 2 tecniche: farmacologica e chirurgica;

con la deliberazione della Giunta regionale dell'Umbria n. 467 del 10 giugno 2020 è stata cancellata la possibilità di somministrare il trattamento farmacologico con la pillola Ru486 in regime di day hospital e di assistenza sanitaria domiciliare e disposto il ricovero ospedaliero di 3 giorni alle donne che ricorrono all'IVG farmacologica;

il 12 agosto 2020 il Ministero ha pubblicato la circolare di aggiornamento delle "linee di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza con mifepristone e prostaglandine" che, in relazione al parere tecnico-scientifico espresso all'unanimità dal Consiglio superiore di sanità il 4 agosto 2020, consente di effettuare l'IVG con metodo farmacologico fino a 9 settimane compiute di età gestazionale in regime di day hospital o presso strutture ambulatoriali pubbliche adeguatamente attrezzate, funzionalmente collegate all'ospedale e autorizzate dalle Regioni, nonché presso i consultori familiari;

considerato che:

quanto deliberato dalla Giunta regionale è risultato non in linea con quanto disposto dalla circolare del Ministero 12 agosto 2020, creando notevoli problemi di salute pubblica visto, in particolar modo, che durante l'emergenza pandemica ancora in corso si costringevano le cittadine a recarsi ed essere ricoverate proprio in ospedale per essere sottoposte alla pratica dell'IVG;

nel dicembre 2020 la Regione Umbria ha rivisto la deliberazione del 10 giugno 2020 e si è, pertanto, adeguata alle indicazioni del Ministero. Nonostante ciò, a quanto risulta agli interroganti, ad oggi nei due principali ospedali umbri non si somministra la pillola abortiva Ru486 e, inoltre, nella Regione si può assumere la pillola abortiva solo nelle piccole strutture ospedaliere, mentre gli ospedali più grandi, quelli di Perugia e di Terni, praticano solo l'IVG chirurgica una volta alla settimana. Tale situazione comporta conseguenze negative e deficitanti per le donne che vogliono ricorrere all'IGV in Umbria;

le difficoltà e restrizioni all'IGV presenti in Umbria causano, inoltre, un ulteriore effetto non secondario sul servizio sanitario nazionale: gli specializzandi in ostetricia e i medici in formazione (cioè i futuri dottori e dottoresse) non possono apprendere le procedure farmacologiche utili, anche per gli aborti spontanei, e di conseguenza non studieranno o praticheranno le più moderne tecniche per le interruzioni di gravidanza, come riconosciuto dalla Società italiana di ginecologia e ostetricia, oltre che dall'Organizzazione mondiale della sanità;

la relazione annuale del Ministero della salute ha riportato che l'Umbria risulta la regione col maggior numero di consultori e punti dove è possibile ricorrere alla pratica dell'interruzione volontaria della gravidanza in rapporto al numero degli abitanti,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto esposto e quali azioni di competenza intenda adottare per tutelare la salute delle donne, la formazione dei futuri medici e salvaguardare la rete di consultori e punti di assistenza alle donne che vogliono praticare l'interruzione volontaria della gravidanza in Umbria.

(4-06140)