Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE
Atto a cui si riferisce:
C.5/06879 (5-06879)
Atto Camera
Interrogazione a risposta in commissione 5-06879presentato daMURONI Rossellatesto diMercoledì 20 ottobre 2021, seduta n. 578
MURONI, FUSACCHIA, FIORAMONTI, CECCONI e LOMBARDO. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
nonostante gli annunci, Eni sta rimandando la sua decarbonizzazione, mentre aumenterà le estrazioni di fossili e le emissioni almeno fino al 2024;
la controllata pubblica continua ad avere gli idrocarburi come core business, sulle rinnovabili si dà obiettivi modesti e confida troppo in soluzioni controverse per ridurre il proprio impatto, come cattura della CO2 (CCS), progetti di riforestazione, bioraffinerie e idrogeno blu, nonostante, per quest'ultima attività, vi sia l'esplicito ammonimento della Commissione europea: «Investments in hydrogen will be limited to green hydrogen and will neither contain blue hydrogen nor involve natural gas»;
Eni, è per circa il 30 per cento di proprietà pubblica tramite Mef e Cassa depositi e prestiti e per il 48 per cento circa di investitori istituzionali, che dovrebbero avere un'attenzione particolare agli obiettivi climatici;
si ricordano le critiche delle associazioni ambientaliste al nuovo piano di investimenti 2021-24 e dell'aggiornamento del piano di decarbonizzazione pubblicati dall'azienda. A tal proposito, si evidenzia il report realizzato da Merian Research per Fondazione Finanza Etica, Greenpeace Italia e ReCommon. Pubblicato da sito online «QualEnergia.it» il 12 maggio 2021;
la volontà dell'azienda di continuare a puntare su gas e petrolio emerge chiaramente anche dall'analisi del capex (capitale di investimento) che, nel periodo 2021-24, verrà dedicato per il 65 per cento all'estrazione di idrocarburi, e per appena il 20 per cento a investimenti definiti come «green», tra cui vengono però inclusi anche il comparto retail il gas & power;
in totale, il capex 2021-2024 sarà pari a circa 28 miliardi di euro di cui dunque 18 andranno a gas e petrolio, nonostante il fatto che, già nel 2020, le maggiori compagnie internazionali Oil & Gas abbiano distolto 87 miliardi di dollari da quel mercato e la stessa International Energy Agency (Iea) abbia ammonito nel rapporto «Net zero 2050»: «No new oil and natural gas fields are needed in our pathway» (https: //www.iea.org);
non può certo essere ignorato che all'incremento di tali attività corrisponderà un incremento dei rilevanti danni alla salute dei cittadini e dell'ambiente che Eni già arreca;
altra dura critica è sui tempi: l'azienda prevede di abbattere solamente il 25 per cento delle emissioni entro il 2030, lasciando il 75 per cento della decarbonizzazione dopo tale anno. «In questo modo Eni ignora le indicazioni della comunità scientifica, che indica gli anni da qui al 2030 come decisivi» come rilevato da Greenpeace Italia;
dopo l'uscita del VI Rapporto dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) è stato lo stesso premier Draghi a sottolineare che «Non c'è più tempo» e dagli Atenei un gruppo di docenti e studenti ha proposto il 2025 come «Linea del Piave climatica»;
Eni – mostra l'analisi del piano – prevede di installare entro il 2024 appena 4 GW di rinnovabili che dovrebbero divenire 15 GW entro il 2030, mentre grandi compagnie europee hanno, alla stessa data, obiettivi varie volte maggiori, come la Total 100 GW e la BP 50 GW –:
se il Governo condivida questa scelta industriale di Eni che allontana l'Italia dagli obiettivi europei, che hanno stabilito di ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, in modo da rendere l'Europa il primo continente al mondo climaticamente neutrale entro il 2050;
se il Governo, data la natura pubblica dell'Eni, che per dimensioni e presenza dovrebbe svolgere un ruolo attivo nel conseguimento degli obiettivi energia/clima dell'Unione europea, non ritenga di adottare le iniziative di competenza, fermamente ed efficacemente, in modo tale che la dirigenza dell'Eni cambi l'attuale rotta affinché si allinei, come l'Enel, secondo la direzione indicata da Next Generation EU;
se intenda chiarire a che punto è la revisione del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima 20230 (Pniec).
(5-06879)