• Testo RISOLUZIONE IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.7/00720 (7-00720) «Loss, Viviani, Bubisutti, Gastaldi, Germanà, Golinelli, Liuni, Lolini, Manzato, Tarantino».



Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00720presentato daLOSS Martinatesto diGiovedì 9 settembre 2021, seduta n. 561

   La XIII Commissione,

   premesso che:

    la superficie boschiva italiana, che oggi conta 11,4 milioni di ettari, in poco meno di 30 anni ha registrato una crescita del 20 per cento (9 min. di ettari nel 1990). Con il 38 per cento della superficie nazionale coperta da boschi, tra l'altro, l'Italia è al secondo posto tra i grandi Paesi europei per copertura forestale dopo la Spagna 55,4 per cento e davanti a Germania 32,8 per cento Francia 32,1 per cento e Gran Bretagna 13,1 per cento (media dell'Unione europea 33 per cento). Inoltre, nel periodo 1990-2015 l'Italia ha registrato crescita annuale media di superficie forestale dello 0,8 per cento, seconda a quella della Spagna (1,2 per cento), davanti a Francia (0,7 per cento), Gran Bretagna (0,5 per cento) e Germania (0,04 per cento), media UE (0,4 per cento);

    l'abete rosso (Picea abies) è la conifera più diffusa in Italia e la sua distribuzione (circa 600 mila ettari) si concentra sull'arco alpino centro orientale (Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia) costituendo l'ossatura non solo ecologica, ma anche socio-economica di quei territori, che fondano sulla buona gestione delle peccete un'economia che contribuisce a mantenere vivo il presidio dei territori montani e garantisce il funzionamento di molte amministrazioni comunali, per cui i boschi di abete rosso sono un vero e proprio capitale che frutta interessi annui importanti;

    le foreste e i boschi svolgono un ruolo fondamentale nel mitigare gli effetti del cambiamento climatico, in quanto assorbono e immagazzinano carbonio sotto forma di biomassa, regolano il ciclo dell'acqua, proteggono la biodiversità e controllano l'erosione, forniscono una fonte rinnovabile di materie prime, contribuiscono allo sviluppo della bioeconomia circolare e offrono occupazione, in particolare nelle zone rurali;

    il carbonio organico accumulato nelle foreste italiane è pari a 1,24 miliardi di tonnellate, corrispondenti a 4,5 miliardi di tonnellate di anidride carbonica. Le foreste italiane sottraggono ogni anno dall'atmosfera circa 46,2 milioni di tonnellate di anidride carbonica, che si traducono in 12,6 milioni di tonnellate di carbonio accumulato. Ipcc ritiene che la gestione forestale sostenibile rappresenti il più importante strumento di mitigazione grazie all'assorbimento (sink di carbonio), all'immagazzinamento negli stock di biomassa e alla sostituzione di prodotti fossili con prodotti legnosi. Se il patrimonio forestale fosse gestito correttamente (allungamento turni, trasformazione popolamenti da coetanei a disetanei, conversione cedui, applicazione regolare delle scelte di pianificazione, prevenzione disturbi, nuove riserve forestali, rete dei boschi vetusti) e non lasciato a sé stesso l'immagazzinamento del carbonio crescerebbe del 30 per cento. Inoltre, se aumentassimo l'utilizzo del legno in tutti gli edifici pubblici (50 per cento modello francese) si avrebbe per ogni chilogrammo di legno impiegato una riduzione media di 1,2 chilogrammi di carbonio, dovuto al mancato utilizzo di materiali Carbon intensive come cemento e acciaio;

    l'Ips typographus, noto come Bostrico tipografo, è una specie nativa dell'Europa e dell'Asia settentrionale e risulta ampiamente distribuita nell'areale di distribuzione del suo ospite principale il Picea abies (abete rosso) ma non disdegna nemmeno le altre specie del genere Pinus e Larix, in pratica le principali specie botaniche che formano i boschi;

    è il più importante parassita forestale d'Europa, è un coleottero scolitide corticicolo classificato tra le dieci specie di insetti responsabili dei maggiori danni alle foreste europee, in particolare le foreste alpine delle Dolomiti popolate dall'abete rosso, ed è presente in 22 Stati membri;

    ai sensi del regolamento di esecuzione n. 2019/2072 della Commissione europea per quanto riguarda le misure di protezione contro gli organismi nocivi per le piante, questa specie è considerata un organismo nocivo da quarantena rilevante, per le sole zone protette di Irlanda e Regno Unito, dove risulta assente. Nessuna misura fitosanitaria obbligatoria è prevista per il restante territorio dell'Unione, considerata la sua ampia diffusione;

    in un ecosistema naturale l'Ips typographus rappresenta un fattore di equilibrio e biodiversità, sviluppandosi a carico di individui deboli e deperienti, ma è possibile che l'insetto attacchi anche piante giovani e sane, con un tronco ridotto, che vegetano in buone condizioni. Tuttavia, l'azione del Bostrico si esplica in modo incisivo e spesso devastante a causa dell'intervento antropico nella gestione del bosco e a seguito di eventi a carattere temporaneo quali siccità, danni da neve, vento o incendi;

    in Italia, il Bostrico, si concentra soprattutto nelle regioni settentrionali (Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte e Lombardia) ed è un organismo oramai endemico dell'area alpina, visto anche che non è disponibile ad oggi una misura fitosanitaria che possa incidere in modo definitivo sulla sua presenza nei boschi tanto da non poter essere ipotizzabile la sua eradicazione;

    inoltre, l'applicazione delle comuni tecniche di lotta tramite insetticidi è resa difficile, poiché il Bostrico compie la quasi totalità del suo ciclo vitale sotto la corteccia e l'utilizzo in bosco non è realizzabile;

    in Europa gli attacchi di questo insetto alle foreste di conifere colpite da forte vento ed altri eventi climatici estremi sono ben noti, tanto da causare ulteriori perdite fino al 200 per cento della massa già abbattuta; soprassuoli danneggiati dal vento, infatti, favoriscono lo sviluppo del Bostrico e possono originare pullulazioni che si innescano a partire dagli alberi schiantati per poi, a causa della elevata densità delle popolazioni di insetti, spostarsi sulle piante sane presenti nelle vicinanze;

    a seguito del passaggio della tempesta Vaia di fine 2018, nel 2019 si sono avuti generalizzati aumenti delle popolazioni di Bostrico in molte aree del Triveneto – come emerso dal monitoraggio e dalla sorveglianza del territorio – tenuto conto anche dell'elevato numero di alberi abbattuti, un ottimo ambiente di riproduzione per questo insetto che predilige, per la sua alimentazione e riproduzione, le parti deperienti delle piante e che è in grado di passare dal legno a terra alle piante in piedi indebolendole;

    le infestazioni di Bostrico sono legate a situazioni climaticamente sfavorevoli all'abete rosso ed i fenomeni climatici legati al cambiamento climatico e al riscaldamento globale, registrato sia a livello alpino che europeo, stanno generando un progressivo aumento della frequenza dell'intensità delle infestazioni, oggi aggravate dalla situazione generata da Vaia;

    il monitoraggio del Bostrico – costituito dall'installazione di trappole Theysohn attivate con feromoni di aggregazione – nel 2019 e 2020 ha rilevato come le popolazioni dell'insetto siano pronte a svilupparsi nella gran massa di alberi caduti e sono potenzialmente in grado di avviare una crescita demografica esponenziale che può mettere in crisi la sopravvivenza anche degli abeti rossi non colpiti dalla tempesta, minacciando le foreste alpine delle Dolomiti, con pesantissime ripercussioni ambientali, economiche e paesaggistiche;

   in questo ultimo periodo la situazione si sta aggravando ulteriormente in quanto gli andamenti climatici discontinui in atto aumentano lo «stress» delle popolazioni di abete rosso, con la crescita della mortalità degli alberi in piedi per il diffondersi del Bostrico, con il grave rischio di arrivare ad una assenza quasi totale dell'abete rosso nelle nostre foreste alpine;

   i rilevamenti dell'Ufficio pianificazione forestale della provincia di Bolzano provenienti dalle trappole con feromoni hanno evidenziato che con l'ondata di caldo attuale le popolazioni si sono sviluppate in modo esponenziale ed hanno fatto registrare picchi fino a 28.000 esemplari solo nel mese di giugno 2021;

    la gestione del fenomeno e l'attivazione di azioni di lotta e contenimento del Bostrico sono estremamente problematiche, perché variano da zona a zona e hanno notevoli costi di difficile quantificazione; inoltre il fenomeno dell'invasione del Bostrico aumenta considerevolmente con l'aumentare del numero di piante deboli, come qui nel caso delle aree colpite da Vaia;

    gli interventi di rimozione e recupero di alberi e tronchi abbattuti dalla tempesta Vaia sono ancora in corso e che a quasi 3 anni dalla tempesta Vaia si lavora ancora tra Trentino-Alto Adige, Veneto e Friuli-Venezia Giulia, ancora una notevole quantità degli alberi schiantati dal vento la sera del 29 ottobre 2018 sono ancora a terra, nonostante un enorme sforzo di ditte e cantieri;

    ad un recente atto di sindacato ispettivo (n. 5/04766) fu risposto che «...la gestione del fenomeno e l'attivazione di azioni di lotta e contenimento del Bostrico sono estremamente problematiche (...) che per limitare le infestazioni sono stati sperimentati numerosi metodi di cattura, ma un controllo efficace risulta ancora difficile (...) i principali metodi di controllo del parassita sono essenzialmente di tipo preventivo e comprendono la bonifica forestale, tagli fitosanitari, alberi esca e trappole a feromone, innescate con dei feromoni di aggregazione specifici (...) le trappole contribuiscono a ridurre la popolazione del parassita limitandone i danni ma non sono comunque in grado di evitare l'insorgenza di pullulazioni qualora non vengano eseguiti i comuni interventi di igiene forestale.»;

    infine, nella medesima risposta gli interroganti erano stati informati che, «...per la definizione delle più opportune strategie integrate di intervento e prevenzione da attuare sul territorio nazionale, la questione sarà discussa in sede di Comitato Fitosanitario Nazionale...», senza peraltro poi conoscere altro delle decisioni prese a livello ministeriale;

    il settore forestale è stato, fino alla metà degli anni '80, esplicitamente escluso dall'ambito di intervento della politica agricola comune (Pac). Nel primo periodo di programmazione dello sviluppo l'Unione europea ha avuto una politica forestale «ombra», in quanto le scelte in questo campo sono state proposte e definite in ambiti di programmazione esterni ad esso e senza un quadro coerente di obiettivi di settore. Il Trattato di Amsterdam del 1997 segna ufficialmente un radicale cambiamento dell'azione comunitaria nel settore ambientale, e quindi anche in quello forestale. Con gli articoli 2 e 6 del Trattato si afferma, infatti, una responsabilità dell'Unione europea nel controllo degli impatti dello sviluppo economico su ogni componente ambientale, ivi comprese le risorse forestali. Alla luce di questi cambiamenti politico-istituzionali si è arrivati solo nel novembre 1998 all'approvazione di una Comunicazione sulla Strategia forestale dell'Unione europea, successivamente adottata con una Risoluzione dal Consiglio nel dicembre 1998;

    a partire da queste prime decisioni le politiche forestali hanno visto negli anni successivi una crescita di importanza, sia nella maggiore considerazione che queste stanno ottenendo tra i settori d'intervento dello sviluppo rurale, che nella dotazione di risorse finanziarie ad esse destinate. Già nel passaggio dalle misure di accompagnamento della Pac Regolamento (CEE)2080/92, attivo fino alla fine degli anni '90) al secondo periodo di programmazione dello sviluppo rurale 2000-2006, l'insieme delle linee di intervento si amplia, così come la loro dotazione finanziaria complessiva. Nella successiva programmazione di sviluppo rurale (2007-2013) le misure forestali hanno assorbito sempre maggior quota dei fondi a disposizione per lo sviluppo rurale;

    oggi il Programma di sviluppo rurale (Psr) e il principale strumento strategico di pianificazione e intervento per tutti i settori e le attività produttive del mondo rurale, incluse quelle forestali. Il Psr fa capo al Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr), a sua volta strumento della Politica agricola comune (Pac) dell'Unione europea insieme al Fondo europeo agricolo di garanzia (Feaga);

    il settore forestale per il periodo di programmazione 2014-2020 ha potuto contare su una politica di sviluppo rurale attenta ad una materia sempre più trasversale per lo sviluppo, la tutela e la conservazione del territorio rurale e montano. La politica dell'Unione europea, infatti ha sottolineato l'importanza del ruolo e della funzione del bosco e della sua gestione in termini di misure, sotto-misure e operazioni potenziando, il sostegno pubblico;

    in tutte le regioni e province autonome, assieme alle misure tipicamente agricole anche nel periodo 2014-2020 sono state sostenute diverse misure dedicate al mondo forestale, riguardanti sia gli interventi selvicolturali di miglioramento strutturale e compositivo, sia il sostegno a investimenti nell'infrastruttura necessaria allo sviluppo, all'ammodernamento e all'adeguamento dell'agricoltura e della selvicoltura, incluso l'acquisto di mezzi e attrezzature forestali;

    con le misure del Psr si sono quindi sostenuti interventi per aumentare la superficie delle aree forestali e migliorare le foreste esistenti e la filiera bosco-legno, consentendo anche la realizzazione di sistemi agroforestali su superfici agricole, nelle quali l'arboricoltura è associata ad altre colture e attività zootecniche, al fine di rispondere agli obiettivi ambientali di gestione sostenibile delle risorse naturali, e a quelli di competitività dell'azienda agricola;

    con lo strumento del Psr si sono inoltre sostenute forme di cooperazione tra soggetti e in particolare rapporti di cooperazione tra diversi operatori del settore agricolo, del settore forestale e della filiera alimentare e altri soggetti che contribuiscono alla realizzazione degli obiettivi e delle priorità della politica di sviluppo rurale, come ad esempio le associazioni di produttori, le cooperative e le organizzazioni interprofessionali;

    oggi, in virtù anche della partenza della nuova Pac e quindi di nuovi strumenti del Psr, tali misure potranno essere strategiche per sostenere le zone colpite dall'emergenza bostrico, consentendo di calibrare la destinazione di risorse adeguate verso le comunità più colpite, aiutando allo stesso tempo la rimozione e la costituzione di nuovi boschi;

    il testo della riforma della Pac per il periodo 2021-2027 ha introdotto il Piano strategico nazionale (Psn) come strumento di programmazione nazionale che ha due caratteristiche di diversità rispetto al passato:

     a) unifica in un unico documento di programmazione e gestione tutte le politiche agricole di un Paese, vale a dire i pagamenti diretti, gli interventi settoriali delle Organizzazioni comuni di mercato (Ocm), le misure dello sviluppo rurale e infine anche tutti i regimi di sostegno nazionali (aiuti di Stato);

     b) riporta sostanzialmente al centro la regia della programmazione e anche della gestione delle politiche, imponendo l'amministrazione nazionale come unico interlocutore della Commissione europea nel negoziato che segue alla proposta del Psn da parte dello Stato;

    in un Paese come il nostro, dove agricoltura, selvicoltura e sviluppo rurale sono materie decentrate alle regioni ormai da lungo tempo, questa modifica istituzionale interviene su un assetto ormai consolidato di divisione dei compiti tra Stato e regioni, dato che agricoltura e sviluppo rurale, per loro natura, richiedono un forte ancoraggio regionale e sub-regionale, investendo anche la dimensione locale per le forti specificità che i contesti agricolo e forestale presentano. Inoltre, metterà alla prova la capacità dell'amministrazione nazionale, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, di coordinare in un unico documento tutte le politiche e finalizzarle ad obiettivi comuni; uno sforzo che richiederà risorse umane e capacità organizzative importanti;

    nel contesto di emergenza da Bostrico, il Psn allora può diventare uno strumento decisivo per pianificare interventi e convogliare risorse sui territori colpiti da tale flagello, non solo per fasi operative di intervento durante l'emergenza, ma anche per le fasi seguenti di impiego del materiale asportato e di ripristino degli ambienti boscati profondamente intaccati dal Bostrico;

    nel 2013 l'Unione europea ha varato una «Strategia forestale dell'UE» (COM (2013) n. 659 final del 20 settembre 2013) quale quadro per garantire la coerenza delle politiche forestali nazionali e dell'Unione europea i cui principi guida sono la gestione sostenibile, il ruolo multifunzionale delle foreste, l'efficienza delle risorse e la responsabilità globale delle foreste;

    sul piano della legislazione nazionale, il decreto legislativo n. 34 del 2018 prevede l'approvazione della Strategia forestale nazionale (Sfn), che definisce gli indirizzi nazionali per la tutela, la valorizzazione e la gestione attiva del patrimonio forestale nazionale e per lo sviluppo del settore e delle sue filiere produttive, ambientali e socioculturali. Per questo è stato predisposto il documento strategico «Strategia forestale nazionale per il settore forestale e le sue filiere» con una visione di lungo termine, in attuazione degli impegni assunti a livello internazionale ed europeo, con particolare riferimento alla Strategia forestale dell'Unione europea e al Piano strategico delle foreste 2017-2030 delle Nazioni Unite. Denominatore comune rimane la Gestione forestale sostenibile (Gfs), quale strumento essenziale per equilibrare gli interessi della società, le responsabilità dei proprietari e degli operatori del settore;

    la Sfn approvata dal tavolo tecnico, presso il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, il 15 giugno 2021, è organizzata in 7 capitoli e si articola su 4 livelli (obiettivi, azioni, strumenti finanziari, modalità di monitoraggio e valutazione);

    tra questi, in particolare, tra le azioni operative (azioni che hanno un'applicazione ampia su scala nazionale e trovano attuazione con i programmi forestali regionali) si trova quella che riguarda le «Risorse forestali danneggiate e prevenzione dei rischi naturali e antropici» (Azione operativa A5);

    questa considera la sempre maggiore vulnerabilità del patrimonio forestale nazionale alle conseguenze della crisi climatica (disturbi e calamità naturali come incendi, dissesto, venti estremi, e altro) e all'azione antropica (inquinamento atmosferico, delle acque e del suolo, assenza di gestione, e altro) e impone interventi diretti non solo alla prevenzione ma anche alla ricostituzione del potenziale forestale danneggiato, e al recupero delle foreste degradate, in particolare nelle aree montane, più sensibili e a rischio (tra cui litorali e pianure), per il beneficio degli habitat e per la riduzione dei rischi di dissesto, in coerenza con le potenzialità ecologiche e biogeografiche dei territori interessati;

    nel contesto nazionale tale Azione si concretizza tramite le Sotto-Azioni: A.5.1: ricostituire il potenziale forestale danneggiato da disturbi naturali o antropici, incendi, calamità naturali ed eventi catastrofici e recuperare le foreste degradate in linea con le potenzialità ecologiche e biogeografiche locali; A.5.2: realizzare interventi di prevenzione attiva nei confronti dei rischi naturali e antropici, fitopatie, incendi e avversità biotiche ed abiotiche;

    entrambe le sotto-azioni diventano strategiche nell'affrontare il momento attuale di emergenza da Bostrico sulle foreste alpine; tuttavia, la Strategia così delineata, ad oggi non ha fondi specifici ad essa destinati, che favoriscano una gestione sostenibile del patrimonio forestale e boschivo. Quindi è quanto mai urgente, soprattutto nel momento in cui le foreste alpine si trovano ad affrontare questa grave emergenza dovuta all'infestazione da Bostrico sulle popolazioni di abete rosso, che lo strumento della Sfn diventi operativo con specifici finanziamenti sulle azioni utili per affrontare la situazione;

    la Commissione europea ha presentato il 16 luglio 2021 la comunicazione sulla Strategia forestale dell'Unione europea per il 2030. Il testo adottato rappresenta un'iniziativa del Green Deal europeo che si basa sulla strategia dell'Unione europea per la biodiversità per il 2030. La strategia intende contribuire al pacchetto di misure proposte per ottenere riduzioni delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55 per cento entro il 2030 e raggiungere la neutralità climatica nel 2050. Inoltre, intende sostenere l'Unione europea nel mantenimento dell'impegno a migliorare la rimozione del carbonio da parte dei pozzi naturali, come previsto nella legge europea sul clima. Tenendo conto degli aspetti sociali, economici ed ambientali, la nuova strategia forestale mira a garantire la multifunzionalità delle foreste dell'Unione europea e sottolinea il ruolo centrale svolto dai proprietari e gestori forestali;

    le pratiche di gestione forestale sostenibile (Pgfs) avviate in Italia mostrano chiaramente che le funzioni ecologiche del bosco e la salvaguardia della biodiversità si realizzano grazie alla fornitura di legname, di prodotti non legnosi, di biomassa, contribuendo alla mitigazione dei cambiamenti climatici. Secondo il principio di uso a cascata, di complementarità e di sinergia delle diverse risorse e dei relativi utilizzi le Pgfs producono un positivo impatto ambientale, la lotta agli sprechi, il presidio attivo di territori spesso esposti a rischio di abbandono e spopolamento. La gestione forestale sostenibile rappresenta un importante volano di sviluppo locale e fonte di reddito per le imprese boschive e i diversi operatori di filiera, economia del legno a chilometro zero in aree montane e marginali;

    la nuova Strategia forestale europea, tuttavia, non sembra evidenziare le esternalità positive in termini di gestione forestale sostenibile conseguite grazie alla filiera bosco-legno-energia, che in questi ultimi anni, ha permesso di riqualificare e recuperare aree forestali danneggiate, degradate e/o affette da patologie, con un'importante azione di prevenzione dei rischi idrogeologici, di incendi, attuando diffusi interventi di miglioramento forestale;

    l'emergenza Bostrico, che si estende lungo l'arco alpino e che non viene influenzata dalla presenza dei confini nazionali, rischia di essere un fenomeno che si estende anche alle foreste di altri Paesi europei e mai come ora la presenza di una Strategia forestale europea può diventare fondamentale non solo per il supporto alle comunità colpite da tale fenomeno, ma anche per la gestione dei momenti di intervento e soprattutto per le operazioni seguenti alle fasi più critiche dell'infestazione;

    compito delle istituzioni è di portare a livello europeo i dati dell'emergenza e la richiesta di supporto e appoggio da parte dell'Unione europea anche attraverso lo strumento strategico forestale, per dare tutto il supporto possibile ai territori alpini colpiti e prevenire l'espansione dell'infestazione a livello europeo,

impegna il Governo

   ad adottare specifiche iniziative, anche di natura economica, per la lotta ed il contrasto a livello nazionale del Bostrico tipografo, al pari di quanto già fatto per la processionaria del pino nonché di quanto previsto per il contrasto alla Xylella fastidiosa, al fine di eliminare o perlomeno ridurre la diffusione del suddetto coleottero e di altre patologie del bosco;

   a mettere a disposizione del Parlamento e delle regioni i dati in tempo reale sull'avanzare della diffusione della infestazione da Bostrico e sullo stato di aggressività, al fine di scongiurare il rischio che nel breve termine si vedano scomparire centinaia di migliaia di ettari di foresta di abete rosso;

   ad attivare una task force con a capo il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali coadiuvato dai dipartimenti delle Università del Triveneto e dei Corpi forestali del Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia, per attivare un piano di azione esecutivo da mettere in atto per intervenire tempestivamente per la salvaguardia dei boschi dolomitici;

   ad adottare iniziative tempestive di aiuto economico per le regioni colpite dall'infestazione, anche attraverso lo strumento delle azioni del Programma di sviluppo rurale, al fine di realizzare strade forestali con le quali si possano raggiungere agevolmente le zone dove sono stati rinvenuti i focolai di bostrico nonché per attuare un'azione tempestiva di rimozione del materiale forestale infetto e piazzali per lo stoccaggio del materiale in attesa della destinazione finale verso i siti di lavorazione e trasformazione;

   a inserire nel Piano strategico nazionale (Psn) per la Politica agricola comune (Pac) misure specifiche per far fronte all'emergenza Bostrico affinché le regioni possano prevedere misure ad hoc di contrasto all'infestazione, da destinare non solo alla realizzazione di strade e piazzali per le azioni di cantiere e di stoccaggio del materiale forestale, ma anche alle successive iniziative di riforestazione dei siti attaccati dal bostrico;

   a rendere operativo rapidamente lo strumento della «Strategia Forestale Nazionale» (Sfn), approvata dal tavolo tecnico, presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, il 15 giugno 2021, finanziando le sue azioni e sottoazioni per intervenire tempestivamente nel contrasto alla diffusione del bostrico sulle Alpi, e ad emanare, in termini rapidi, i decreti ancora pendenti che attuano in maniera efficace il decreto legislativo del 3 aprile 2018, n. 34, «Testo unico in materia di foreste e filiere forestali» (Tuff);

   a promuovere le opportune iniziative di competenza a livello europeo, portando i dati dell'emergenza e la richiesta di supporto e appoggio da parte dell'Unione europea anche attraverso lo strumento strategico forestale, per dare tutto il supporto possibile ai territori alpini colpiti e prevenire l'espansione dell'infestazione a livello europeo;

   ad adottare iniziative affinché la «nuova Strategia forestale europea» tenga conto delle competenze sviluppate a livello nazionale e delle direttive già emanate dagli Stati membri in merito ai criteri di sostenibilità delle biomasse e delle politiche per il miglioramento della qualità dell'aria, nonché in merito all'impatto socio-economico della filiera bosco-legno-energia per lo sviluppo e il presidio delle aree montane e rurali, sostenendo lo sviluppo di questa filiera al fianco delle altre filiere di produzione di energie rinnovabili.
(7-00720) «Loss, Viviani, Bubisutti, Gastaldi, Germanà, Golinelli, Liuni, Lolini, Manzato, Tarantino».