• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.5/06633 (5-06633)



Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-06633presentato daVALLASCAS Andreatesto diMercoledì 8 settembre 2021, seduta n. 560

   VALLASCAS. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   nelle ultime settimane, numerosi organi di stampa hanno dato la notizia secondo la quale, a livello mondiale, si registrerebbe una riduzione della produzione e del fabbisogno di grano, mais e, nel complesso, di altri prodotti cerealicoli;

   secondo il quotidiano la Verità, del 22 agosto 2021, a causa di una forte contrazione dell'offerta e di un aumento della domanda, le scorte mondiali di grano quest'anno si sarebbero «ridotte sotto i 7 milioni di tonnellate, un livello mai raggiunto negli ultimi vent'anni con un consumo mondiale che è schizzato sopra i 37 milioni di tonnellate», con un conseguente aumento del prezzo;

   nello specifico, «gli aumenti medi del grano stanno attorno al 35 per cento rispetto allo scorso anno, il grano canadese è rincarato di 123 euro a tonnellata», sembrerebbe, da quanto riportano gli organi di stampa, che il prezzo di grano duro abbia raggiunto i 370 euro a tonnellata;

   questa situazione, secondo il settimanale Panorama del 31 agosto 2021, sarebbe determinata da una serie di cause: dalla siccità che ha interessato i principali produttori mondiali di grano e cereali, alle inondazioni in Europa, alla stessa transizione energetica che avrebbe portato alla conversione dei terreni agricoli verso la produzione di oli combustibili vegetali, che risulterebbero più redditizi, alla forte domanda di prodotti dell'agroalimentare da parte della Cina;

   il giornale affermerebbe, infatti, che «Il gigante asiatico da diversi mesi ha cominciato a ricostituire le sue scorte alimentari e questo [...] sta generando una fortissima tensione sui prezzi delle materie agricole»;

   ne conseguirebbe un aumento anche consistente delle materie agricole, tanto che «la Fao ha lanciato un allarme carestia», con preoccupanti ripercussioni negative per la filiera dell'agroalimentare e, in particolare, per le produzioni di pasta;

   questa circostanza è stata sottolineata anche di recente dal presidente dei pastai di Unione italiana food, secondo il quale «nel 2021 il prezzo del grano duro è salito del 60 per cento anche fino a 500 euro a tonnellata. E ci sono stime di un picco a 600 entro dicembre»;

   questa situazione potrebbe avere una molteplicità di conseguenze negative perché, per le dinamiche del settore, caratterizzato da elevati volumi di scambi internazionali, ciò che accade in un Paese si ripercuote su tutto il mondo;

   il rischio è che con «Un milione in meno di tonnellate in Europa, pari a un calo di circa il 15 per cento e con la produzione nordamericana dimezzata (con un calo fino a 2 milioni di tonnellate), [...] mancheranno circa 3 milioni di tonnellate di grano duro, che potrebbero anche essere di più perché per il Nordamerica parliamo di stime, il raccolto inizia adesso»;

   si stima che il nostro Paese abbia una produzione di grano duro in grado di coprire il 70 per cento dei consumi interni, ma ci sarebbero forti perplessità e preoccupazioni per il reperimento del restante 30 per cento e per le quotazioni di mercato, anche in considerazione delle ripercussioni sull'intera filiera di produzione e sulle esportazioni, visto che l'Italia è tra i maggiori esportatori di pasta al mondo;

   secondo il Corriere della Sera del 16 ottobre 2019, nel 2018 sarebbero stati prodotti in Italia 3 milioni e 370 mila tonnellate di pasta, di cui il 58 per cento è stato destinato all'export: in Europa, un piatto di pasta su 3 sarebbe italiano, mentre nel mondo sarebbe uno su cinque –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato, per quanto di competenza, anche di natura normativa, per promuovere un processo di incremento delle produzioni nazionali dell'approvvigionamento di grano, per garantire adeguate forniture alle produzioni della filiera, sottrarre un bene di primaria importanza alle incertezze delle dinamiche mondiali del settore e alle forti oscillazioni di prezzo e garantire il consumo interno e le esportazioni.
(5-06633)