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Atto a cui si riferisce:
C.4/08572 (4-08572)



Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Lunedì 6 settembre 2021
nell'allegato B della seduta n. 558
4-08572
presentata da
LICATINI Caterina

  Risposta. — Con riferimento a quanto formulato nell'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta quanto segue:

   Mukhtar Ablyazov, nato il 16 maggio 1963 in Kazakistan, non era titolare di alcun permesso che gli consentisse di soggiornare in Italia, nel periodo del 2013 in cui fu segnalata la sua presenza nello Stato.
   Peraltro, l'Ablyazov non risulta aver mai formalizzato, nel medesimo periodo, una richiesta alle Autorità italiane di riconoscimento della protezione internazionale.

  In effetti, la presenza dell'Ablyazov sul territorio nazionale, nel corso del 2013, risulta da una nota pervenuta il 28 maggio 2013 dall'ufficio Interpol di Astana (Kazakistan) al Servizio cooperazione internazionale di polizia della direzione centrale della polizia criminale del Dipartimento di pubblica sicurezza.
  La nota comunicava le ricerche in atto in campo internazionale nei confronti di Ablyazov e segnalava la possibilità che lo stesso si trovasse a Roma insieme ad altri cittadini stranieri ricercati per i reati di truffa e associazione per delinquere.
  In particolare, Ablyazov era ricercato per reati commessi in Kazakistan, Russia e Ucraina, consistenti nell'appropriazione indebita di ingenti quantità di denaro e nella truffa.
  Nel predetto messaggio dell'Interpol, Ablyazov veniva, altresì, segnalato quale «individuo sospettato di essere pericoloso» e veniva indicato che, a suo carico, nella banca dati della stessa Interpol, risultavano i seguenti provvedimenti:

   del Kazakistan, sulla base della diffusione «Red Notice» nr. A352/3-2009 del 9 marzo 2009, per appropriazione indebita per avere fraudolentemente ottenuto crediti di circa 52 milioni di valuta kazaka;

   della Russia, per frode su larga scala, abuso di fiducia, riciclaggio e falsità documentale, dapprima sulla base di una segnalazione diffusa direttamente da Mosca il 4 ottobre 2001, sostituita da una «Red Notice» emessa nel febbraio 2013 (A-1270/2 - 2013), in relazione all'illegale acquisizione di crediti della BTA Bank, successivamente trasferiti in Paesi «off-shore», per un ammontare di 3,2 miliardi di dollari US, 4 miliardi di rubli russi e 64 milioni di euro;

   dell'Ucraina, sulla base della segnalazione internazionale nr. 2012/228456-1 del 4 gennaio 2011, per associazione a delinquere finalizzata al falso, in quanto poneva in essere attività illegali in qualità di membro del consiglio di amministrazione della «SC BTA Bank».

  Inoltre, nella citata comunicazione, oltre ad essere indicati i nominativi di alcuni soggetti che avrebbero potuto accompagnare il cittadino kazako (anch'essi inseriti in banca dati SDI, poiché destinatari del medesimo provvedimento di cattura emesso a carico dell'Ablyazov da parte del Kazakistan) e le autovetture in uso allo stesso, veniva altresì rappresentata la possibilità che si trovasse a Roma, precisamente all'interno di una villa, sita in via Casal Palocco nr. 3. Pertanto, nello stesso giorno di ricezione della suindicata nota, il citato servizio per la cooperazione internazionale di polizia avvisava, con una nota «classificata» «urgentissimo», la squadra Mobile della questura di Roma, per l'attività di verifica delle informazioni pervenute, la localizzazione e la conseguente cattura, tra gli altri, del signor Ablyazov.
  Alla luce di ciò, il 29 maggio 2013, personale della squadra mobile e della (Digos della questura di Roma, accedeva all'interno della villa, al fine di effettuare una perquisizione e rintracciare il ricercato.
  Nell'occasione, il signor Ablyazov non veniva individuato, ma venivano acquisiti elementi investigativi circa la presumibile presenza del predetto sul territorio nazionale almeno fino al 25 maggio 2013.
  All'atto della perquisizione, il personale operante constatava la presenza di una coppia di domestici e di una donna in possesso di un passaporto diplomatico della Repubblica Centrafricana, rilasciato in data 1o aprile 2010 e intestato ad Alma Ayan, con evidenti segni di contraffazione.
  Al riguardo, immediati accertamenti specialistici, effettuati dall'ufficio polizia di frontiera aerea di Fiumicino sul documento diplomatico, ne confermavano la contraffazione. Più nel dettaglio, alcune pagine del documento – contenenti, tra l'altro, lo stemma della Repubblica Centrafricana, l'indicazione del numero, lo status di diplomatico e la carica del titolare, la data di rilascio, il timbro delle autorità emittenti – risultavano riportate con tecnica imitativa di quella in uso per analoghi documenti originali e stampate su pagine prelevate dallo stesso passaporto, opportunamente riconfigurate mediante abrasione e successiva riscrittura. Inoltre, nelle diciture prestampate presenti nelle pagine contraffatte, la relativa risoluzione risultava non perfettamente definita nei contorni e nei colori. In tutte le pagine contraffatte era, poi, possibile rilevare diversi errori grammaticali della lingua inglese («adress» anziché «address» ed «heigt» in luogo del corretto «height»), palesemente incompatibili con lo standard di produzione dei documenti autentici.
  La signora Ayan, quindi, veniva deferita all'autorità giudiziaria per i reati commessi mediante l'esibizione del falso documento diplomatico.
  Considerato che la donna non risultava in possesso di un permesso di soggiorno né di altro documento che le consentisse di soggiornare sul territorio nazionale, la stessa veniva accompagnata all'ufficio immigrazione della questura di Roma per i dovuti controlli amministrativi.
  Nella stessa giornata del 29 maggio il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale comunicava che Alma Ayan non beneficiava di alcuno status diplomatico-consolare nel nostro Paese.
  Pertanto si procedeva a notificare alla signora Ayan il decreto di espulsione, cui seguiva il decreto di trattenimento presso il Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Ponte Galeria, adottato dal questore di Roma. Il trattenimento veniva convalidato dall'autorità giudiziaria.
  Si soggiunge che, nel corso della perquisizione del medesimo 29 maggio, venivano rinvenuti anche una memory card, contenente alcune fotografie della citata Alma Ayan in compagnia dell'Ablyazov, nonché una foto scattata all'interno della stessa abitazione di via Casal Palocco, datata 23 maggio 2013, che ritraeva il ricercato con in braccio una bambina; il materiale veniva sottoposto a sequestro.
  Il successivo 31 maggio, veniva effettuata una nuova perquisizione all'interno della predetta villa, con l'ausilio di apparecchiature specifiche (geo radar) fornite dal servizio di polizia scientifica del Dipartimento di pubblica sicurezza, che consentiva di individuare un rilevatore di telefoni cellulari (Gsm) e microspie, una microspia di fabbricazione israeliana, la somma di 50.000 euro in contanti e numerose carte di credito.
  Il danaro sequestrato era suddiviso in mazzette «fascettate» – recanti la data del 14 marzo 2013 – con impressa la sigla «Geld Service Austria» che, come comunicato dall'Austria mediante i canali della cooperazione internazionale di polizia, è una società che si occupa di logistica, di gestione di valori e di coordinamento dei trasporti nel settore bancario, servizi di erogazione contanti per le zone bancarie EU, trasporto contanti, valuta, oro, monete, servizi per contanti e smistamento ed è affiliata alla banca nazionale austriaca per trasporto valori.
  Agli atti della questura di Roma non risultano elementi informativi sulle modalità con le quali il latitante sia fuggito dall'Italia ed arrivato in Francia, ove, in località Mouans Sartoux, il successivo 31 luglio 2013, veniva tratto in arresto per fini estradizionali, da personale della Brigade de Recherche et d'Intervention.
  Con riferimento al presunto status di rifugiato politico che sarebbe stato concesso dalla Gran Bretagna ad Ablyazov appare indicativa la lettera, in data 22 luglio 2013, del Segretario generale Interpol di Lione pro tempore, indirizzata al capo della polizia pro tempore.
  In essa il rappresentante di vertice dell'organizzazione internazionale, in relazione alle vicende relative al signor Ablyazov, affermava che:

   storicamente il Regno Unito non ha mai comunicato a quel Segretariato generale informazioni in merito alla concessione ad un soggetto dello status di rifugiato o richiedente asilo, in quanto ritenuta una questione riservata;

   la consultazione da parte dell'Italia delle banche dati del Segretariato generale non avrebbe mai rivelato che al signor Ablyazov era stato concesso lo status di richiedente asilo/rifugiato da parte del Regno Unito;

   per qualsiasi Paese membro che si fosse trovato a consultare le banche dati del Segretariato generale, il signor Ablyazov era un soggetto ricercato ai fini di arresto da tre Paesi membri dell'Interpol, per gravi reati;

   nessun Paese membro dell'Interpol sarebbe stato in grado di sapere, attraverso il Segretariato generale, che al signor Ablyazov era stato concesso dal Regno Unito lo status di richiedente asilo o di rifugiato.

  Per quanto riguarda i beni riconducibili al signor Ablyazov, non risultano richieste di congelamento o confisca sul territorio italiano.
  Infine, si rappresenta che, dagli accertamenti effettuati presso la banca dati del casellario giudiziale a carico di Mukhtar Ablyazov, non risulta alcuna condanna.
  Per quanto riguarda le condanne a suo carico, da fonti aperte risultano a Londra le seguenti sentenze:

   prima sentenza del giudice Teare a carico di Mukhtar Ablyazov per la questione Bta Bank, datata 16 febbraio 2012, che riassume la vicenda giudiziaria alla base della condanna penale per oltraggio alla corte;

   seconda sentenza dello stesso giudice Teare, datata 20 febbraio 2012, che quantifica in 22 mesi la pena a carico di Ablyazov per oltraggio alla corte.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Nicola Molteni.