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Atto a cui si riferisce:
C.4/09265 (4-09265)



Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Venerdì 2 luglio 2021
nell'allegato B della seduta n. 534
4-09265
presentata da
UNGARO Massimo

  Risposta. — Come è noto, dal 31 gennaio 2020 il Regno Unito ha cessato di far parte dell'Unione europea. Dal 1° gennaio 2021, terminato il periodo di transizione, non si applicano più nel Paese le norme europee sulla libera circolazione delle persone. I cittadini dell'Unione devono pertanto ottenere il visto, prima di fare ingresso nel Regno Unito, per motivi di studio e lavoro e per soggiorni superiori a 180 giorni.
  Recentemente si sono verificati circa 30 casi di cittadini europei, non solo italiani, cui le autorità di frontiera britanniche hanno negato l'ingresso per mancanza del visto. Gli interessati sono stati trattenuti in appositi centri in attesa del rimpatrio, che in alcuni casi è avvenuto dopo alcuni giorni a causa della scarsità di voli, con conseguente preoccupazione dei familiari verso cui va tutta la mia comprensione. Tra questi casi, 12 hanno riguardato nostri connazionali. Tutti sono stati prontamente assistiti dal Consolato generale d'Italia a Londra, che ha interloquito con gli interessati, le loro famiglie e con le Autorità di frontiera britanniche per accertare, caso per caso, la corretta valutazione della situazione.
  Ho sollevato la questione nel corso di un mio incontro alla Farnesina con l'ambasciatrice del Regno Unito e mi recherò a Londra la prossima settimana per affrontare il tema con il Sottosegretario all'interno, responsabile per l'immigrazione.
  La delegazione dell'Unione europea a Londra, anche su nostro impulso, è intervenuta presso le autorità britanniche per richiedere un più stretto raccordo fra i cittadini europei interessati e i rispettivi Uffici consolari, limitare i tempi di trattenimento e garantire un trattamento adeguato ai fermati. Le autorità britanniche si sono impegnate a facilitare l'esercizio dell'assistenza consolare a favore dei cittadini europei fermati alla frontiera senza visto e a considerare la possibilità che, in futuri casi analoghi, possano entrare su cauzione in territorio britannico fino all'orario del volo di rimpatrio.
  Il 20 maggio l'ambasciatrice del Regno Unito in Italia, Jill Morris, nel corso della sua audizione presso la Commissione esteri della Camera dei deputati sulle priorità della Presidenza italiana del G20, ha annunciato che non si verificheranno più casi del genere. Le autorità britanniche hanno comunicato alle rappresentanze dei Paesi dell'Unione europea che i cittadini europei che dovessero incorrere in provvedimenti di respingimento in frontiera a causa del mancato possesso dei requisiti per l'ingresso sul territorio britannico potrebbero comunque essere autorizzati, su cauzione («bail»), all'ingresso nel Paese fino al momento del rimpatrio. La decisione di accordare l'ingresso su cauzione può essere assunta caso per caso dagli ufficiali di frontiera che, mantenendo limitazioni alla libertà di residenza o lavoro, possono stabilire sé imporre condizioni finanziarie per autorizzare temporaneamente l'ingresso dei cittadini oggetto di provvedimento di respingimento e l'ammontare delle stesse.
  La rete diplomatico-consolare italiana nel Regno Unito è impegnata da tempo in una capillare campagna di informazione sulla nuova normativa per l'ingresso nel Paese dopo la Brexit anche attraverso il sito www.viaggiaresicuri.it. La campagna è stata recentemente intensificata e rilanciata sui social media, in vista della possibile ripresa dei viaggi internazionali a seguito dell'alleggerimento delle restrizioni agli spostamenti.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.