• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

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Atto a cui si riferisce:
S.3/02615 RUSPANDINI, CIRIANI - Al Ministro della cultura. - Premesso che: il 31 maggio 2021 ha debuttato il "palcoscenico digitale" di ITsART, la piattaforma digitale, promossa dal Ministero...



Atto Senato

Interrogazione a risposta orale 3-02615 presentata da MASSIMO RUSPANDINI
mercoledì 16 giugno 2021, seduta n.337

RUSPANDINI, CIRIANI - Al Ministro della cultura. - Premesso che:

il 31 maggio 2021 ha debuttato il "palcoscenico digitale" di ITsART, la piattaforma digitale, promossa dal Ministero della cultura e realizzata da Cassa depositi e prestiti, con l'obiettivo di proporre la cultura italiana dentro e fuori i confini nazionali, mettendo a disposizione sia gratuitamente, sia a pagamento contenuti di arte, musica, storia, danza e teatro;

il lancio non è stato preceduto né supportato da un'adeguata promozione (nessuna comunicazione, nessuna nota stampa, nessuna presentazione o conferenza, solo il titoletto "Arriviamo il 31 maggio" sulla scarna home page del sito), tanto è che l'iniziativa dopo quasi tre settimane di programmazione è pressoché sconosciuta al grande pubblico;

fino ad oggi per gli unici eventi di rilievo in programma sono stati i concerti di Claudio Baglioni e Riccardo Muti, mentre molti film proposti si trovano a prezzi più convenienti su altre piattaforme on line e addirittura alcuni documentari, come quello su Federico Fellini, sono offerti gratuitamente su Raiplay;

fin dall'annuncio dell'iniziativa le reazioni da parte di giornalisti ed operatori del settore erano state piuttosto critiche, soprattutto dopo il comunicato ufficiale di CDP, e unanimi nel rilevare l'inopportunità dell'operazione essendo già presente, sul fronte cultura, la Rai;

già dal 27 ottobre 2020, Luciano Capone e Carlo Stagnaro, sulle colonne de "il Foglio", sostennero "Franceschini vuole fare la Netflix italiana, ma già esiste: si chiama Rai"; il 2 dicembre Marco Molendini, sul quotidiano "Il Dubbio", interveniva con un articolo, intitolato "Perché il governo dimentica RaiPlay?"; il 3 dicembre Giovanna Branca e Cristina Piccino su "il manifesto" definivano ironicamente la nuova ITsArt come "La 'Netflix della cultura' nel paese dei balocchi"; Giovanna Faggionato su "Domani" del 4 dicembre, intitolava "La Netflix di stato è un bluff che serve solo a Franceschini"; Tomaso Montanari, su "il Fatto Quotidiano" del 7 dicembre definendola come "il nuovo gioco della politica" si chiedeva perché non fosse stata coinvolta RaiPlay, domanda posta anche da Vincenzo Vita su "il manifesto" del 9 dicembre che, dopo aver dichiarato in modo netto "questa piattaforma non s'ha da fare", anche lui chiedeva perché fossero state coinvolte Rai ed Istituto Luce Cinecittà; e così anche Aldo Grasso, l'11 dicembre, sul "Corriere della Sera", Michela Tamburrino su "La Stampa" del 12 dicembre, Carlo Valentini che, il 17 dicembre, su "Italia Oggi" firmò un articolo intitolato "Il Netflix della cultura del Ministro Dario Franceschini bocciato senza appello dagli operatori del settore", e Carlo Tecce, una delle firme più prestigiose del settimanale "l'Espresso", il 3 gennaio 2021, scrisse "A chi serve davvero la Netflix all'italiana. Dalla piattaforma per la cultura, teatri, musei e orchestre non guadagnano. I soldi sono del Ministero e Cdp, la convenienza tutta di Chili";

posizioni critiche furono anche manifestate, in un articolo pubblicato dall'agenzia stampa specializzata "AgCult" il 9 dicembre, intitolato "Rai sia protagonista, non sprecare le nostre potenzialità", da Giorgia Meloni che, per dare visibilità alle eccellenze culturali italiane, ricordava la risoluzione di Fratelli d'Italia presentata e approvata in Commissione Vigilanza RAI, con la quale si chiedeva la costituzione di "RaiPlayPlus", una piattaforma di contenuti capace di competere con "i giganti" del settore e in grado di sfruttare le grandi potenzialità del servizio pubblico, sfruttando l'ottima funzionalità di RaiPlay e la straordinaria ricchezza dell'archivio RAI in termini di contenuti e materiale;

considerato che:

il finanziamento dell'operazione ammonta ad una cifra iniziale di circa 30 milioni di euro, di cui 10 milioni da parte del Ministero e altri 10 milioni messi da Cassa depositi e prestiti, cui si sommano i contributi dei privati, in particolare Chili che detiene il 49 per cento della piattaforma ITsArt;

tale importo (se appare irrisorio per competere con i giganti dello streaming, quando si pensi che Netflix ha recentemente preso in prestito circa 15 miliardi di dollari per aumentare la sua capitalizzazione di mercato di oltre 200 miliardi di dollari) sarebbe stato, invece, molto utile in un'ottica di redistribuzione lungo tutta la filiera della cultura, fortemente colpita dalle restrizioni imposte dal lockdown durante la pandemia e ancora oggi in forte difficoltà;

si ritiene che la RAI debba essere il vettore principale attorno al quale far nascere una piattaforma pubblica di condivisione dei contenuti culturali nazionali, e che abbia il compito istituzionale di sostenere la produzione e la promozione di contenuti televisivi e multimediali dedicati al teatro, alla danza, allo spettacolo dal vivo, allo spettacolo viaggiante, alla musica e ai concerti,

si chiede di sapere se, viste le innumerevoli critiche che ITsART sta ricevendo, non sarebbe stato meglio, come da più parti suggerito, utilizzare i fondi del Ministero della cultura per potenziare il servizio già offerto dalla RAI, e in particolare da Raiplay, o in alternativa aiutare i lavoratori del mondo dello spettacolo dal vivo che sono una categoria in grande difficoltà e fra quelle meno aiutate.

(3-02615)