• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

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Atto a cui si riferisce:
S.3/02621 LOMUTI, FERRARA, SANTANGELO, CASTELLONE, SANTILLO, GAUDIANO, PAVANELLI, LANZI, ROMAGNOLI, CROATTI, LEONE, DI GIROLAMO, TONINELLI, LUPO, RUSSO, MARINELLO, PELLEGRINI Marco, MAUTONE,...



Atto Senato

Interrogazione a risposta orale 3-02621 presentata da ARNALDO LOMUTI
mercoledì 16 giugno 2021, seduta n.337

LOMUTI, FERRARA, SANTANGELO, CASTELLONE, SANTILLO, GAUDIANO, PAVANELLI, LANZI, ROMAGNOLI, CROATTI, LEONE, DI GIROLAMO, TONINELLI, LUPO, RUSSO, MARINELLO, PELLEGRINI Marco, MAUTONE, GALLICCHIO, PISANI Giuseppe, DONNO, D'ANGELO, QUARTO, MANTOVANI, PIRRO, AGOSTINELLI, TRENTACOSTE, DI NICOLA, ROMANO, NATURALE, FEDE, DI PIAZZA, FENU, CATALFO, GUIDOLIN, CASTALDI, PRESUTTO, PIARULLI, CIOFFI, CASTIELLO, DE LUCIA, VANIN, EVANGELISTA, L'ABBATE, BOTTICI, MAIORINO, DELL'OLIO, PESCO, AUDDINO, NOCERINO, ANASTASI, MONTEVECCHI - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:

la Basilicata confina a nord e a est con la Puglia, a nord e a ovest con la Campania e a sud con la Calabria. Tre regioni che, purtroppo, insieme alla Sicilia, hanno una forte presenza storica di note tipologie di organizzazioni criminali, dal cui nome si evince la loro connotazione territoriale: sacra corona unita, camorra, 'ndrangheta, mafia;

per molto tempo, la regione Basilicata è stata sempre dipinta quale isola felice, immune dalle influenze criminali nonostante la sua collocazione geografica;

tuttavia, la storia delle inchieste delle sue procure e dei procedimenti penali aventi ad oggetto reati tipici delle associazioni criminali di stampo mafioso consegna una fotografia diversa e preoccupante;

per la rappresentazione delle presenze criminali nel territorio appare utile fare ricorso all'accurata grafica predisposta dalla Direzione investigativa antimafia (DIA), pubblicata nella relazione annuale 2018 (periodo 1° luglio 2017-30 giugno 2018), presentata al Parlamento dal Ministro in indirizzo, la quale conferma che la collocazione geografica della Basilicata accentua il rischio di infiltrazioni da parte di consorterie criminali attive nelle regioni limitrofe;

la rilevanza della posizione geografica del territorio lucano in riferimento alle esigenze logistiche dei traffici criminali è stata confermata da diverse operazioni condotte dalle Procure e dalle forze dell'ordine anche a livello nazionale;

quanto descritto nella relazione del consigliere Gianfranco Donadio (già magistrato della Direzione nazionale antimafia e designato procuratore capo di Lagonegro) sulle due province, Potenza (capoluogo) e Matera, consente di rinvenire interessi di mafia, sacra corona unita, camorra e soprattutto di matrice 'ndranghetista (principalmente nell'area del metapontino);

lo stesso Ministro in indirizzo, nella relazione sull'attività delle forze di polizia sullo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica e sulla criminalità organizzata (anno 2016), trasmessa alla Camera dei deputati il 15 gennaio 2018, ha ribadito che "Il territorio della provincia di Matera, per la sua naturale collocazione geografica caratterizzata da un importante sbocco sullo Ionio, suscita l'interesse di elementi criminali provenienti dalle vicine regioni Puglia e Calabria, specialmente per il traffico di stupefacenti. La provincia, infatti, tramite la direttrice Jonica, funge da collegamento dalla Puglia fino alla Calabria e alla Sicilia per il transito di stupefacente. L'area jonica, oltre che terra di transito, sembrerebbe divenuta 'terra di interesse' (...). Il fenomeno criminale preoccupante dell'area materana, è sicuramente quello degli atti incendiari e intimidatori, commessi anche con armi da fuoco, che continua ad affliggere la zona jonico-costiera della regione, ricca di insediamenti turistici e di aziende agricole";

riguardo all'anno 2018, gli elementi acquisiti dalla sezione criminalità organizzata della squadra mobile di Potenza evidenziano un quadro di concreta gravità, rappresentato da innumerevoli episodi di natura estensiva e predatoria. Quadro che si è ulteriormente aggravato nei successivi anni, come riferito dal procuratore distrettuale antimafia di Potenza, dottor Francesco Curcio, durante la sua audizione presso la Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere del 9 giugno 2021;

considerato che:

nell'audizione, il procuratore Curcio ha evidenziato lo spessore della criminalità lucana che, pur restando autoctona, riesce a fare affari stringendo patti e alleanze con le potenti criminalità delle regioni limitrofe: in particolare sono forti i legami con la 'ndrangheta da cui le organizzazioni lucane mutuano anche rituali di affiliazione, ma non mancano i contatti nascenti con la camorra. Sul versante calabrese, da cui i clan lucani si riforniscono di stupefacenti, sono stati accertati dagli inquirenti contatti stretti e di affiliazione recente con la famiglia dei Grande Aracri, ma anche quelle datate con i Piromalli e i Morabito. I Grande Aracri ritornano quando si parla di piattaforme del gioco d'azzardo gestite in collaborazione con la 'ndrangheta calabrese dai gruppi potentini;

sul versante camorristico, invece, si iniziano ad avere incursioni dei casalesi con esponenti vicini ai clan di Casal di Principe e San Cipriano d'Aversa che penetrano nel tessuto socio-politico e imprenditoriale, commettendo soprattutto reati in materia di riciclaggio e frode, voto di scambio, contrabbando di carburanti e interessamento anche nel settore del traffico illecito di rifiuti;

nel corso dell'audizione Curcio ha ricordato le incomprensioni e le scarse collaborazioni del passato tra Procura di Matera e Direzione antimafia che non hanno permesso di trattare alcuni casi con l'attenzione necessaria relativamente a presunti reati mafiosi;

il problema dell'area materana è che, come avviene per il potentino, la criminalità si interessa alla vita economica ponendo il monopolio imprenditoriale su alcune attività, infiltrandosi nelle amministrazioni come in quella di Scanzano jonico, sciolta nuovamente di recente, e ponendo le basi per intervenire nel settore turistico e dell'agricoltura, imponendo ad esempio ai villaggi turistici di usufruire di servizi erogati da soggetti terzi vicini ai clan, o impossessandosi di aziende del settore logistico agroalimentare da utilizzare come "lavatrici" legali di affari illeciti;

infine, il dottor Curcio ha più volte formulato richiesta di istituzione della DIA a Potenza sulla scorta di un preciso dato di fatto: in Basilicata c'è ed è acclarata una presenza mafiosa molto significativa che impone di avere una struttura autonoma in grado di operare su più fronti con una ventina di uomini da mettere a disposizione per supporto alle indagini su appalti e riciclaggio;

di recente una sezione operativa è stata costituita a Foggia, ma la Basilicata non può permettersi di essere appendice di nessuno: Curcio ha ribadito la necessità di avere una propria DIA che sposti i propri interessi direttamente sulle attività dei clan lucani;

non a caso, l'operatività della DIA è a stretto contatto con la Direzione distrettuale antimafia (DDA), svolgendo le indagini o su sua delega o di iniziativa propria. Curcio ha ribadito che la richiesta di portare la DIA in Basilicata non cadrà nel dimenticatoio solo perché essa viene definita regione tranquilla: ciò che conta, ha ribadito il procuratore, e ciò che impone di intraprendere alcune strade non è la quantità dei reati ma la qualità e l'impatto sociale,

si chiede di sapere:

se e quali azioni il Ministro in indirizzo intenda mettere in campo riguardo alla repressione e alla prevenzione circa la presenza e la formazione di organizzazioni mafiose e sodalizi criminali nel territorio lucano;

se intenda decidere in maniera favorevole per l'istituzione della DIA nella città di Potenza.

(3-02621)