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Atto a cui si riferisce:
S.1/00390 premesso che: in data 31 maggio l'Agenzia italiana del farmaco (AIFA) ha annunciato l'autorizzazione all'uso del vaccino anti COVID Pfizer-Biontech ai fini dell'immunizzazione dei giovani...



Atto Senato

Mozione 1-00390 presentata da MASSIMILIANO ROMEO
giovedì 17 giugno 2021, seduta n.338

ROMEO, FREGOLENT, CANTU', DORIA, LUNESU, MARIN, GRASSI, SIRI, BAGNAI, PAZZAGLINI, CASOLATI, IWOBI, BERGESIO, SBRANA, VALLARDI, SAPONARA, PELLEGRINI Emanuele, PIANASSO, CANDURA, PILLON, LUCIDI, CAMPARI, MOLLAME, PITTONI, ALESSANDRINI, SAVIANE, ARRIGONI, BRIZIARELLI, RICCARDI, FERRERO, PERGREFFI, FAGGI, RIPAMONTI, PISANI Pietro, PIZZOL, ZULIANI, URRARO, RUFA - Il Senato,

premesso che:

in data 31 maggio l'Agenzia italiana del farmaco (AIFA) ha annunciato l'autorizzazione all'uso del vaccino anti COVID Pfizer-Biontech ai fini dell'immunizzazione dei giovani tra i 12 e i 15 anni;

la decisione è giunta a seguito del via libera dell'Agenzia europea del farmaco (EMA) del 28 maggio;

ad oggi la questione degli effetti collaterali non risulta ancora sufficientemente chiarita. In particolare, i test di fase 2 della Pfizer-Biontech hanno coinvolto poco più di 2.000 bambini. Si tratta di un campione molto ristretto al fine di determinare con precisione gli effetti collaterali rari o tardivi;

sul punto, il presidente dell'istituto di ricerche farmacologiche "Mario Negri" di Milano suggerisce l'acquisizione di maggiori informazioni prima di aprire la campagna vaccinale ai più giovani;

dagli ultimi dati riportati dall'Istituto superiore di sanità (ISS) contenuti nell'aggiornamento nazionale del 9 giugno 2021, emerge che per la popolazione da 0-19 anni il tasso dei decessi sia pari a 26. I deceduti di tale fascia d'età presentavano, tra l'altro, delle patologie pregresse, come riportato da diverse analisi. Sulla base di tali dati, si può asserire, quindi, che la mortalità per i giovani in buona salute risulta essere prossima allo zero;

i bambini sembrano essere meno suscettibili degli adulti sia all'infezione che alla trasmissione del SARS-CoV-2. Per questo motivo il loro ruolo nelle catene di trasmissione è limitato, quindi vaccinarli potrebbe essere un beneficio marginale nel ridurre il rischio per gli altri;

il COVID-19 nei bambini al di sotto dei 12 anni è paragonabile ad una mera influenza. Invero, i bambini soffrono solo di forme lievi dell'infezione e i dati preliminari suggeriscono che anche la malattia causata da varianti rimanga lieve nei bambini piccoli;

il 24 maggio l'advisory group del Centers for disease control and prevention (CDC) ha affermato che i dati che provengono dal vaccine adverse event reporting system (VAERS), che si basano sull'analisi di ciascuna cartella clinica, dimostrerebbero che la percentuale di casi di miocardite e pericardite nei vaccinati tra i 16 e 24 anni è più alta di quella che ci si potrebbe aspettare;

è necessario, dunque, valutare il rapporto tra rischio e beneficio, dal momento che il rischio dei bambini con buone condizioni di salute di ammalarsi è bassissimo, e un rischio anche minimo di avere effetti indesiderati a causa del vaccino deve essere opportunamente valutato, attraverso una chiara acquisizione dei dati in ordine alle complicanze gravi e ai postumi invalidanti nelle medesime fasce di età, ponendole a confronto con i dati epidemiologici in ordine ai decessi tra la popolazione 0-19 anni;

l'ingegner A. Tsiang dell'Environmental health trust (EHS) statunitense ha stimato i tassi di mortalità legati ai due vaccini anti COVID usati negli USA (Pfizer e Moderna) tramite un attento confronto, possibile grazie al database pubblico VAERS, con i tassi di mortalità riscontrati nella vaccinazione antinfluenzale 2019-2020, che sono risultati essere di circa 100 volte più bassi;

i morti negli USA segnalati al VAERS nella campagna antinfluenzale 2019-2020 sono stati circa 45 su 170 milioni di vaccinati, l'incidenza è stata, dunque, dello 0,000026 per cento, pari a circa 0,26 morti per milione di dosi. I morti segnalati in relazione ai vaccini anti COVID negli USA sono stati, dal 14 dicembre 2020 al 19 febbraio 2021 (circa 2 mesi), 966 su 41.977.401 dosi somministrate, l'incidenza è stata, dunque, dello 0,0023 per cento, pari a circa 23 casi per milione di dosi. I morti in eccesso prodotti dai 2 vaccini anti COVID Pfizer e Moderna sono, dunque, stimabili in (23,0 meno 0,26 cioè 23 morti per milione di dosi somministrate. Sulla base di tali dati si è in grado di stimare il rapporto tra rischi e benefici per le varie classi di età;

il tasso di mortalità da infezione COVID negli USA è stato, secondo i CDC di Atlanta, dello 0,003 per cento per la fascia di età 0-19 anni, e dello 0,02 per cento per la fascia di età 20-49 anni. Quindi, il rapporto tra rischi e benefici nel sottoporsi ai vaccini sembra essere maggiore solo per le persone di età, verosimilmente, superiore ai 25 anni. Per le persone con un'età minore di questa, i rischi connessi al vaccino e al COVID-19 sembrano essere praticamente equivalenti, e ciò dovrebbe essere un aspetto da valutare con attenzione, anche in considerazione del fatto che nessuno conosce gli effetti a medio e lungo termine dei vaccini anti COVID, somministrati per la prima volta. Peraltro il meccanismo dell'mRNA (quello utilizzato dai prodotti di Pfizer e Moderna) non è mai stato usato prima nei vaccini, e quindi si è dinanzi a un inedito assoluto;

sulla base di tali dati, il 25 marzo, in un articolo per la fondazione "Hume" si è stimato a 25 anni di età quello che si potrebbe chiamare il punto di break even tra rischi e benefici: sotto i 25 anni, insomma, i rischi sembrano superare i benefici;

i vaccini devono essere somministrati solo se i benefici superano i rischi, tenendo in considerazione, in particolare, che circa il 96 per cento dei morti per COVID in Italia è costituito da soggetti aventi oltre i 60 anni di età, fatta eccezione di un'esigua percentuale costituita da individui fragili di ogni classe di età (ad esempio gli immunodepressi, eccetera);

dinanzi a tutte queste incognite, ci si deve interrogare sull'opportunità di estendere la vaccinazione anche alla popolazione non a rischio, esponendo a rischi potenzialmente significativi, e ad oggi del tutto imprevedibili considerato che sono vaccini sperimentali, chi realisticamente non corre alcun pericolo mortale per il COVID, come i bambini e gli adolescenti,

impegna il Governo ad impostare la campagna vaccinale per coloro che hanno un'età al di sotto dei 25 anni sulla base del principio della massima precauzione e del principio della massima cautela, fornendo a tutti i giovani una corretta e puntuale informazione in ordine al rapporto tra rischi e benefici, interrompendo, nell'immediato, la campagna vaccinale per tutti coloro che hanno un'età inferiore a 16 anni.

(1-00390)