Testo RISOLUZIONE CONCLUSIVA
Atto a cui si riferisce:
C.8/00120 Risoluzione conclusiva 8-00120presentato daFORMENTINI Paolotesto diMercoledì 26 maggio 2021 in Commissione III (Affari esteri)
Risoluzioni nn. 7-00613 Formentini; 7-00623...
Atto Camera
Risoluzione conclusiva 8-00120presentato daFORMENTINI Paolotesto diMercoledì 26 maggio 2021 in Commissione III (Affari esteri)
Risoluzioni nn. 7-00613 Formentini; 7-00623 Delmastro Delle Vedove; 7-00626 Quartapelle Procopio; 7-00627 Di Stasio; 7-00628 Valentini: Sulla repressione della minoranza uigura nello Xinjiang.
TESTO UNIFICATO PRESENTATO DAL DEPUTATO FORMENTINI E APPROVATO DALLA COMMISSIONE
La III Commissione,
premesso che:
la promozione e il rispetto dei diritti umani devono rimanere al centro delle relazioni tra l'Italia e la Cina;
la Cina rappresenta per l'Italia e l'Unione europea un rilevante partner commerciale e un interlocutore importante nella sfida dei grandi temi globali; in tal senso è fondamentale e auspicabile proseguire con tale Paese un dialogo franco, senza arretramenti sulla difesa dei diritti umani;
in generale, da numerose testimonianze di esponenti della diaspora uigura, nonché dalle denunce di importanti organizzazioni internazionali per i diritti umani, tra cui Human Rights Watch, e le Nazioni Unite risulta che sia in atto una repressione grave, sistematica ed istituzionalizzata – come ha affermato il Ministro degli esteri francese, Yves Le Drian lo scorso 26 marzo – da parte della Repubblica Popolare Cinese nei confronti della minoranza uigura di religione musulmana nello Xinjiang, regione autonoma della Repubblica Popolare Cinese dal 1955 che ospita numerosi gruppi etnici, tra cui uiguri, han, kazaki, tibetani, hui, tagiki, kirghizi, mongoli, russi e xibe e dove, su una popolazione di quasi 22 milioni di persone, più di 10 milioni sono di origine uigura;
nella regione, da almeno 50 anni oggetto di rivendicazioni indipendentiste, a seguito delle rivolte iniziate nel 2009 e sfociate in scontri e proteste violente, in particolare, a partire dal 2014, il Governo cinese ha avviato una campagna contro il terrorismo e l'estremismo;
come conseguenza di questa campagna, secondo una pluralità di fonti attendibili, più di un milione di persone sarebbero state detenute nei cosiddetti centri di «rieducazione politica», in quella che è la più grande detenzione di massa di una minoranza etnica finora mai attuata a livello mondiale. Tali centri sono luoghi di detenzione, repressione e lavoro forzato, volti a snaturare l'identità religiosa e culturale della minoranza islamica, attraverso la repressione del dissenso e il tentativo di uniformarne i comportamenti individuali e familiari, nel nome di una supposta prevenzione al terrorismo e sicurezza economica nazionale. Oltre a pratiche sistematiche di detenzione arbitraria, gli uiguri sarebbero vittime di tortura e di gravi restrizioni dei loro diritti culturali e della pratica del loro culto, nonché soggetti ad un sistema digitale di sorveglianza assai invasivo da parte delle forze di sicurezza cinesi, nell'obiettivo precipuo di soffocare ogni aspirazione di carattere autonomista o di libera espressione del credo religioso;
numerose sono anche le evidenze relative a pratiche illegali e discriminatorie di controllo delle nascite nei confronti di donne uigure, che contemplerebbero anche il ricorso a sterilizzazioni coatte, nonché quelle concernenti la condizione di internamento di cui soffrono migliaia minori di etnia uigura, costretti ad orfanotrofi di Stato laddove un genitore sia detenuto nei campi di internamento;
già nell'agosto del 2018 il Comitato delle Nazioni Unite per l'eliminazione della discriminazione razziale ha denunciato gli abusi commessi nello Xinjiang, compresa l'istituzione di campi di detenzione arbitraria di massa;
nel 2018 venne costituito il China Tribunal, con sede a Londra e diretto da Sir Geoffrey Nice QC, ex pubblico ministero presso il Tribunale internazionale dell'ex Jugoslavia, al fine di verificare se la Cina, come sostiene e contrariamente alle denunce di diverse organizzazioni internazionali, abbia effettivamente bandito, dal 2015, la pratica disumana dell'espianto di organi ai detenuti, soprattutto se appartenenti alle minoranze uigure ed altre minoranze etniche e religiose;
a novembre 2019, diversi media occidentali hanno riportato la sinistra notizia di uomini cinesi di etnia han incaricati dal Governo cinese di «monitorare» le case delle donne uigure i cui mariti sono detenuti nei campi di prigionia, in base al programma denominato «accoppiatevi e mettete su famiglia» che prevede che i cinesi di etnia han si installino nelle case delle donne uigure i cui mariti sono detenuti. Il Governo cinese afferma che trattasi di programma per «promuovere l'unità etnica», mentre l'attivista Rushan Abbas, di origine uigura, ha più volte affermato che trattasi di una vergognosa pratica di stupro di massa;
numerose sono, in particolare, le denunce di lavoro forzato, anche carcerario, degli uiguri nelle catene di produzione dei settori dell'abbigliamento, della tecnologia e dell'automobile e, soprattutto, nel settore della produzione di cotone, di cui la Cina è uno dei maggiori produttori al mondo e che vede il 20 per cento della produzione concentrarsi nella regione autonoma uigura dello Xinjiang;
la lotta al lavoro forzato è una priorità per l'Unione europea, tant'è che anche nel quadro dell'accordo globale Unione europea-Cina sugli investimenti, gli investimenti dell'Unione europea devono rispettare le pertinenti convenzioni dell'OIL sul lavoro forzato, seppure non siglati dalla controparte cinese;
come conseguenza, molti noti marchi dell'industria mondiale dell'abbigliamento, che fino ad ora hanno tratto notevole profitto da questa situazione, hanno sottoscritto o annunciato l'impegno pubblico a dismettere gli approvvigionamenti dallo Xinjiang e uscire dalla regione;
gli Stati Uniti, con decisione del 3 dicembre 2020, proibiscono 1'ingresso nel proprio territorio di cotone prodotto nei Xinjiang Production and Construction Corps della regione autonoma del Xinjiang, e di prodotti con esso realizzati, in quanto ritengono che la loro produzione sia avvenuta sfruttando i lavori forzati; il provvedimento mira a colpire, oltre alla produzione di cotone del Xinjiang, anche coloro che utilizzano il prodotto cinese in qualsiasi altro luogo ed impone la fornitura di prove rispetto al fatto che i prodotti non siano stati realizzati utilizzando persone ai lavori forzati;
tale provvedimento costringerà molte aziende statunitensi a cambiare la propria catena di approvvigionamento ma, d'altra parte, la produzione di cotone da parte di persone ai lavori forzati costituisce una violazione dei diritti umani e un comportamento anticoncorrenziale perché altera il meccanismo dei prezzi. Dal provvedimento ci si aspetta, peraltro, oltre ad una produzione mondiale più etica attraverso la mancata vendita di quel tipo di prodotti, anche un recupero di quote di mercato per le produzioni nazionali;
sulla gravissima repressione in atto si sono espressi il Congresso degli Stati Uniti e i Parlamenti di alcuni Paesi membri dell'UE, oltre ad essersi levate anche voci assai autorevoli, in primis i Segretari di Stato USA delle Amministrazioni Trump e Biden, che hanno dichiarato la natura genocidaria delle politiche attuate dalla Repubblica Popolare Cinese ai danni della minoranza uigura, invocando la Convenzione ONU del 1948 per la prevenzione del genocidio;
il 22 aprile scorso la Camera dei Comuni del Regno Unito ha approvato una mozione bipartisan per il riconoscimento come forma di genocidio del trattamento riservato dalle autorità cinesi alla minoranza uigura residente nello Xinjiang;
tutto quanto sopra rappresentato configura una gravissima e persistente violazione dei diritti e delle libertà fondamentali ai danni della minoranza uigura nello Xinjiang;
le misure restrittive irrogate dal Consiglio dell'Unione europea il 22 marzo 2021, dopo le recenti decisioni di Stati Uniti, Canada e Regno Unito, nell'ambito del regime globale di sanzioni dell'UE in materia di diritti umani, per le detenzioni arbitrarie su ampia scala subite, in particolare, dagli uiguri nello Xinjiang. In particolare, è stato adottato il primo pacchetto di sanzioni relative a quattro alti funzionari cinesi, ritenuti responsabili di gravi violazioni dei diritti umani e libertà fondamentali in Xinjiang; tali sanzioni comprendono divieti di viaggio e congelamento dei beni eventualmente individuati all'estero e divieto di messa a disposizione di risorse economiche anche nei confronti del Production and Construction Corps Public Security Bureau dello Xinjiang, che controlla un quinto della produzione di cotone della regione e l'impiego di un decimo della sua forza lavoro;
la III Commissione ha audito il 1° ottobre 2020 Dolkun Isa, presidente del World Uyghur Congress, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impegno dell'Italia nella Comunità internazionale per la promozione dei diritti umani e contro le discriminazioni;
le autorità della Repubblica Popolare Cinese hanno sottoposto a sanzioni cinque membri del Parlamento Europeo, tre membri di parlamenti nazionali di Paesi UE, due accademici europei e quattro entità tra cui il Comitato Politico e di Sicurezza del Consiglio, la Commissione Diritti Umani del Parlamento Europeo e due centri di ricerca europei, in ragione delle opinioni espresse relativamente a quanto accade in Cina sotto il profilo del rispetto dei diritti umani;
nel fermo impegno della III Commissione a mantenere un'attenzione elevata sulla situazione dei diritti umani nella regione autonoma dello Xinjiang esercitando una assidua azione di monitoraggio, anche nella sede del Comitato permanente sulla tutela dei diritti umani nel mondo;
valutata, pertanto, l'opportunità affinché la stessa Commissione, sussistendo le necessarie condizioni, possa svolgere in futuro una eventuale missione di studio nella regione autonoma dello Xinjiang al fine di assumere ulteriori elementi di conoscenza ad orientamento sulla condizione delle minoranze etniche e religiose, con particolare riferimento alla minoranza uigura,
impegna il Governo:
ad esprimere, in tutte le sedi internazionali competenti, la più ferma condanna dell'Italia per ogni genere di violazione dei diritti umani praticata da uno Stato nei confronti degli appartenenti ad una minoranza etnica o religiosa;
ad esprimere una ferma presa di posizione nei confronti delle autorità della Repubblica Popolare Cinese in relazione alla loro decisione di sottoporre a sanzioni numerosi membri e funzionari del Parlamento Europeo in ragione delle opinioni da questi espresse a proposito del rispetto dei diritti umani in Cina;
a coordinarsi, insieme ai partner UE, per valutare nelle sedi internazionali gli strumenti più opportuni per accertare i casi sospetti di violazione domestica sistematica dei diritti umani di cui siano vittima minoranze etniche, nazionali o religiose anche al fine di appurare la natura delle repressioni in atto;
a sostenere la richiesta di accesso libero e senza restrizioni allo Xinjang per l'Alto Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, di modo che il Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite possa disporre di tutti gli elementi necessari per le eventuali successive determinazioni;
a sostenere l'invio nello Xinjang di osservatori, esperti, esponenti della società civile e parlamentari;
a considerare con attenzione le testimonianze provenienti dalla diaspora uigura relativamente alle gravi violazioni dei diritti umani nel quadro delle politiche di assimilazione forzata di cui sarebbero vittima le minoranze turchiche residenti nello Xinjiang cinese ed esprimere in tutte le sedi internazionali competenti, anche in coordinamento con gli altri Stati Membri dell'Unione Europea, tenuto conto degli orientamenti dei Paesi alleati dell'Italia, anche nell'ambito del G7, con particolare riferimento agli Stati Uniti ed al Regno Unito, e anche nell'ambito dei rapporti bilaterali e di cooperazione con la Cina, la più ferma condanna dell'Italia per le gravi violazioni dei diritti umani in Xinjiang, con particolare riferimento alle pratiche illegali di controllo delle nascite, alla repressione della libertà religiosa, al sistema di lavoro forzato in fabbriche ubicate presso campi di internamento, alle detenzioni arbitrarie e all'uso di tecnologie di sorveglianza digitale con finalità repressiva;
ad adottare iniziative a tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali nello Xinjiang in coordinamento con gli altri Stati membri dell'Unione europea, sensibilizzando le Autorità cinesi affinché favoriscano un accesso effettivo e senza ostacoli alla regione dello Xinjiang ai giornalisti e agli osservatori internazionali;
a sostenere le richieste dello UN Working Group on Business and Human Rights per garantire l'accesso senza ostacoli al Paese per condurre missioni di accertamento dei fatti, valutandola possibilità di sostenere misure per impedire la commercializzazione di prodotti qualora vi siano ragionevoli prove che siano stati realizzati utilizzando persone ai lavori forzati, e a promuovere da parte del settore privato l'esercizio di una stringente responsabilità sociale d'impresa, conducendo audit indipendenti sul rispetto dei diritti umani nell'intera catena di approvvigionamento di merci importate dallo Xinjiang;
a sostenere le raccomandazioni contenute nella Risoluzione approvata dal Parlamento europeo il 17 dicembre 2020 e ad esortare il governo cinese affinché pervenga alla ratifica e all'attuazione della Convenzione n. 29 dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) sul lavoro forzato, la Convenzione n. 105 dell'OIL sull'abolizione del lavoro forzato, la Convenzione n. 87 dell'OIL sulla libertà sindacale e la protezione del diritto sindacale, e la Convenzione n. 98 dell'OIL sul diritto di organizzazione e di negoziazione collettiva.
(8-00120) «Formentini, Delmastro Delle Vedove, Di Stasio, Quartapelle Procopio, Valentini».