• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/09377 (4-09377)



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-09377presentato daBITONCI Massimotesto diMercoledì 26 maggio 2021, seduta n. 516

   BITONCI, BAZZARO, ANDREUZZA, BADOLE, BISA, COIN, COLMELLERE, COMENCINI, COVOLO, FANTUZ, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, GIACOMETTI, LAZZARINI, MANZATO, PAOLIN, PATERNOSTER, PRETTO, RACCHELLA, STEFANI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO e ZORDAN. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   un imprenditore veneziano, Marco Zennaro, da due mesi – esattamente dal 1° aprile 2021 – è detenuto in un carcere del Sudan per un'accusa di frode inserita in un intrigo internazionale di cui si dice vittima;

   «Dormo per terra insieme ad altri detenuti (...) Non ho mai visto un carcere prima, non mi era mai capitata una cosa del genere, (...) Sono qui a causa di una persona che non ho mai incontrato e con cui non ho mai avuto nulla a che fare». È questa la drammatica testimonianza del quarantaseienne Marco Zennaro, rimbalzata in Italia attraverso la famiglia;

   la sua azienda, che ha sede a Venezia, opera in Sudan da un quarto di secolo e l'attività legata ai trasformatori elettrici fu avviata dal padre in terra africana; l'azienda di Zennaro avrebbe fornito una grossa partita di trasformatori acquistati dal distributore e intermediario sudanese dell'azienda veneziana, Ayman Gallabi, e destinati all'azienda elettrica del Paese;

   a marzo 2021 c'è una prima contestazione della fornitura; secondo Gallabi c'era una difformità tra le caratteristiche tecniche e i parametri indicati nei certificati di collaudo, motivo per cui Zennaro ha preso un aereo e ha raggiunto Khartoum. Giunto sul posto, si è sentito contestare la fornitura, sulla base di un'analisi di laboratorio effettuata da una ditta concorrente; Zennaro ha replicato sull'opportunità di affidarsi ad un soggetto neutrale per un giudizio super partes e per tutta risposta è stato denunciato e arrestato per frode;

   in un primo tempo è rimasto agli arresti in albergo; avrebbe a quel punto trattato con Gallabi, versando 400 mila euro. Ma non bastava perché Abdallah-Gallabi aveva acquistato la fornitura con il finanziamento di Abdallah Esa Yousif Ahamed, un militare che fa parte del clan del potente generale Mohamed Hamdan Dagalo, detto Hemeti, capo di Rsf (Rapid Support Force), le milizie che operano nella capitale Khartoum e che furono protagoniste durante il golpe del 2019 – chiedeva altri 700 mila euro. Mentre stava per imbarcarsi su un aereo per tornare a casa, Zennaro è stato arrestato di nuovo, finendo, questa volta, in cella con altri 30 detenuti ed una temperatura infernale;

   stando alle notizie stampa, si sono attivati i canali diplomatici della Farnesina per dare assistenza al connazionale e sbloccare una situazione kafkiana e preoccupante, soprattutto dopo che è stato trovato annegato nel Nilo il mediatore con il quale l'italiano aveva trattato la vendita di una partita di trasformatori elettrici destinata alla Sedec, la società nazionale di energia elettrica. Ayman Gallabi è morto, secondo una versione ufficiale, durante un'immersione sub, ma la famiglia di Zennaro non ne è convinta e teme altre cause;

   sulla vicenda è stata depositata anche una mozione in consiglio regionale del Veneto, durante la discussione della quale il capogruppo di Liga Veneta per Salvini premier, Giuseppe Pan, intervenendo in Aula, ha ricordato come «dal 1° aprile Zennaro abbia ricevuto 58 visite consolari dal personale dell'Ambasciata, ma che è notizia (...) che Marco si è lasciato andare, rifiuta il cibo che gli viene portato. Bisogna muoversi in fretta, non si può aspettare altro tempo e vanno adottate tutte le misure necessarie alla sua liberazione» –:

   se e quali iniziative il Ministro interrogato stia promuovendo per addivenire ad una rapida e positiva conclusione della vicenda esposta in premessa.
(4-09377)