• Testo ODG - ORDINE DEL GIORNO IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
C.9/03099/151    premesso che:     la pandemia e le necessarie misure restrittive per contenere i contagi hanno determinato uno shock sociale ed economico senza precedenti, inducendo pesanti...



Atto Camera

Ordine del Giorno 9/03099/151presentato daSUT Lucatesto diMartedì 18 maggio 2021, seduta n. 510

   La Camera,
   premesso che:
    la pandemia e le necessarie misure restrittive per contenere i contagi hanno determinato uno shock sociale ed economico senza precedenti, inducendo pesanti cali di fatturato e redditività, aumenti dell'indebitamento, erosioni delle basi patrimoniali delle aziende;
    le condizioni economiche e finanziarie delle imprese sono peggiorate dalla primavera 2020. La diminuzione del fatturato è stata ampia, ma di intensità differenziata tra i settori. La seconda ondata pandemica e le misure di restrizione per contrastarne la diffusione hanno determinato una nuova contrazione del valore aggiunto nel quarto trimestre, seppure più contenuta rispetto a quanto osservato nella primavera dello scorso anno. Le prospettive del settore dei servizi rimangono più sfavorevoli, in particolare per quelli più colpiti dalle misure di distanziamento sociale e dal rischio di contagio;
    in questo contesto, il Governo è intervenuto con misure volte a riequilibrare la struttura finanziaria delle aziende e a rafforzarne la patrimonializzazione. In particolare, da marzo 2020, il Governo ha adottato diverse misure che hanno attenuato l'impatto della crisi e ridotto i rischi di insolvenza. I costi delle imprese sono stati contenuti attraverso l'estensione della Cassa integrazione e la loro liquidità è stata sostenuta con misure quali i trasferimenti a fondo perduto, il differimento degli oneri tributari e contributivi e la moratoria sui prestiti. Grazie al perdurare del sostegno proveniente dalla politica monetaria e alle garanzie pubbliche sui prestiti, le banche hanno soddisfatto la domanda di fondi delle imprese e le condizioni di offerta del credito si sono mantenute nel complesso distese in tutti i settori;
    le stime di Banca d'Italia, condotte su oltre 700.000 società di capitali, indicano che alla fine del 2020, grazie alle misure governative approvate tra marzo e agosto, il numero delle aziende in deficit di liquidità si sarebbe ridotto da 142.000 a circa 32.000, mentre il fabbisogno complessivo sarebbe sceso da 48 a 17 miliardi. Le misure di sostegno avrebbero inoltre consentito di ridurre l'incidenza delle società di capitali in deficit patrimoniale (con patrimonio netto inferiore ai limiti legali) dal 14 al 12 per cento, a fronte del 7 per cento precedente la crisi;
    le risorse pubbliche finora stanziate sono state ingenti e l'utilizzo delle misure da parte delle imprese è stato ampio: sulla base delle rilevazioni della task force per le misure a sostegno della liquidità, ad oggi sono attive moratorie su prestiti del valore complessivo di circa 157 miliardi, facenti capo a circa 1,4 milioni di richiedenti, tra famiglie e imprese. Le richieste di finanziamento pervenute agli intermediari ai sensi dell'articolo 13 (Fondo di Garanzia per le PMI) del c.d. decreto Liquidità (decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 giugno 2020, n. 40), hanno continuato a crescere fino al 23 aprile 2021, a 1,71 milioni, per un importo di finanziamenti pari a circa 147 miliardi. Sono stati erogati prestiti a fronte di oltre il 92 per cento delle domande. Salgono a circa 23,3 miliardi di euro, per un totale di 1.950 operazioni, i volumi complessivi dei prestiti garantiti nell'ambito di «Garanzia Italia», lo strumento di SACE per sostenere le imprese italiane colpite dall'emergenza COVID-19. Di questi, oltre 8,8 miliardi di euro riguardano le prime nove operazioni garantite attraverso la procedura ordinaria prevista dal c.d. decreto Liquidità, relativa ai finanziamenti in favore di imprese di grandi dimensioni, con oltre 5000 dipendenti in Italia o con un valore del fatturato superiore agli 1,5 miliardi di euro;
    a differenza di quanto osservato nelle recenti fasi recessive, il credito bancario alle imprese è aumentato a ritmi elevati. La crescita ha luogo da marzo dello scorso anno per le società medio-grandi e da giugno, dopo molti anni di contrazione, per le aziende di minori dimensioni. Nel 2020, il tasso di crescita dei prestiti alle imprese ha raggiunto l'8,6 per cento, a fronte di una sostanziale stabilità nel triennio 2017-19 e di tassi di riduzione dell'1,7 e del 3,8 per cento, rispettivamente, nel 2009 e nella media del biennio 2012-13. Il potenziamento del Fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese (FCG) e la previsione di moratorie ex lege e private hanno sostenuto l'accesso al credito non solo per le aziende di minori dimensioni, strutturalmente più dipendenti dal credito bancario, ma anche per le imprese medie e per le mid-caps (tra 250 e 499 dipendenti), che in assenza delle misure di sostegno dedicate sarebbero anch'esse state colpite da restrizioni creditizie. La gran parte dei prestiti garantiti, inoltre, si è aggiunta al credito già in essere, e non lo ha semplicemente sostituito. L'aumento della dotazione del FCG, l'allargamento della sua operatività (inclusa l'estensione alle mid-caps) e la possibilità per SACE di svolgere attività di garanzia sui prestiti hanno quindi consentito di sostenere larga parte del sistema produttivo;
    gli interventi di sostegno hanno evitato la fuoriuscita dal mercato di imprese le cui difficoltà erano di natura temporanea. Nel medio termine, tuttavia, l'aumento del debito delle aziende più colpite dalla crisi potrà pesare sulla loro capacità di sostenerne gli oneri, con ricadute negative sulle possibilità di investire e di competere;
    superata l'attuale fase congiunturale, ancora critica, le conseguenze economiche innescate dalla pandemia COVID-19 determineranno un più elevato livello di indebitamento delle imprese, con ripercussioni sulle loro condizioni finanziarie e sul merito creditizio, nonché sulla capacità di autofinanziarsi e di intraprendere investimenti nella fase successiva alla crisi;
    la progressiva revisione dei tempi e delle condizioni delle iniziative straordinarie di sollievo finanziario per le imprese, ci pongono di fronte alla necessità di potenziare altri strumenti finalizzati a dare liquidità alle nostre imprese, in particolare le Pmi;
    già con il c.d. decreto Rilancio (decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77), si è deciso di offrire un'opportunità in più alle aziende che avevano necessità di immettere velocemente liquidità nelle loro casse: il ricorso all'istituto della cessione a terzi (comprese banche, altri istituti di credito e intermediari finanziari), con facoltà di successiva cessione, a titolo oneroso, del credito d'imposta: tale istituto si traduce in una possibile soluzione per la monetizzazione dei crediti erariali risultanti dai modelli dichiarativi, suscettibile di dare ai contribuenti la possibilità di vedersi accreditare gli importi risultanti in dichiarazione in tempi ragionevolmente accettabili;
    in questo momento, il credito d'imposta e la sua cessione a terzi è l'unica misura che potrebbe consentire alle aziende italiane di rilanciarsi e così rilanciare il tessuto economico e produttivo del Paese;
    i crediti di imposta si sono infatti rivelati uno strumento fondamentale: essi sono, di fatto, una riduzione dell'imposizione fiscale per chi investe in innovazione, green economy, macchinari 4.0 e tecnologie;
    in questa ottica, si pensi ad una misura mediante la quale i crediti di imposta per le imprese e i professionisti che abbiano fatto investimenti per l'innovazione che rientrano nel piano Transizione 4.0 possono essere ceduti a banche e intermediari finanziari fino al 31 dicembre 2022. I soggetti beneficiari possono così optare, al posto della compensazione, per la cessione, anche parziale, ad altri soggetti, inclusi istituti di credito e intermediari finanziari;
    l'esperienza applicativa del principio della cessione a terzi, già previsto per il c.d. Superbonus 110 per cento per le riqualificazioni energetiche, ha dimostrato come il meccanismo della cessione del credito sia in grado di sbloccare ingenti investimenti e riattivare l'economia. La libera circolazione dei crediti d'imposta legati al piano Transizione 4.0 può consentire alle imprese di investire con maggiore serenità in beni strumentali materiali e immateriali e, in particolare, in innovazione tecnologica e in spese orientate alla transizione ecologica. In prospettiva, questi crediti, attivando un'apposita piattaforma elettronica, si possono usare come «moneta fiscale» per pagare beni e servizi, immettendo nell'economia reale un ingente flusso di risorse economiche senza alimentare ulteriore debito;
    un tema, quello dei crediti d'imposta e del loro utilizzo come volano per le attività produttive, affrontato anche nell'ambito dell'indagine conoscitiva, attualmente in corso, presso le Commissioni VI Camera e 6a Senato sulla riforma dell'imposta sul reddito delle persone fisiche e altri aspetti del sistema tributario: in questo contesto è emerso il suggerimento, da parte di autorevoli auditi, di slegare dalla dichiarazione dei redditi il tema della redistribuzione del reddito e dell'incentivo agli investimenti e agli acquisti per le spese cosiddette meritorie. Secondo questi esperti, è piuttosto discutibile utilizzare il sistema delle detrazioni e deduzioni in dichiarazione redditi, perché impoverisce la base imponibile Irpef, tagliando spesso fuori dai benefici i cc.dd. incapienti. Sarebbe invece più efficiente un sistema di sussidi diretti nel caso di interventi redistributivi, commisurati – ad esempio – alla dichiarazione ISEE. In questo senso, occorre una riflessione sull'impiego di crediti d'imposta cedibili quali sussidi diretti; crediti d'imposta slegati dal sistema delle detrazioni e deduzioni che sappiamo tanto danno hanno fatto al nostro sistema fiscale. I crediti d'imposta cedibili possono essere una valida soluzione di sussidi e sostegni diretti, per diverse ragioni: garantiscono un'erogazione immediata ai beneficiari; comporteranno un esborso da parte dello Stato, ovvero un minor gettito, soltanto una volta ottenuti gli effetti positivi anche per il gettito dello Stato. L'utilizzo dei criteri d'imposta potrebbe essere una soluzione a saldo zero per le casse dello Stato, ma con effetti moltiplicativi per l'economia, per l'ambiente e per le famiglie;
    la cedibilità dei crediti d'imposta delle imprese per la vendita dei beni strumentali nell'ambito del piano Transizione 4.0 è una misura molto attesa dalle imprese ed è condivisa da tutte le forze politiche;
    come noto, nel corso dell'esame del decreto n. 41 del 2021 presso l'altro ramo del Parlamento, dall'emendamento interamente sostitutivo dell'anno scolastico 2144 è stato stralciato l'emendamento, approvato in sede referente dalle Commissioni 5A e 6A Bilancio e Finanze, relativo alla cessione dei crediti di imposta per gli investimenti in beni strumentali;
    secondo la Ragioneria dello Stato, infatti, è stato necessario eliminare dal provvedimento le norme sulla cessione dei crediti – proposte anche per il bonus mobili e per gli interventi di eliminazione delle barriere architettoniche – per «rilevanti effetti sulla finanza pubblica» diversi da quelli stimati. Gli effetti finanziari – ha spiegato il dipartimento del Ministero dell'Economia e delle Finanze – potrebbero essere particolarmente significativi per quei crediti che, come industria 4.0, prevedono una fruizione in quote annuali, perché l'impatto sul deficit sarebbe anticipato interamente al primo anno di utilizzo, indipendentemente dall'effettivo utilizzo in compensazione. Per tali ragioni, «non è possibile, allo Stato, assentire proposte di estensione della cedibilità ad altre tipologie di crediti»;
    di fronte allo sconcerto delle forze politiche, è stata immediatamente manifestata, da parte del Governo, la volontà di non accantonare la questione e di aprire al riguardo un confronto con il Parlamento,

impegna il Governo

ad avviare con tempestività il confronto con il Parlamento relativo all'introduzione della previsione riguardante la cessione dei crediti di imposta per gli investimenti in beni strumentali del Piano transizione 4.0 già nel prossimo decreto Sostegni-bis.
9/3099/151. Sut, Davide Crippa, Alemanno, Carabetta, Chiazzese, Fraccaro, Giarrizzo, Masi, Orrico, Palmisano, Perconti, Scanu, Gallinella, Alberto Manca, Elisa Tripodi, Corneli, Parentela, Cassese, Pignatone, L'Abbate, Cillis.