• Testo RISOLUZIONE IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.7/00647 (7-00647) «Fassino».



Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00647presentato daFASSINO Pierotesto diLunedì 3 maggio 2021, seduta n. 499

   La III Commissione,

   premesso che:

    i Balcani occidentali sono parte integrante del continente europeo, della sua storia, delle sue civiltà. Lo sono stati nei secoli, lo sono oggi. Tutto ciò che accade nei Balcani ha un impatto sulla vita dell'Europa, e reciprocamente, ogni dinamica europea investe anche la regione balcanica;

    fin dagli Accordi di Dayton la prospettiva dell'integrazione nelle istituzioni euro-atlantiche era stata indicata come la chiave per dare stabilità ai Balcani Occidentali, storicamente percorsi da guerre e aspri conflitti;

    con la integrazione europea, popoli e nazioni dei Balcani – superando secoli di conflitti – sono sollecitati a pensare e costruire il proprio futuro «non contro il vicino, ma con il vicino»;

    la prospettiva europea è stata formalmente assunta dal Consiglio europeo nel 2003 a Salonicco e ripetutamente confermata anno dopo anno, fino alla Dichiarazione di Zagabria del maggio 2020;

    l'ingresso della Slovenia nell'Unione europea nel 2004 e dei Paesi dei Balcani Orientali (Romania e Bulgaria) nel 2007 e la decisione della Nato di aprire le porte ai Paesi della regione avevano suscitato nelle capitali dei Balcani Occidentali l'aspettativa di una rapida integrazione;

    al fine di accompagnare e preparare il processo di adesione sono state attivate istituzioni di cooperazione regionale, quali Iniziativa centro europea (In.C.E.), Iniziativa Ionico-Adriatica, Processo di Berlino e creato, con la strategia UE per la Regione Adriatico e Ionica (Eusair) uno strumento di sostegno finanziario a politiche di modernizzazione e sviluppo della regione;

    rispettivamente dal 2012 e dal 2014, la Commissione ha avviato negoziati di adesione, con Montenegro e Serbia, che tuttavia – soprattutto con Belgrado – procedono con lentezza;

    l'accordo intervenuto tra Skopje e Atene per la denominazione «Macedonia del Nord» rappresenta un positivo contributo alla stabilità della regione, aprendo la strada alla integrazione europea dello Stato nord-macedone;

    nonostante nel marzo 2020 il Consiglio europeo abbia autorizzato la Commissione ad avviare i negoziati con Albania e Nord Macedonia, le Conferenze intergovernative di avvio dei negoziati non sono state finora convocate a causa di un veto della Bulgaria nei confronti della Macedonia del Nord;

    per superare il conflitto tra Serbia e Kosovo, l'Unione europea ha nominato un Inviato speciale con l'obiettivo di giungere ad una normalizzazione delle relazioni tra Belgrado e Pristina, passaggio essenziale per l'integrazione europea dei due Paesi;

    la Bosnia Erzegovina ha presentato domanda per passare dallo status di «potenziale candidato» allo status di «candidato», impegnandosi alle riforme costituzionali e politiche necessarie al consolidamento della coesione della Bosnia-Erzegovina quale Stato pluricomunitario;

    la Commissione europea ha dichiarato che il Kossovo ha adempiuto alle condizioni necessarie alla liberalizzazione dei visti;

    le politiche attuate da Unione europea e Nato dalla Pace di Dayton ad oggi hanno consentito di avviare i Balcani sulla strada della pace, della stabilità e della crescita economica;

    all'impegno internazionale per la stabilità della regione l'Italia ha dato e continua a dare un significativo contributo con la partecipazione alle missioni Kfor e Eufor, con l'assistenza civile, con programmi di cooperazione economica e di intense relazioni politiche;

    tuttavia, le tante turbolenze vissute dall'Europa – la crisi «greca», la Brexit, l'emergenza migratoria, le troppe instabilità nel Mediterraneo, il conflitto russo-ucraino, le divaricazioni tra i Paesi europei sulle politiche di bilancio e, da ultimo, anche la grave crisi pandemica – hanno indotto a dilazionare nel tempo l'ingresso di nuovi Paesi: i negoziati con Serbia e Montenegro sono ancora lontani da una conclusione, è bloccato l'avvio dei negoziati con Albania e Macedonia, indefinite sono le prospettive di integrazione di Bosnia-Erzegovina e Kossovo;

    il tempo ormai trascorso – ventisei anni da Dayton e diciotto da Salonicco – suscita sentimenti di delusione e frustrazione non solo nelle cancellerie governative, ma soprattutto nelle opinioni pubbliche, rischiando che si rallentino i processi di riforma necessari all'adozione di standard europei e all'acquis communautaire e tornino a manifestarsi pulsioni nazionalistiche che già tante tragedie hanno causato in passato;

    nei Balcani occidentali sono nate e cresciute generazioni di giovani che si sentono e vogliono essere europei e che guardano con speranza all'Unione europea che a quelle aspettative e a quei sogni deve offrire un futuro di crescita e prosperità;

    è stato diffuso nelle settimane scorse un non-paper, di cui non sono noti gli autori, ma che rappresenta un pericoloso campanello di allarme, che propone di sovvertire i delicati assetti costruiti dopo Dayton, tracciando nuovi confini, spartendo territori, riorganizzando l'intera regione in tre nazioni etniche: la grande Serbia, la grande Croazia, la grande Albania. Progetto che, se attuato, precipiterebbe i Balcani ancora una volta in sanguinosi e devastanti;

    cresce nella regione la presenza di altri player: la Cina considera i Balcani come il terminale adriatico della nuova Via della seta; Russia e Turchia puntano a rivitalizzare i legami derivanti dall'appartenenza della regione agli imperi russo e ottomano; gli Emirati Arabi Uniti si propongono come tutori delle presenze islamiche della regione. E con l'Amministrazione Biden torna una attenzione strategica Usa alla regione, tanto più nel momento in cui la Nato ha integrato cinque dei sette Stati balcanici. Uno scenario che deve sollecitare l'Unione europea a uscire da incertezze e ambiguità perché ogni spazio non coperto dalla Unione europea rischia di essere immediatamente riempito da altri, come è successo sui vaccini, per il cui approvvigionamento alcuni Paesi balcanici si sono rivolti a Russia e Cina;

    è decisivo che i Paesi che aspirano all'adesione attuino con determinazione e tempestività quelle riforme di adeguamento agli standard e ai valori dell'Unione europea su Stato di diritto, libertà dei media, indipendenza della magistratura, lotta alla corruzione, tutela delle minoranze. Così come altrettanto rilevante è che nei Paesi dei Balcani occidentali la dialettica politica interna, le normative elettorali, i rapporti tra maggioranza e opposizione siano improntati agli standard europei di reciproco riconoscimento e di rispetto della volontà popolare;

    le riforme richieste ai Paesi balcanici richiedono anche da parte dell'Unione europea un cambio di passo, con segnali chiari di determinazione nella volontà di integrazione, mentre ogni segnale di incertezza fornirebbe alibi al rallentamento dei processi riformatori;

    un cambio di passo da parte dell'Unione europea è tanto più necessario per far fronte alle conseguenze di COVID-19: i Balcani occidentali devono essere parte dello spazio europeo di approvvigionamento dei vaccini; Next Generation EU deve essere riferimento anche per i Paesi dei Balcani occidentali; tutte le decisioni della Commissione europea sulle migrazioni e sull'asilo devono tenere conto dei Paesi della regione, superando i drammi della rotta balcanica. La Conferenza sul futuro dell'Europa offre da questo punto di vista un'occasione proficua per integrare tali Paesi in una riflessione decisiva per il futuro di tutto il continente;

    la Nato ha svolto e continua a svolgere un ruolo vitale per la pace e la sicurezza nei Balcani occidentali; per sostenere la ricostruzione, il rafforzamento delle istituzioni pubbliche, la riforma del settore della sicurezza, perseguendo una strategia volta ad assicurare la rapida integrazione dei Paesi della regione balcanica nella propria architettura di sicurezza ed economico-politica;

    l'assistenza politica, militare ed economica e, da ultimo, sanitaria, assicurata dalla Nato ha consentito di completare un gran numero di progetti per sostenere la ricostruzione, lo sminamento, lo smaltimento di munizioni, il rinnovamento di basi militari abbandonate, così come progetti per aiutare la riforma del settore della sicurezza e una più ampia efficacia e trasparenza istituzionale dei Governi. Particolare attenzione è stata prestata al contrasto all'influenza russa e cinese e alla presenza di foreign fighters nella regione;

    l'Italia è da sempre sostenitrice dell'integrazione europea dei Balcani occidentali sia per gli stretti legami storici, economici, culturali e politici che il nostro Paese ha con la regione, sia perché fortemente convinta che la stabilità e la prosperità dei Balcani siano nell'interesse dell'Europa;

    l'integrazione europea dei Balcani occidentali è sostenuta unanimemente da tutte le forze politiche presenti nel Parlamento, italiano come dimostra l'approvazione unanime della risoluzione n. 8-00031 sull'integrazione dei Balcani occidentali nelle istituzioni euroatlantiche;

    la III Commissione della Camera dei deputati ha sviluppato una intensa collaborazione con le analoghe istituzioni parlamentari dei Paesi balcanici e dei Paesi dell'Unione europea, sottolineando così quanto l'Italia voglia essere partner e sponsor dell'integrazione europea dei Balcani occidentali;

    la stessa Commissione ha promosso il 26 aprile 2021 un Seminario interparlamentare sulle prospettive di integrazione dei Balcani occidentali in un mondo multipolare, che ha visto la partecipazione dei presidenti delle Commissioni esteri di 17 Paesi, del Commissario dell'Unione europea all'allargamento, del Segretario Generale del Servizio europeo per l'azione esterna, dei rappresentanti europei nei Balcani e dei segretari generali dell'Ince e della Iniziativa Ionico-Adriatica e la cui Dichiarazione finale sollecita l'Unione europea ad una accelerazione del processo di integrazione;

    in vista della riunione del Consiglio affari esteri prevista per il 10 maggio 2021, al cui ordine del giorno è prevista una riflessione sul processo di integrazione dei Paesi dei Balcani occidentali,

impegna il Governo:

   a ribadire e sostenere in ogni sede iniziative per integrazione dei Balcani occidentali nelle istituzioni euroatlantiche;

   ad adottare iniziative volte a sollecitare la Commissione europea ad accelerare i negoziati di adesione di Serbia e Montenegro;

   ad adottare iniziative per promuovere la convocazione delle conferenze intergovernative per l'avvio dei negoziati con Albania e Nord Macedonia, facendo appello alla Bulgaria a rimuovere la sua contrarietà all'apertura dei negoziati con Skopje;

   a sostenere il riconoscimento dello status di «candidato» alla Bosnia;

   a promuovere ogni iniziativa utile alla normalizzazione dei rapporti tra Serbia e Kossovo;

   a chiedere al Consiglio europeo di dare corso alla proposta della Commissione di liberalizzare i visti di circolazione per i cittadini del Kossovo;

   a promuovere nella sede della Conferenza sul futuro dell'Europa forme di coinvolgimento delle istituzioni e delle opinioni pubbliche dei Balcani occidentali;

   a favorire la inclusione dei Paesi dei Balcani occidentali nello spazio europeo di approvvigionamento dei vaccini;

   ad adottare iniziative volte a sollecitare i Paesi dei Balcani occidentali ad armonizzare i loro programmi di investimento ai settori strategici (climate change, infrastrutture, digitalizzazione, innovazione, formazione) indicati nel Recovery Plan;

   a coinvolgere i Paesi della cosiddetta «rotta balcanica» nel dibattito sul «Nuovo patto per l'immigrazione e l'asilo» proposto dalla Presidente Von der Leyen;

   a sostenere le iniziative promosse dall'Ince, dall'Iniziativa Ionico-Adriatica, dal Processo di Berlino e i programmi di Eusair;

   a sostenere con iniziative di carattere diplomatico un rilancio del ruolo della Nato volto in particolare a sostenere la prospettiva di adesione della Bosnia Erzegovina all'Alleanza.
(7-00647) «Fassino».