• Testo RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
C.6/00180    premesso che:     la crisi economica derivante dalla pandemia da Covid-19 che ha colpito il nostro Paese è la più grave dal secondo dopoguerra. Nel 2020 il Pil italiano ai...



Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00180presentato daCOLLETTI Andreatesto diMercoledì 31 marzo 2021, seduta n. 478

   La Camera,
   premesso che:
    la crisi economica derivante dalla pandemia da Covid-19 che ha colpito il nostro Paese è la più grave dal secondo dopoguerra. Nel 2020 il Pil italiano ai prezzi di mercato (Pil nominale) è stato pari a 1.651.595 milioni di euro correnti, con una caduta del 7,8 per cento rispetto al 2019. Il Pil reale, invece, è diminuito dell'8,9 per cento, il peggior decremento della storia repubblicana, tornando ai livelli del 1998. L'Istat ha anche registrato un aumento della pressione fiscale rispetto al Pil, passata dal 42,4 al 43,1 per cento;
    nella contrazione del Pil emerge in modo preponderante il crollo dei consumi delle famiglie (-10,7 per cento), che ha causato una contrazione del 6,4 per cento. Un ribasso piuttosto importante è stato registrato anche nel settore degli investimenti fissi lordi (-9,1 per cento) e delle esportazioni (-13,8 per cento);
    a causa della pandemia da Covid-19, il debito pubblico italiano ha raggiunto, nel 2020, quota 2.569.258 milioni ed è pari al 155,6 per cento del Pil, in aumento del 21 per cento rispetto al 2019, dove si attestava al 134,6 per cento; inoltre, a livello di contabilità statale, le entrate sono diminuite del 6,4 per cento, mentre le spese sono aumentate dell'8,6 per cento;
    per contrastare, a livello europeo, gli effetti legati all'emergenza pandemica, il nuovo Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 ha assicurato uno stanziamento di risorse pari a 1824,3 miliardi di euro, di cui 1074,3 miliardi previsti dal quadro finanziario e 750 miliardi associati dal programma Next Generation EU (NGEU), uno strumento temporaneo per la ripresa, con l'obiettivo di contribuire a riparare i danni economici e sociali immediati causati dalla crisi pandemica per contribuire alla creazione di un'Europa post COVID-19 più verde, digitale, resiliente e adeguata alle sfide presenti e future;
    in relazione allo stanziamento delle risorse complessivo previsto da NextGenerationEU la maggior parte è assegnata al Dispositivo europeo per la ripresa e la resilienza, Recovery and Resilience Facility (RRF), finalizzato al sostegno di investimenti e riforme degli Stati membri, con uno stanziamento di fondi pari, in totale, a 672,5 miliardi di euro (di cui: 360 miliardi di prestiti e 312,5 miliardi di sovvenzioni);
    per accedere alle risorse del NGEU gli Stati membri devono redigere un documento di programmazione, il «Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza» (PNRR), da presentare entro il 30 aprile 2021, che definisca il programma nazionale di riforme e gli investimenti da finanziare, in coerenza con le priorità europee, con le finalità dello strumento, con i programmi nazionali di riforma, nonché con le raccomandazioni specifiche per Paese approvate dal Consiglio, e che individui obiettivi specifici, quantificazioni dell'impatto macroeconomico e sociale atteso, nonché il dettaglio degli investimenti e delle riforme previste;
    i piani nazionali dei singoli Stati membri devono essere sottoposti all'approvazione della Commissione europea e solo dopo l'approvazione gli Stati membri possono ricevere una prima tranche di sovvenzioni;
    per quanto riguarda l'Italia, le risorse complessive stanziate dal programma NextGenerationEU ammontano a circa 223,9 miliardi di euro (le risorse attribuite al nostro paese, comprensive in tale importo delle somme stanziate nel PNRR a valere sul Fondo Sviluppo e Coesione, derivano rispettivamente da: RRF, ReactEU, Sviluppo rurale e Just Transition Fund). Le quote più rilevanti derivano dagli stanziamenti di ReactEU, pari a 13,5 miliardi di euro, e da RRF, pari a 196,5 miliardi di euro (di cui 127,56 miliardi di prestiti e 68,9 miliardi di sovvenzioni). Aggiungendo al RRF e al ReactEU (223,91 miliardi di euro) le risorse della programmazione nazionale di bilancio e i fondi SIE/PON e FEASR cofinanziati da risorse europee (87,95 miliardi di euro), come illustrato nel PNRR, le risorse complessive dedicate alle sei missioni del piano nazionale nel periodo 2021-2026 raggiungono, in totale, 311,86 miliardi;
    per affrontare le sfide surriferite il PNRR italiano, presentato il 15 gennaio 2021 ed integrato dalle note tecniche predisposte dal ministero dell'economia e delle Finanze, si sviluppa secondo tre assi strategici (digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale) e si articola in sei missioni, suddivise in numerose linee progettuali: digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute. Gli obiettivi «orizzontali» individuati sono: parità di genere; accrescimento delle competenze, della capacità e delle prospettive occupazionali dei giovani; riequilibrio territoriale e coesione sociale, con particolare attenzione al Mezzogiorno;
   considerato che:
    il piano attualmente presentato alle Camere non rispecchia le prescrizioni della Guidance to member States – Recovery and Resilience Plans – part 1, part 2, in particolare:
    1. Non presenta a tutt'oggi informazioni statistiche: popolazione, istruzione, occupazione con dati rilevati regione per regione, che consentano di spiegare come si intenda realizzare l'obiettivo della coesione territoriale;
    2. Non mostra alcuna evidenza del rispetto del vincolo del 37 per cento delle risorse destinate ad investimenti green e 20 per cento ad investimenti nel digitale, come prevedono le linee guida UE;
    3. Manca di chiarezza nella definizione della strategia e dei provvedimenti rivolti alla prossima generazione di Italiani;
    4. Manca del richiesto collegamento delle misure con le raccomandazioni specifiche inviate agli Stati membri nel 2019 e 2020, che nel caso dell'Italia sono soprattutto le misure di prevenzione antiriciclaggio, antifrode e anti corruzione, tanto più necessarie in presenza di un cospicuo flusso di denaro europeo;
    5. Manca di indicatori, milestones, target e baselines, previste dalla Guida europea;
    6. È generico nell'ipotesi che possa avvalersi dell'InvestEU, cosa inammissibile perché in tal caso la guida prevede si debba dichiarare esplicitamente nel Piano con tanto di dati ed elementi a corredo espressamente richiesti dalla Guida;
    7. Non chiarisce, circa l'utilizzo dei Fondi Sviluppo e Coesione, che dovrebbe ammontare a 17 miliardi circa, il quantum detratto e a discapito di quali regioni;
    8. Manca l'allocazione geografica delle risorse (si parla solo di Nord-centro-sud);
    aggrava enormemente il già cospicuo debito pubblico nazionale rischia di produrre ripercussioni particolarmente gravose, insostenibili per le nuove generazioni;
    molte linee d'intervento necessitano di riforme propedeutiche che ad oggi ancora non sono neanche state concepite e che a doverle realizzare sarebbe un governo tecnico di «unità nazionale»;
    che qualora non venissero rispettate le milestones europee, verrebbe interrotta l'erogazione del fondo e quindi si rischia di vedere interrotte le misure;
    che il nostro Paese ha già dimostrato di non eccellere nella capacità di utilizzo dei fondi della programmazione europea, che molto spesso ritornano al mittente,

impegna il Governo:

   1) sul piano generale:
    a) accedere alla componente sovvenzioni dello strumento, senza ricorso ai prestiti (o solo una parte dei prestiti) che prevede, finanziando la parte di programma eccedente le sovvenzioni tramite risorse reperite a livello nazionale sul mercato dei capitali, estremamente più rapide da ottenere rispetto a quelle dello strumento, dal costo sostenibile anche in virtù delle presenti condizioni di mercato eccezionalmente favorevoli;
    b) sostenere la struttura di fondo del settore produttivo italiano, caratterizzato dalla presenza di PMI, la cui specificità le rende eccellenze nel settore di appartenenza, e costituisce un fattore di resilienza grazie alla loro flessibilità e capacità di diversificazione; evitando che le risorse del NGEU vengano usate esclusivamente per promuovere la concentrazione economica e produttiva nei settori tech, green e digitale, che già presentano posizioni dominanti;
    c) favorire attraverso lo strumento di ripresa e resilienza una nuova «economia di Stato», non solo come presenza dello stesso come attore economico per compensare i gap distorsivi prodotti dal mercato, a svantaggio della piccola imprenditorialità, ma anche nel ruolo di promotore di forme di supporto al credito per sostenere le attività produttive nazionali (quali moratorie ed aiuti diretti);
    d) concentrare le risorse rideterminate in funzione della reale capacità di spesa nel limite cronologico previsto dal Recovery Plan in poche linee d'intervento che soddisfino altresì gli obiettivi trasversali di coesione sociale e territoriale, parità di genere e pari opportunità, occupazione giovanile, transizione ecologica evitando interventi a pioggia non sostenibili per un Paese che negli ultimi 20 anni ha ridotto ad un quarto il personale che opera nella pubblica amministrazione;
    e) procedere nel rafforzamento di misure nazionali volte a prevenire, individuare e correggere corruzione, frode e conflitti di interesse quando si utilizzano i fondi forniti nell'ambito del Dispositivo, comprese le disposizioni volte ad evitare il doppio finanziamento da altri programmi dell'Unione, coinvolgendo direttamente la Direzione Nazionale Antimafia sin dall'inizio del processo di ricostruzione del Paese attraverso specifici protocolli, riconoscendo il fondamentale apporto che la Direzione può offrire nel contrasto di ogni fenomeno di inquinamento mafioso dei progetti di sviluppo (indebita intercettazione dei flussi finanziari, sfruttamento delle risorse per riciclare proventi criminali, impiego dello strumento intimidatorio e corruttivo);
   2) sul settore infrastrutture e trasporti:
    a) a rivedere le modalità di allocazione delle risorse tra le voci di spesa del settore mobilità e trasporti, al fine di assicurare coerenza tra l'ammontare delle risorse stanziate e la capacità di ciascuna voce di rispondere agli obiettivi nazionali e comunitari di riduzione delle emissioni inquinanti;
    b) a riallocare le risorse destinate ai collegamenti ferroviari a lunga distanza ad alta velocità verso progetti con tempi di realizzazione più contenuti ed impatti positivi già nell'orizzonte di Piano, che mirino all'accelerazione dell'elettrificazione del settore, all'attuazione dei Piani Urbani della Mobilità Sostenibile, al potenziamento del TPL, delle infrastrutture per la mobilità ciclabile e pedonale e dell'intermodalità, del trasporto ferroviario metropolitano e regionale;
    c) a destinare maggiori risorse per il trasporto pubblico locale sostenibile, in modo da poter implementare le reti tramviarie e metropolitane, potenziare il servizio di trasporto collettivo e condiviso, rinnovare il parco mezzi non alimentato da fonti fossili, sviluppare le reti ciclabili, gli interventi di moderazione del traffico e di sicurezza stradale;
    d) a sostenere le misure e gli investimenti utili per la mobilità sostenibile contenute nei PUMS adottati e approvati;
    e) a sostenere le misure e gli investimenti nel settore dell'autotrasporto affinché si realizzi la transizione dal Diesel e dal gas verso l'elettrificazione, a vantaggio di ambiente, qualità dell'aria, vivibilità delle città e a supporto di una giusta transizione delle oltre 90.000 piccole e medie imprese operanti in Italia nell'ambito della logistica;
    f) a sostenere lo sviluppo di una filiera industriale e catena del valore dell'elettrico nazionale che garantisca importanti ripercussioni in termini occupazionali e di crescita economica nel medio e lungo termine, fornendo una concreta opportunità all'Italia di uscire da un prolungato periodo di crisi industriale e allinearsi, colmando il gap, ai maggiori stati europei;
    g) a dare priorità di investimento allo sviluppo di una rete di infrastrutture di ricarica elettrica capillare;
    h) a prevedere risorse dedicate specificamente ad aumentare il parco autobus elettrici anche attraverso la possibilità di effettuare il retrofit elettrico su alcuni mezzi esistenti e a promuovere lo sviluppo di una filiera italiana dell'autobus elettrico;
    i) a rimuovere dal PNRR tutte le spese per nuovi investimenti autostradali e potenziamenti della rete e a non farsi carico di manutenzioni, adeguamenti tecnologici ed elettrificazioni da effettuare sulla rete autostradale esistente che devono essere posti a carico delle concessionarie autostradali, secondo i rispettivi PEF, sia vigenti che da rivedere;
    l) ad investire nella progressiva elettrificazione delle tratte marittime brevi (inferiori a 50 miglia) operative nel nostro paese e nello studio di soluzioni per decarbonizzare le tratte medie e lunghe;
    m) implementare risorse anche per i porti commerciali minori italiani al fine del pieno sviluppo di tutte le aree del paese;
   3) sul settore giustizia:
    a) implementare pienamente la digitalizzazione operando altresì una semplificazione del sistema tra i diversi settori (civile, amministrativo, tributario e penale) prevedendo, se possibile, un unico metodo di processo telematico;
    b) aumentare la produttività del settore civile (e penale) rendendo pienamente operante l'ufficio del processo, prevedendo che ad ogni magistrato corrisponda personale di cancelleria e «assistenti giuridici del giudice», figure laureate selezionate mediante concorso per titoli e prova preselettiva tra avvocati e magistrati onorari così eliminando sia la magistratura onoraria precaria, gli attuali giudici di pace e i magistrati ausiliari in appello;
    c) prevedere che la competenza in ambito civile dei giudici di pace sia ridotta per valore ad euro 5.000,00 e che possano assumere la carica gli «assistenti giuridici del giudice»;
    d) diminuire l'afflusso delle cause tributario in Cassazione prevedendo la professionalizzazione dei magistrati tributari mediante la soppressione delle commissioni provinciali e regionali ed istituendo in ogni tribunale e corte d'appello una Sezione Specializzata Tributaria;
    e) migliorare il sistema carcerario prevedendo nuove carceri (e la ristrutturazione degli edifici esistenti) anche da un punto di vista tecnologico implementando la videosorveglianza, il controllo da remoto nonché la schermatura telefonica, almeno delle parti in detenzione;
   4) sul settore istruzione, cultura, turismo e sport:
    a) assicurare la titolarità pubblica negli interventi per l'accesso all'istruzione e riduzione dei divari territoriali, in particolare riguardo ad asili nido e servizi integrati, scuole dell'infanzia (3-6 anni) e sezioni «primavera», tramite anche la costituzione e potenziamento dei Poli per l'infanzia statale;
    b) evitare la frammentazione regionale dei processi di istruzione, in particolare riguardo all'istruzione professionalizzante e agli ITS, che non dovrebbero focalizzarsi sui bisogni contingenti delle imprese locali, ma proiettarsi verso tecniche e modalità produttive innovative di impatto globale, fornendo le competenze indispensabili di base, soprattutto tecnico-pratiche, in vista di una inevitabile formazione continua;
    c) riformare il sistema dei Centri di formazione professionale, di concerto al suo potenziamento, togliendone il controllo alle regioni, che ne hanno esternalizzato i servizi, e ponendolo nuovamente sotto il controllo statale, attraverso una modifica dell'articolo 117, comma 3, della Costituzione;
    d) introdurre la figura dell'educatore e del pedagogista scolastico, da reclutare, ai sensi dell'articolo 97 della Costituzione, tramite concorso pubblico, onde dotare le istituzioni scolastiche delle figure professionali maggiormente atte ad affrontare le crescenti difficoltà relazioni dell'intera comunità scolastica (docenti, personale ata, famiglie e studenti) post COVID-19;
    e) riformare gli Enti pubblici di ricerca esistenti, in accordo a un maggiore finanziamento pubblico dei settori università e ricerca in linea con la media europea, invece di costituire nuovi centri di ricerca volti sulla carta all'eccellenza, ma di fatto concentrazioni di potere e denaro, i quali distolgono risorse da un sistema che andrebbe finanziato adeguatamente in vista di un diffuso medio-alto livello sul territorio sia nell'ambito della ricerca che dell'alta formazione;
    f) prevedere, nell'ambito degli investimenti per turismo e cultura, l'assunzione pubblica di lavoratori specializzati nel settore, sia intervenendo a supporto di una classe lavoratrice che ha subito enormi danni dalla crisi pandemica, sia stabilendo criteri certi per individuare i livelli essenziali delle prestazioni che spettano ad ogni territorio, in termini di biblioteche, sostegno al patrimonio museale, al turismo sostenibile, artistico e culturale, alla cura dei contesti urbanizzati e al paesaggio, con relativi interventi di digitalizzazione del patrimonio materiale, di innovazione dei servizi e di sostegno al settore dello spettacolo dal vivo, integrato con la realtà del territorio;
    g) incentivare significativamente la pratica sportiva da una parte e teatrale dall'altra in contesti periferici e marginali, la quale sconta l'inadeguatezza delle risorse finanziarie stanziate, sostenendo in primis le associazioni di volontariato che si occupano di ciò soprattutto nelle zone più povere e più criminalizzate, così da fornire ai giovani con lo sport e la cultura un'alternativa ai pericolosi contatti con la malavita;
   5) sul settore sanità:
    a) ridefinire i criteri di ripartizione del Fondo sanitario secondo un apposito «indice di occorrenza» locale tenendo all'uopo conto dei dati di morbilità e co-morbilità dei singoli territori regionali e dei relativi livelli di vulnerabilità sociale;
    b) superare la competenza esclusiva delle Regioni in merito all'autocertificazione dei dati trasmessi da parte delle Regioni al Ministero della Salute relativa alla griglia di adempimento dei LEA col fine di azzerare in via definitiva disavanzi, debiti delle regioni penalizzate dai criteri vigenti di ripartizione del Fondo sanitario nazionale;
    c) implementare un sistema unico di fascicolo sanitario elettronico obbligando le Regioni a dotarsi di uno strumento unico senza l'Intermediazioni di società informatiche che mettono a grave rischio la privacy dei dati di morbilità dei cittadini italiani, così da centralizzare e mettere in sicurezza il flusso informatico inserendo tale implementazione in norme di rango primario;
    d) progettare un sistema informatico, collegato al FSE, di digitalizzazione dell'intera rete ospedaliera, di assistenza primaria e terziaria, in collegamento con i Medici di Medicina Generale e di Pediatri di Libera Scelta in modo da incentivare un'epidemiologia capillare basata sugli standard dell'ICD-10 per il potenziamento della telemedicina, anche col fine di ridurre l'incidenza dei ricoveri ospedalieri e favorendo la presa in carico dei pazienti nei differenti territori italiani;
   6) sul settore ambiente:
    a) considerare un maggiore apporto autenticamente «green» all'intero piano, come richiesto dall'Unione Europea, concentrandosi sulle energie rinnovabili veramente sostenibili e diversificate, aggiungendo l'aggettivo «verde» nei richiami all'utilizzo dell'idrogeno, chiarendo che il nucleare è fuori discussione e che ogni progetto futuribile su tale tema dev'essere accordato a impegni sulle rinnovabili di nuova generazione;
    b) destinare risorse rilevanti per l'ammodernamento dell'infrastruttura idrica italiana al fine di evitare lo sperpero di risorse di un bene pubblico fondamentale come l'acqua;
    c) eliminare ogni ipotesi di progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, sia per il danno ambientale sia perché il progetto andrebbe fatto entro il 2026 e i controlli sarebbero derogati causa rapidità. Ugualmente la costruzione di stadi si presenta come intervento infrastrutturale dannoso oltre che poco utile, piuttosto dirottare tali fondi verso interventi infrastrutturali e di trasporti minori, volti a favorire i territori più disagiati su tale aspetto, specie al Sud e nelle aree interne;
    d) riconsiderare l'innalzamento dei limiti all'inquinamento elettromagnetico per lanciare il 5G, una tecnologia di sviluppo che va accordata con le necessarie salvaguardie della salute umana, in accordo certo alle più accurate e cautelative evidenze della ricerca riguardo ad ogni tecnologia sperimentale.
(6-00180) «Colletti, Massimo Enrico Baroni, Cabras, Corda, Forciniti, Giuliodori, Maniero, Paxia, Spessotto, Sapia, Testamento, Trano, Vallascas, Costanzo».