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Atto a cui si riferisce:
C.1/00446    premesso che:     la pandemia da COVID-19, oltre a pesantissime ricadute in termini sanitari e di perdite di vite umane, ha avuto un impatto fortissimo sul settore...



Atto Camera

Mozione 1-00446presentato daSILLI Giorgiotesto diVenerdì 26 marzo 2021, seduta n. 475

   La Camera,

   premesso che:

    la pandemia da COVID-19, oltre a pesantissime ricadute in termini sanitari e di perdite di vite umane, ha avuto un impatto fortissimo sul settore economico e produttivo, con interi comparti messi in ginocchio, non solo dall'emergenza sanitaria, ma dal susseguirsi di misure restrittive assunte, soprattutto negli scorsi mesi, senza il necessario preavviso e seguite da insufficienti misure di sostegno al reddito di lavoratori e imprenditori;

    nel 2020, il prodotto interno lordo ha registrato un calo di quasi il nove per cento e settori come il turismo, la ristorazione e lo sport, solo per citarne alcuni, stanno registrando perdite di fatturato di miliardi di euro;

    la confusione creata dal complesso calcolo dei parametri che determinano la classificazione nelle diverse categorie di rischio, oltre che il differimento dei tempi tra la registrazione dei dati e il cambio di colore, hanno creato una situazione di incertezza e malumore tra i cittadini;

    il livello di rischio è risultato molto disomogeneo all'interno delle regioni, che sono state di sovente sottoposte a misure di limitazione di medio e massimo livello, pur registrando situazioni di alta criticità concentrate soltanto in singole città o province;

    tale fenomeno sembra accentuarsi con il diffondersi delle varianti, che tendono a provocare picchi di contagio ma in aree molto circoscritte, rendendo ancor più inadeguato l'intervento a «misura regionale », che rischia sia di pregiudicare l'efficacia delle strategie di contenimento da un punto di vista sanitario, che di esasperare le difficili condizioni in cui versa il tessuto economico interessato;

    le misure automatiche di chiusura o forte limitazione di numerose attività commerciali, ricettive, oltre che sportive, collegate al «cambio di colore» sono risultate talvolta irragionevoli, perché non allineate alle reali disponibilità di spazi, livelli di afflusso di clienti, capacità effettiva di applicazione delle misure di distanziamento e prevenzione anti-contagio, soprattutto se parametrate agli ingenti sforzi economici a titolo di investimento che gli operatori di ogni settore – locali pubblici in primis – avevano fatto al fine di adeguarsi ai protocolli di prevenzione imposti;

    per superare la grave emergenza sanitaria in corso risulta strategico e fondamentale provvedere alla vaccinazione, nel più breve tempo possibile, di tutta la popolazione;

    il nuovo Governo ha messo in campo un piano concreto e credibile di vaccinazioni e sembra avere finalmente puntato, con l'implementazione dello stesso in tempi certi, ad una possibile riapertura stabile delle attività e al ritorno ad una socialità quotidiana ordinaria;

    i dati disponibili dimostrano in effetti come la salvaguardia della vita e della salute dei cittadini siano perseguite attraverso la protezione immunitaria prioritaria per le fasce deboli della popolazione – per età anagrafica e condizioni sanitarie – e, a seguire, con la vaccinazione delle altre categorie socio-sanitarie;

    il 2 gennaio 2021, il Ministro della salute ha approvato con proprio decreto il Piano strategico per la vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19, elaborato da Ministero della salute, commissario straordinario per l'emergenza, Istituto superiore di sanità, Agenas e Aifa;

    il 13 marzo, il commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure sanitarie di contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 ha diffuso il Piano operativo finalizzato a completare al più presto la campagna vaccinale;

    il Piano operativo contiene l'ambizioso obiettivo di 500 mila somministrazioni al giorno, per raggiungere il traguardo dell'80 per cento della popolazione vaccinata entro il prossimo mese di settembre 2021; i dati rivelano tuttavia che il ritmo delle vaccinazioni non stia procedendo secondo i migliori auspici, per una serie di problematiche che coinvolgono, in particolare, la consegna delle dosi e l'impiego di personale numericamente insufficiente a raggiungere l'obiettivo prefissato;

    in merito al personale da impiegare nell'attuazione del Piano operativo, si prevede la possibilità di ricorrere ai medici di medicina generale, agli odontoiatri, ai medici specializzandi, ai medici della Federazione medico sportiva italiana – Coni, ai medici convenzionati ambulatoriali e pediatri di libera scelta, nonché, ove necessario all'assunzione di medici e infermieri a chiamata, al coinvolgimento dei farmacisti e di tutte le ulteriori potenzialità discendenti da accordi;

    è nota in particolare la problematica relativa al reclutamento di personale infermieristico, ostacolata (come peraltro segnalato dalla Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche) dal vincolo di esclusività che ancora permane a carico di tale categoria;

    analoga problematica sussiste in riferimento ai medici ospedalieri, per i quali l'esecuzione di attività lavorativa oltre l'orario di servizio è circoscritta al regime di «intramoenia», che esclude dunque la possibilità di effettuare prestazioni al di fuori della struttura di appartenenza;

    di fatto, il vincolo di esclusività preclude agli infermieri e ai medici ospedalieri dipendenti del Servizio sanitario nazionale la possibilità di prestare attività aggiuntiva rispetto al normale orario di lavoro e, dunque, di partecipare ai bandi attivati per il reclutamento del personale da impiegare nell'ambito dell'attuazione del piano vaccinale;

    è stato stimato che qualora un terzo degli infermieri dipendenti del Servizi sanitario nazionale dedicasse due ore di straordinario alle vaccinazioni, si raggiungerebbe la quota di un milione di vaccinazioni al giorno;

    ulteriore freno al reclutamento del personale da impiegarsi nell'attuazione del piano vaccinale è rappresentato dal rischio di incorrere in conseguenze giudiziarie laddove si ipotizzino correlazioni tra la somministrazione del vaccino e l'eventuale insorgenza di lesioni o il verificarsi del decesso delle persone sottoposte al trattamento;

    per tale ragione, è stata da più parti segnalata la necessità di garantire al personale sanitario impiegato nella somministrazione dei vaccini uno «scudo» che ponga al riparo da eventuali azioni giudiziarie, tanto sul fronte civile quanto, soprattutto, in ambito penale;

    è del resto evidente che il timore di essere coinvolti in un processo costituisca un disincentivo rispetto al necessario allargamento della platea dei professionisti sanitari impiegati nell'attuazione del piano vaccinale;

    la lotta al Covid-19 non può prescindere dall'adozione di tutte le misure utili a garantire la tutela dei soggetti fragili e maggiormente esposti al rischio di manifestare le forme più gravi della malattia;

    in tal senso, merita senz'altro di essere attentamente valutata l'opportunità di prevedere l'obbligo di sottoporsi al vaccino a carico di tutto il personale sanitario che lavora a contatto con i pazienti,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per rivedere la classificazione per fasce differenziate di rischio circoscrivendole, fin da subito, esclusivamente su scala provinciale, comunale o intercomunale, così da poter garantire maggiore efficacia sui singoli focolai, evitando al contempo misure eccessivamente limitanti l'attività economico-commerciale-ricettiva in territori in cui i livelli di rischio appaiono disomogenei;

2) ad adottare iniziative per definire nuove norme di contenimento del contagio che rendano compatibile la gestione del rischio sanitario, anche in cluster «rossi» e «arancioni», con l'apertura delle attività ricettive e commerciali attraverso identificazione di regole severe ma chiare di igienizzazione, distanziamento, regolazione degli accessi e stazionamento all'interno dei locali pubblici, riservando l'ipotesi della chiusura solamente a casistiche isolate e di assoluta criticità;

3) ad accelerare al massimo, nelle prossime settimane, l'applicazione del piano vaccinale, anche attraverso un sensibile ampliamento della platea del personale incaricato della somministrazione del vaccino, coinvolgendo nella misura più ampia possibile il sistema sanitario privato, i medici di base, le farmacie, le strutture poliambulatoriali, oltre che attraverso l'allestimento di punti di somministrazione all'interno di aziende e luoghi di lavoro, palestre e palazzetti dello sport, centri commerciali e istituti scolastici;

4) ad assumere iniziative per garantire il tempestivo coinvolgimento di tutte le professionalità considerate idonee alla somministrazione dei vaccini anti-Sars-CoV-2/Covid-19, dando rapida attuazione a quanto previsto dal piano operativo elaborato dal commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure sanitarie di contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, prevedendo sin d'ora lo stanziamento di tutte le risorse economiche necessarie;

5) nell'ottica di soddisfare le esigenze di tempestiva attuazione del piano vaccinale, ad adottare iniziative, anche d'urgenza, per sospendere, in attesa di una riforma organica della materia, il vincolo di esclusività a carico degli infermieri e dei medici ospedalieri dipendenti di strutture pubbliche del Servizio sanitario nazionale, estendendo a tali categorie la possibilità di prestare attività al di fuori del normale orario di lavoro di servizio e anche al di fuori della struttura di appartenenza;

6) ad adottare iniziative normative urgenti che tutelino il personale medico e sanitario che somministra i vaccini da eventuali responsabilità di ordine penale, civile, contabile e da rivalsa che potrebbero insorgere qualora si ipotizzi una correlazione tra il vaccino e il verificarsi di lesioni o il sopraggiungere del decesso delle persone sottoposte al trattamento, se le condotte tenute dal predetto personale siano giustificate dalla necessità di garantire la continuità e l'efficienza nell'attuazione del piano vaccinale, ferme restando in caso di dolo le responsabilità individuali;

7) ad adottare le iniziative di competenza per prevedere, al fine di garantire il massimo livello di protezione ai soggetti maggiormente esposti al rischio di manifestare le forme più gravi della malattia, che tutti gli operatori sanitari che operano all'interno degli ospedali, delle strutture del servizio sanitario nazionale o ad esso convenzionate si sottopongano al vaccino contro il COVID-19 e che, qualora non ritengano di farlo, siano temporaneamente adibiti ad altra mansione che non preveda il contatto diretto con i pazienti.
(1-00446) «Silli, Benigni, Bologna, Della Frera, Gagliardi, Napoli, Pedrazzini, Rospi, Ruffino, Sorte».