• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

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Atto a cui si riferisce:
C.3/02126 (3-02126)



Atto Camera

Interrogazione a risposta orale 3-02126presentato daVOLPI Ledatesto diMartedì 23 marzo 2021, seduta n. 473

   LEDA VOLPI, MENGA, SARLI e COLLETTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   a un anno dall'inizio della pandemia da Covid-19 il prezzo in vite umane per il nostro Paese è stato altissimo;

   la strategia delle chiusure, giustificata nelle prime fasi, è tuttora riproposta, accompagnata da una iniziale campagna vaccinale. Tale «strategia» non può essere sufficiente, atteso che i contagi proseguono ugualmente nella popolazione non vaccinata, e che la copertura vaccinale impiegherà molti mesi prima di essere efficace, tenuto conto della circolazione del virus e delle sue mutazioni: occorre focalizzare gli sforzi anche sulle terapie domiciliari;

   a tal proposito, il Governo «Conte 2» aveva stanziato 2.666,6 milioni di euro (1.410 milioni dal decreto «Cura Italia» più 1.256,6 milioni dal decreto Rilancio) affinché le regioni potessero implementare la medicina territoriale e la telemedicina e ha istituito con decreto 9 marzo 2020 le unità speciali di medici e infermieri per la fase domiciliare con previsione di una Usca ogni 50 mila abitanti. Gli organi di informazione riportano che le Usca attivate sono molte meno, in alcune regioni una su 180 mila persone, e spesso soffrono di problemi organizzativi e scarsa integrazione con la rete dei medici medicina generale. Di fatto molti pazienti restano a casa 7-10 giorni senza nemmeno una visita;

   il Covid-19 può avere tre fasi di malattia: una prima fase infettiva, una seconda fase infiammatoria, cui segue, per fortuna raramente, la terza fase della violenta risposta autoimmunitaria che porta il paziente a difficoltà respiratorie e deficit multi-organo che richiedono il ricovero in rianimazione;

   un gruppo sempre più numeroso di medici italiani, aggregatisi spontaneamente in «Comitato Cura Domiciliare Covid-19» hanno condiviso per mesi un protocollo di cura domiciliare che sembra dalle loro casistiche, ridurre la percentuale di ricoveri e decessi. Purtroppo, tale esperienza, ad avviso degli interroganti, è tutt'oggi ignorata dal Ministero della salute e dagli enti competenti (Aifa) anziché supportata per realizzare una seria raccolta dei dati a scopo di ricerca e verifica onde stilare protocolli di cure efficaci;

   alcuni farmaci, come l'idrossiclorochina e l'ivermectina, sono stati oggetto di studi e casistiche che ne suggeriscono un ruolo positivo nel trattamento dei sintomi della malattia. Il primo sembra efficace se somministrato in fase precoce di malattia, il secondo potrebbe avere potenziale efficacia verso il Sars-CoV-2 in più fasi (preventiva, malattia precoce e anche in fase cronica). Tali ricerche meriterebbero altresì un approfondimento da parte di Aifa e del Ministero della salute;

   la nota dell'Aifa del 9 dicembre 2020 contenente i «principi di gestione dei casi Covid-19 nel setting domiciliare», che prevede nei primi giorni di malattia la sola «vigile attesa» e la somministrazione di fans e paracetamolo o dell'eparina ma solo per gli allettati è stato sospesa dal Tar Lazio perché «potenzialmente pregiudizievole sia per il paziente che, sebbene sotto profili diversi, per i medici stessi»;

   i contagi e i decessi proseguono anche in Italia nonostante le misure di prevenzione adottate –:

   se il Ministro sia a conoscenza delle citate criticità e quali iniziative ritenga di assumere al fine di verificare e approfondire i dati e le migliori pratiche che sono state condotte sinora, per promuovere lo sviluppo e la diffusione di efficaci terapie domiciliari per la cura del coronavirus SARS-CoV-2;

   quali iniziative di competenza intenda avviare, in raccordo con le regioni, per risolvere il problema del personale e dell'organizzazione della rete Usca-medici di medicina generale, al fine di migliorare il servizio svolto sul territorio.
(3-02126)