Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
Atto a cui si riferisce:
C.4/08177 (4-08177)
Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta 4-08177presentato daGIANNONE Veronicatesto diMercoledì 17 febbraio 2021, seduta n. 458
GIANNONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
la legge n. 69 del 2019, sul cosiddetto Codice Rosso, aggiunge un ulteriore comma all'articolo 165 c.p., in materia di sospensione condizionale della pena, prevedendo che, con riguardo ai reati di violenza domestica e di genere, la sospensione condizionale della pena è subordinata alla partecipazione a specifici percorsi di recupero presso enti o associazioni che si occupano di prevenzione, assistenza psicologica e recupero dei soggetti condannati per i medesimi reati;
secondo quanto pubblicato dall'Agenzia Dire qualche mese fa, da quando è in vigore il Codice rosso sono «esplose le richieste da parte degli avvocati difensori (degli uomini che commettono violenze, ndr) per accedere al Centro per uomini maltrattanti (Cam)» di Bologna. Questo accade, non tanto per morale o senso di colpa da parte degli uomini, ma perché il Codice rosso permette a coloro che hanno un procedimento penale, una sentenza o un processo in corso, di ottenere agevolazioni, come sconti della pena o la sospensione condizionale della pena (quindi di evitare il carcere), se decidono di intraprendere un percorso di recupero psicologico. A dirlo è Gerardo Lupi, dirigente sociologo dell'Azienda sanitaria di Bologna, che fa il punto della situazione in occasione dell'udienza conoscitiva per aggiornamenti sull'attività del Centro per uomini maltrattanti e sul presidio antiviolenza della Casa della salute al Navile, chiesta dalla consigliera dem Simona Lembi. Come spiega Lupi, proprio per questo è «alto il tasso di abbandono» del percorso di recupero;
«Stiamo vedendo che il tasso di abbandono dopo i primi tre incontri, che noi facciamo per valutare la situazione e per capire se la persona si rende conto che ha compiuto violenza, è alto»;
stando ai dati, la maggior parte dei soggetti che si rivolge al Centro per uomini maltrattanti sono uomini con una compagna e un procedimento penale o giudiziario alle spalle o in corso. Il 70 per cento di questi uomini è italiano e l'età media è sui 40 anni;
non stupisce che molti avvocati stiano facendo richiesta ai centri per uomini maltrattanti (Cam) per tentare di ottenere per i loro assistiti attenuanti alla pena da scontare perché «il mondo giuridico è immerso nel patriarcato e nella mentalità maschilista». A dirlo è Maria Chiara Risoldi, presidente della Casa delle donne per non subire violenza, onlus di Bologna, commentando «l'esplosione di richieste da parte degli avvocati difensori (degli uomini che commettono violenze, ndr)» per accedere a percorsi di recupero psicologico nei vari Centri per uomini maltrattanti, come emerso nella commissione comunale sul tema, a Bologna;
recentemente, Repubblica ha pubblicato un articolo in cui emerge che «un uomo ha picchiato la compagna anche quando era incinta, l'ha isolata da amici e familiari, l'ha minacciata con frasi terribili e l'ha quasi soffocata. Ma sta seguendo un corso di recupero per uomini violenti. Ed è mostrando questa volontà di cambiare che ha potuto patteggiare un anno e quattro mesi di carcere e ottenere la sospensione condizionale della pena». Lo prevede la legge che ha introdotto il codice rosso. Ottenere benefici nel procedimento penale è possibile con la clausola che i maltrattanti frequentino un'associazione che si occupa di percorsi di sostegno per emanciparsi da comportamenti violenti e prevaricatori –:
quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo, sia in relazione agli esiti dell'applicazione delle leggi già vigenti, sia sul piano dell'aggiornamento della normativa, in particolare penale, per disporre di misure più stringenti in materia di violenza domestica o di genere.
(4-08177)