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Atto a cui si riferisce:
C.5/05217 (5-05217)



Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 20 gennaio 2021
nell'allegato al bollettino in Commissione XI (Lavoro)
5-05217

  Passo ad illustrare l'atto concernente la condizione di sfruttamento e di irregolarità in cui ancora versano i lavoratori, specie quelli immigrati, nel settore agricolo e sul correlato fenomeno del caporalato che si connota per la particolare condizione di sfruttamento in cui viene ridotto il lavoratore in ragione del proprio stato di bisogno.
  Al riguardo, voglio evidenziare che, al fine di contrastare il caporalato e i connessi fenomeni distorsivi del mercato del lavoro, specie nelle aree agricole, successivamente alla sottoscrizione (il 27 maggio 2016) di un apposito protocollo sperimentale denominato «Cura – legalità – uscita dal ghetto» – è stata adottata la legge n. 199 del 2016 recante: «Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo», per la piena attuazione della quale è stata messa in campo un'articolata strategia di promozione della legalità e della dignità del lavoro, che vede coinvolte una pluralità di Amministrazioni centrali e locali.
  In quest'ottica, tra le diverse iniziative già realizzate, segnalo l'attivazione – in attuazione dell'articolo 6 del decreto-legge n. 91 del 2014 – della Rete del lavoro agricolo di qualità e della relativa Cabina di regia, preordinate all'individuazione delle aziende agricole più virtuose, sulla base della verifica del possesso di requisiti normativamente previsti. Sul territorio nazionale sono inoltre state istituite, in via sperimentale, le prime sezioni territoriali della Rete.
  Per quanto riguarda i risultati attualmente raggiunti, le aziende iscritte risultano circa 4.000, con una notevole concentrazione territoriale in Puglia ed Emilia-Romagna.
  Nel Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato (2020- 2022), adottato il 20 febbraio 2020 dal Tavolo interistituzionale sul caporalato tra le azioni prioritarie dell'Asse strategico Prevenzione sono stati programmati interventi finalizzati al potenziamento della Rete del lavoro agricolo di qualità e dei compiti della stessa, alla promozione delle sezioni territoriali sulla base di una regolamentazione che ne assicuri un funzionamento efficace ed uniforme su tutto il territorio nazionale, nonché all'individuazione di meccanismi utili ad incentivare le richieste di iscrizione alla Rete.
  Tali linee programmatiche di intervento sono, dunque, finalizzate a rendere tale organismo uno strumento efficace di prevenzione e contrasto del caporalato nel settore agricolo e di promozione della qualità e della legalità nelle filiere produttive agricole.
  Inoltre, relativamente alla tematica oggetto dell'interrogazione in esame, segnalo l'avvio della procedura di ratifica della Convenzione OIL n. 184 del 21 giugno 2001 sulla sicurezza e la salute nell'agricoltura, oggetto dell'A.C. 2666.
  Lo strumento internazionale – oltre ad individuare i doveri del singolo datore di lavoro a cui è richiesto di adottare tutte le misure idonee ad evitare il verificarsi di infortuni – contempla una serie di disposizioni volte a garantire adeguati standard di tutela ai lavoratori, anche stagionali, dell'agricoltura, con specifiche previsioni in materia di tutela dei minori (art. 16 della Convenzione), di tutela della maternità (art. 18), di orario di lavoro (art. 20), nonché di accesso a servizi di assistenza sociale e ad idonei alloggi presso l'azienda agricola dove tali lavoratori siano impiegati (art. 21). La Convenzione si pone, quindi, l'obiettivo di estendere la sfera dei diritti dei lavoratori e dei correlati obblighi dei datori di lavoro in agricoltura.
  La prossima ratifica della Convenzione conferma l'attenzione del Governo sul delicato tema del lavoro in agricoltura e l'intento di rafforzare il suo impegno nelle politiche nazionali orientate alla promozione della salute e della sicurezza e all'adozione di adeguati strumenti di ispezione e monitoraggio per sostenere e tutelare i lavoratori in tale settore.
  Considerato il rafforzamento del sistema sanzionatorio avvenuto, da ultimo, anche con il D.L. n. 34/2020, posso affermare che l'insieme delle disposizioni normative risponde in maniera adeguata sia all'esigenza di modulare la risposta repressiva in ragione della necessità di tutelare la salute e sicurezza del lavoratore impiegato in nero sia alla necessità di favorire un percorso di regolarizzazione delle posizioni lavorative.
  Voglio inoltre segnalare che, a partire da febbraio 2020, l'INL ha realizzato e coordinato, in attuazione di due progetti finanziati rispettivamente dalla Commissione Europea – progetto SU.PR.EME. Italia – e dal Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali – progetto A.L.T. Caporalato! – campagne di vigilanza straordinaria in alcune zone del Sud e del Centro Italia, maggiormente interessate dai fenomeni del caporalato e dello sfruttamento lavorativo di lavoratori migranti.
  In entrambi i progetti è stato impiegato il modello multi-agenzia, che promuove la collaborazione fra soggetti - pubblici e privati - aventi competenze e ruoli distinti nelle attività di contrasto ai fenomeni in discussione, ed è stata prevista la partecipazione agli accessi ispettivi di qualificati mediatori culturali dell'OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) con il compito di favorire l'instaurazione di un rapporto di fiducia tra le autorità di controllo e i lavoratori sfruttati, al fine di incoraggiarli a collaborare e talvolta anche a denunciare gli illeciti di cui sono vittima.
  In particolare, sono state costituite task-force composte da ispettori locali, carabinieri del Comando Tutela Lavoro, ispettori provenienti da altri territori e da mediatori culturali dell'OIM. Le azioni ispettive sono state concordate e pianificate in coordinamento con le autorità locali (procure e prefetture) e con altri organi di vigilanza di volta in volta coinvolti (INPS, INAIL, Polizia di Stato, GdF, ASL, etc). Le iniziative oggetto dei progetti menzionati si inquadrano nell'ambito delle azioni previste dal Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato (2020-2022).
  Concludo rassicurando gli onorevoli interroganti che il contrasto allo sfruttamento lavorativo e al caporalato nel settore agricolo rappresenta una delle priorità dell'azione politica del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. L'atto di indirizzo del Ministro per l'anno 2021 individua, infatti, tra le priorità d'azione il potenziamento delle attività di contrasto al lavoro sommerso, allo sfruttamento e al caporalato, anche attraverso l'affiancamento alle attività di vigilanza e repressione di interventi volti alla prevenzione, alla protezione, all'assistenza e al reinserimento delle vittime.