• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/04603 DE FALCO, BONINO, RICHETTI, NUGNES, FATTORI, DI MARZIO - Ai Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale e della salute. - Premesso che: un grave problema,...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-04603 presentata da GREGORIO DE FALCO
lunedì 14 dicembre 2020, seduta n.281

DE FALCO, BONINO, RICHETTI, NUGNES, FATTORI, DI MARZIO - Ai Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale e della salute. - Premesso che:

un grave problema, conseguenza diretta dell'epidemia di COVID-19, riguarda i ricongiungimenti familiari di partner stranieri di cittadini italiani, che si trovano all'estero e non riescono a rientrare nel nostro Paese;

si fa riferimento, in particolare a quei cittadini, stranieri ma residenti in Italia e la cui convivenza con cittadini italiani è dimostrata o comunque facilmente dimostrabile, che si trovano in aree della "lista nera", ossia la lista F, quella dei Paesi dai quali è vietato, con poche eccezioni, venire in Italia, se vi si è soggiornato o transitato per almeno 14 giorni;

come noto, molti cittadini italiani sono impegnati in relazioni affettive stabili e consolidate con partner di Paesi extraeuropei, quindi esterni all'area Schengen e, pur non essendo legati da vincoli matrimoniali o di consanguineità, vanno considerati alla stregua di familiari e coniugi, alla luce della sentenza numero 46351 del 2014 della Suprema Corte di cassazione italiana, che disciplina in materia di congiunti;

il lungo periodo nel quale il Governo ha chiuso le frontiere ai Paesi extra Schengen, non discriminando tra turismo e ricongiungimento, ha posto in serio disagio e sofferenza psicologica i cittadini interessati dalla problematica. La ratio di tutte le scelte adottate dal Governo è stata ed è la tutela della salute, quella stessa salute che l'Organizzazione Mondiale della Sanità definisce come uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale (e non semplicemente "assenza di malattie o infermità");

particolarmente inspiegabile la situazione che riguarda il Brasile, che certamente ha avuto dati terribili di contagio e vittime, ma che oggi, vista l'entrata dell'Europa nella seconda fase di crescita del contagio, non presenta più rilevanti differenze per quel che riguarda le condizioni rispetto ai maggiori i Paesi europei, in particolare per il numero di casi;

si tenga a mente che il Governo italiano ha consentito alle coppie binazionali aventi partner negli USA e in India (rispettivamente, 1° e 2° Paese al mondo per numero di casi COVID) di ricongiungersi, escludendoli dalla citata lista F;

risulta, quindi, difficile comprendere la motivazione di un diverso trattamento per quel che riguarda il Brasile, Paese che si trova oggi in situazione ben diversa non solo dagli Stati Uniti e dall'India, ma anche, ad esempio, dalla Francia, che risulta avere il doppio dei casi rispetto al Brasile, il quale pure ha una popolazione di 210.000.000 di abitanti, cioè il triplo circa dei francesi;

inoltre, le compagnie aeree impongono l'esibizione di un tampone effettuato 72 ore prima dell'imbarco, associato poi ad un nuovo tampone allo sbarco ed al successivo isolamento fiduciario (a spese dei soggetti interessati);

quanto esposto rende difficilmente comprensibile la distinzione fatta nei confronti del Brasile, e di cittadini che non possono essere ancora a lungo tenuti separati senza motivo dai loro compagni di vita;

si tenga presente che quanto esposto non può valere, comunque, solo per coloro che sono formalmente sposati, o comunque in stato di convivenza di diritto, ma anche per coloro che possono dimostrare con, ad esempio, un atto notorio, con allegate prove (testimonianza fotografiche, o altro), che si tratta di un rapporto tendenzialmente stabile e di lunga durata, come d'altronde, già avviene in Germania;

la stessa Commissione europea già lo scorso 7 agosto ha esortato gli Stati membri a consentire l'ingresso nell'Unione europea ai partner extra UE non sposati di cittadini e residenti europei, esentandoli dalle restrizioni di viaggio che riguardano alcuni Paesi;

il portavoce della Commissione ha sottolineato come fosse permesso agli Stati membri di consentire l'ingresso nell'Ue ai partner non sposati, ma con relazioni documentate, se scelgono di farlo, ma pochi Stati membri hanno deciso di concedere questa opzione. La Commissione non ha specificato quali Paesi abbiano preso questa decisione, ma, purtroppo, tra essi è sicuramente presente anche l'Italia;

si tenga a mente che il diritto al ricongiungimento è previsto sulla base degli articoli 2(2) e 3(2) della direttiva 2004/38/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, mentre l'articolo 8 della CEDU, la Convezione europea dei diritti dell'uomo, garantisce ai propri cittadini il diritto al rispetto della vita privata e familiare;

d'altra parte, il doppio controllo del tampone e della quarantena assicurano, a parere degli interroganti, un adeguato controllo, che è poi lo stesso che vale per gli italiani che tornano da quei Paesi e non si spiega, quindi, perché ciò non valga per coloro che, legati affettivamente a cittadini italiani, intendano tornare nel nostro Paese;

sulla questione è stata lanciata una campagna sui social media denominata "L'amore non è turismo" per invitare i governi a permettere alle coppie non sposate separate da divieti di viaggio di riunirsi,

si chiede di sapere:

se ai Ministri in indirizzo consti quanto esposto e se sì quali iniziative di propria competenza intendano intraprendere, per contemperare il dovere di garantire la salute pubblica con il diritto di consentire il ricongiungimento di persone regolarmente residenti in Italia e il cui rapporto stabile può essere dimostrato facilmente, e che da troppo tempo sono separate a dispetto della loro volontà;

se, in particolare i Ministri, una volta riconosciuta la incontestabilità del diritto dei cittadini italiani a ritrovarsi con i propri congiunti, come già riconosciuto ai cittadini italiani con partner in Italia, convengano di applicare a detti soggetti, pure se provenienti da Paesi collocati nella lista F, lo stesso protocollo di sicurezza adottato per l'ingresso dei partner provenienti dalla lista E, che pur includendo i Paesi con più casi COVID al mondo, non ha determinato in alcun modo problematiche di ordine sanitario ed epidemiologico.

(4-04603)