• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

link alla fonte scarica il documento in PDF

Atto a cui si riferisce:
S.3/02156 CORRADO, MORRA, DE LUCIA, ANGRISANI, TRENTACOSTE, LANNUTTI - Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. - Premesso che: risulta agli interroganti che la Ny...



Atto Senato

Interrogazione a risposta orale 3-02156 presentata da MARGHERITA CORRADO
mercoledì 9 dicembre 2020, seduta n.280

CORRADO, MORRA, DE LUCIA, ANGRISANI, TRENTACOSTE, LANNUTTI - Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. - Premesso che:

risulta agli interroganti che la Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen, con correttezza e tempestività esemplari, a partire dal 2012 abbia ceduto all'Italia, a più riprese, un ingente quantitativo di reperti archeologici scavati illecitamente e fatti uscire dal nostro Paese senza alcuna autorizzazione, comprati dal celebre museo privato danese nei primi anni '70 del Novecento;

a valle di un ulteriore accordo di cooperazione culturale raggiunto con quell'istituto il 5 luglio 2016, il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo annunciava la restituzione di 145 reperti etruschi, oggetto di rivendicazioni fin lì frustrate, tra cui spiccano i frammenti di lamine di bronzo e dorate, decorate a sbalzo, acquisiti nel 1971 e relativi ad un carrus, autentico capolavoro del periodo detto orientalizzante;

unitamente al ricco corredo di accompagno del defunto, il carro da guerra, risalente VII-VI sec. a.C., completo dei due cavalli splendidamente bardati (sacrificati nella circostanza), doveva segnalare l'altissimo rango sociale dell'uomo sepolto nella tomba XI della necropoli di colle del Forno, oggi in agro di Montelibretti (Roma), ma riconducibile alla sabina Eretum (l'odierna Fara in Sabina): una grande tomba a camera scavata nella roccia, isolata dal resto del sepolcreto, purtroppo scoperta e saccheggiata da tombaroli;

modi e tempi del trafugamento (la camera fu sventrata con un escavatore) e della vendita all'estero di quel tesoro sono parzialmente noti grazie alla rogatoria internazionale avviata dal procuratore Paolo Giorgio Ferri nel 1997, sulla base dei documenti sequestrati dai Carabinieri del comando tutela patrimonio culturale al noto trafficante internazionale Robert Hecht, nella sua casa parigina, e dei manufatti sequestrati invece a Giacomo Medici nel porto franco di Ginevra nel 1995;

considerato che:

il Comune di Fara in Sabina (Rieti), poiché dispone di un museo civico che custodisce, tra gli altri, i materiali archeologici recuperati in scavi ufficiali nella medesima necropoli, ha rivendicato già da qualche anno la possibilità di accogliere anche il contenuto della tomba XI, peraltro ceduto dai danesi insieme alla vetrina, che era stata appositamente predisposta per ospitarlo, dichiarandosi candidato naturale per custodirlo ed esporlo;

la qualità delle testimonianze è però così eccezionale da meritare e consigliare, in prima battuta se non in alternativa, che lo straordinario apprestamento funebre dell'ignoto "principe" sabino sia offerto prioritariamente ad un pubblico numeroso e diversificato quale ci si può attendere a Roma ogni qual volta l'offerta culturale sia, come in questo caso, di altissimo livello. Ciò garantirebbe al cosiddetto carro d'oro la visibilità nazionale che merita, prima di restituirlo al contesto territoriale di origine;

sono già trascorsi 3 anni dalla restituzione del favoloso veicolo e del restante corredo funerario del "principe di Eretum", ma, dopo aver fatto tappa alla mostra di Firenze, "La Tutela tricolore - I custodi dell'identità culturale" (dicembre 2016-febbraio 2017), e poi a quella di Montecitorio, "Testimoni di Civiltà" (24 gennaio-28 febbraio), inevitabilmente esibito come una sorta di trofeo più che per il suo valore culturale in senso lato, nessun allestimento è stato realizzato, benché nel museo nazionale romano-Terme di Diocleziano, ad esempio, non manchino lo spazio e le giustificazioni scientifiche per una siffatta esposizione,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia al corrente di quanto descritto;

se, per le ragioni già espresse e memore di avere annunciato egli stesso nel 2016, con giusto compiacimento, l'imminente rientro dei preziosi reperti "danesi", non ritenga di voler aggiungere la propria voce a quella dei tanti archeologi e della popolazione stessa della Sabina, che da tempo sollecitano il Dicastero a procedere al più presto all'esposizione a Roma (temporanea o permanente che sia) del celebre carro e tutti gli altri oggetti restituiti dalla tomba XI di colle del Forno di Montelibretti;

quali iniziative intenda assumere per evitare che il fatto di continuare a sottrarli all'esame degli specialisti e al godimento dei cittadini renda concreto il rischio di prestare il fianco alla più ricorrente delle contestazioni mosse pretestuosamente all'Italia dai musei stranieri costretti a restituire beni culturali illecitamente esportati dall'Italia ossia di non essere in grado, per mancanza di capacità o di volontà, di valorizzare i capolavori rientrati nel Paese in esito a lunghissime, contrastate e dispendiose istruttorie internazionali.

(3-02156)