• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

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Atto a cui si riferisce:
S.3/02145 RIZZOTTI - Al Ministro della giustizia. - Premesso che: la vicenda nota come "i quattro fratellini di Cuneo" è stata più volte posta all'attenzione del Ministro in indirizzo; come...



Atto Senato

Interrogazione a risposta orale 3-02145 presentata da MARIA RIZZOTTI
mercoledì 2 dicembre 2020, seduta n.279

RIZZOTTI - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:

la vicenda nota come "i quattro fratellini di Cuneo" è stata più volte posta all'attenzione del Ministro in indirizzo;

come riportato da diverse fonti di stampa e per quanto risulta all'interrogante, nel marzo 2018 la signora A. si è separata consensualmente dal marito e i figli, oggi di 6, 11, 14 e 16 anni, sono stati a lei affidati con l'accordo di vedere il padre in alcuni periodi. Nell'agosto dello stesso anno alcuni dei ragazzi non avevano più voluto incontrare il padre e avevano denunciato di aver subito molestie formalizzando le loro dichiarazioni davanti alla polizia giudiziaria con l'assistenza di una psicologa che ha accertato che non vi era alcun condizionamento. A seguito di ciò la madre denunciava l'ex marito per abusi, ma mentre era in corso l'indagine penale interveniva il Tribunale civile di Cuneo che disponeva una perizia sulla donna che si concludeva ravvisando alienazione parentale e diagnosticando gravi problemi psichiatrici e affidava, nel dicembre 2019, i minori ai nonni paterni;

considerata la sofferenza dei minori interveniva il pubblico ministero, richiedendo un accertamento al servizio di neuropsichiatria infantile di Cuneo e dopo proponeva il rientro dei minori presso la loro madre. Il padre insieme ai nonni si rivolgeva al Tribunale minorile del Piemonte per chiedere che i ragazzi fossero inviati in comunità diverse e la madre fosse dichiarata decaduta dalla responsabilità genitoriale. Il 10 luglio 2020 i minori, su decisione del Tribunale dei minori di Torino, venivano prelevati, e gli stessi avrebbero successivamente raccontato che per prelevarli i Carabinieri sarebbero entrati dalla finestra e avrebbero bloccato tutte le uscite, mentre la piccola di 6 anni sarebbe stata strappata dalle braccia della sorella maggiore, portata via e affidata ai servizi sociali in attesa di una famiglia affidataria, mentre gli altri tre condotti in comunità differenti. A 136 giorni di distanza, i 4 fratelli non si sono mai potuti incontrare se non in videochiamata e la madre non sa dove e a chi sia stata affidata la figlia di 6 anni;

secondo quanto risulta, il fratello più grande di 16 anni starebbe manifestando tutta la sua contrarietà alle decisioni prese dal Tribunale, denunciando e raccontando a mezzo di social network e stampa non solo di non essere ascoltato nelle proprie volontà, cioè vivere con i propri fratelli e con la propria mamma, ma di sentire i fratelli tristi e demotivati e sofferenti per la separazione e la mancanza di contratti. Il ragazzo ha raccontato di aver scritto senza ricevere alcuna risposta, sia al ministro Bonafede che ai sottosegretari Ferraresi e Giorgis, mettendo in copia anche altri senatori;

in data 20 novembre "la Repubblica" pubblicava un articolo contenente uno scambio di carteggi tra il maggiore dei 4 fratelli e un giudice del Tribunale dei minori, il quale, rispondendo alle richieste del giovane che chiedeva le motivazioni per le quali non fossero rispettate le sue volontà, diceva che "ascoltare i minori non significa poi fare tutte le cose che i ragazzi chiedono o desiderano". Il giudice, seppure tenuto all'ascolto, non è il mero esecutore dei desideri espressi dal minore, ma una decisione contraria alle volontà espresse deve essere accompagnata da motivazioni tanto più puntali quanto più il minore abbia, anche in ragione dell'età, mostrato capacità di discernimento. Inoltre, alla richiesta di spiegazioni da parte del giovane del perché il Tribunale e i servizi continuino a imporre gli incontri tra i ragazzi e il padre, denunciato dai ragazzi stessi per molestie e per cui sono in corso gli accertamenti, il giudice onorario rispondeva che "Quando i giudici decidono per i ragazzi lo fanno sempre nella speranza e con l'obiettivo di farli stare meglio e risolvere le difficoltà che hanno: non sempre ci riescono e a volte si possono sbagliare come tutti, ma non c'è nessuna cattiva fede". Infine il ragazzo ricordava al giudice i suoi doveri di tutelare i minori e la madre che con coraggio ha denunciato le molestie del padre,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo intenda esercitare il suo potere di ispezione costituzionalmente garantito per far luce su questa vicenda dai profili inquietanti;

se non ritenga che in relazione al ruolo delle autorità giudiziarie siano stati violati gli artt. 3 e 6 della Convenzione di Strasburgo, l'art. 12 della Convenzione di New York e gli artt. 315-bis, 336-bis e 337-octies del codice civile;

se non ritenga che le modalità di intervento descritte possano provocare traumi indelebili nei minori e siano contrarie all'obbligo per lo Stato di promuovere e garantire il benessere dei cittadini, come previsto anche dall'art. 9 della Dichiarazione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza;

se non ritenga che sia obbligo per gli organi dello Stato approfondire se ai minori siano stati lesi i più elementari diritti di essere ascoltati e mantenere un rapporto con la madre;

se ritenga che le affermazioni rilasciate dal giudice onorario non siano solo offensive nei confronti delle vittime della giustizia, ma anche lesive nei confronti dell'immagine di tutto il sistema giustizia di questo Paese.

(3-02145)