• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

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Atto a cui si riferisce:
S.3/02106 BRUZZONE, BERGESIO, CENTINAIO, VALLARDI, DE VECCHIS, FUSCO - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Premesso che: in base alle ordinanze del Ministro della salute 4 novembre, 10...



Atto Senato

Interrogazione a risposta orale 3-02106 presentata da FRANCESCO BRUZZONE
mercoledì 18 novembre 2020, seduta n.276

BRUZZONE, BERGESIO, CENTINAIO, VALLARDI, DE VECCHIS, FUSCO - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Premesso che:

in base alle ordinanze del Ministro della salute 4 novembre, 10 novembre e 13 novembre 2020, adottate ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 3 novembre 2020, è stata imposta la sospensione o la forte limitazione dell'esercizio venatorio nelle regioni caratterizzate come "rosse" e "arancioni";

in un momento particolarmente difficile come l'attuale, a giudizio degli interroganti, le istituzioni dovrebbero dimostrare vicinanza al mondo dell'associazionismo, e nel caso specifico quello venatorio, e non indebolirlo con provvedimenti che, dettati da posizioni puramente ideologiche, nulla hanno a che vedere con la necessità sanitaria di contenimento dell'epidemia;

la quasi totale chiusura del Governo nei confronti dell'attività venatoria, infatti, non trova riscontri di natura scientifica, visto che la caccia è un'attività che si pratica in quasi totale isolamento e in spazi ampi e lontani dai centri abitati, risultando inoltre in assoluto contrasto con le decisioni assunte da gran parte degli Stati della UE, fra cui Austria, Belgio e Germania;

il mondo dell'associazionismo venatorio italiano rappresenta una realtà economica importante per il Paese, con 100.000 addetti che gravitano a vario titolo attorno al settore;

l'interesse del mondo venatorio su temi che riguardano l'ambiente, la sostenibilità e la gestione della fauna selvatica fa di questa realtà un'indispensabile risorsa a favore di azioni di contenimento delle specie invasive, difesa dell'agricoltura, e più in generale di tutela del territorio; pertanto un suo divieto indiscriminato rappresenterebbe, oltre che un'offesa al buon senso, anche una minaccia al mantenimento del giusto equilibrio del rapporto tra fauna, uomo e ambiente,

si chiede di sapere:

se si voglia fornire un'indicazione, anche mediante il supporto del comitato tecnico scientifico, riguardo a quali reali rischi, in termini di sicurezza sanitaria, possano derivare dallo svolgimento di un'attività quale quella venatoria, prevalentemente praticata singolarmente e in ampi spazi;

in mancanza di tali indicazioni, se non si ritenga di dover riconsiderare l'opportunità di regolamentare il prelievo venatorio in maniera più organica e funzionale, quanto meno all'interno di ogni ambito territoriale di caccia di appartenenza, al fine di non penalizzare per ragioni squisitamente politiche un'intera categoria di cittadini che vedono ingiustamente leso il proprio diritto ad esercitare un'attività per definizione svolta in solitudine e all'aria aperta, al pari delle altre consentite.

(3-02106)