• Testo RISOLUZIONE IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.7/00585 (7-00585) «Emiliozzi, Suriano, Cabras, Carelli, Colletti, De Carlo, Del Grosso, Di Stasio, Ehm, Fantinati, Grande, Olgiati, Romaniello, Siragusa».



Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00585presentato daEMILIOZZI Mirellatesto diMercoledì 18 novembre 2020, seduta n. 429

   La III Commissione,

   premesso che:

    nella notte tra il 3 e il 4 novembre 2020, il Primo ministro etiope Abiy Ahmed ha annunciato l'inizio di una offensiva militare nella regione settentrionale dell'Etiopia come risposta ad attentati contro avamposti militari e in particolare ad un presunto attacco avvenuto il 3 novembre 2020 dal Fronte popolare di liberazione del Tigrai (Tplf – collegato al partito al governo nel Tigrai) contro la base dell'esercito federale a Macallè, capitale del Tigrai;

    come conseguenza dell'annuncio, già dalla mattina del 4 novembre si sono verificati scontri in prossimità del confine tra Tigrai e Amara che hanno coinvolto le forze armate tigrine e quelle del Governo Federale;

    il Governo Federale ha quindi dichiarato uno stato di emergenza per la regione del Tigrai della validità di sei mesi. Le comunicazioni telefoniche e internet nella regione del Tigrai sono state interrotte. Anche il traffico aereo da e per il Tigrai e l'Amara nord è stato sospeso;

    il 6 novembre 2020 Abiy Ahmed ha annunciato la fine di un primo round di operazioni, che hanno preso la forma di attacchi aerei contro bersagli come depositi di «razzi e altre armi pesanti». Il 7 novembre il parlamento etiope ha conferito al Primo ministro etiope i poteri necessari a sostituire il governo del Tigrai, accusato di detenere il potere illegalmente, mentre l'11 novembre Abiy ha annunciato che l'esercito nazionale ha riportato una «vittoria totale» sulle forze tigrine;

    Amnesty international ha riportato che nella notte tra il 9 e il 10 novembre 2020 centinaia di civili sarebbero stati uccisi con coltelli e machete nella località di May Kadra, nella regione del Tigrai. Testimoni hanno affermato che l'attacco è stato effettuato da forze alleate del Tplf e che le vittime non apparterrebbero all'etnia locale, ma ad altre etnie etiopi, le quali sarebbero state uccise dai miliziani tigrini per vendetta. Tuttavia Amnesty, anche se in possesso di foto e video che confermerebbero la strage, ha dichiarato di non essere in grado di confermare chi sia stato il responsabile delle uccisioni;

    la recrudescenza del conflitto ha già prodotto centinaia di vittime civili e militari, mentre circa 25.000 civili in fuga dalla regione autonoma hanno trovato riparo nel vicino Sudan, secondo quanto riportato dall'agenzia sudanese Suna sabato 14 novembre;

    sempre il 14 novembre sono stati lanciati razzi dalla regione settentrionale etiope che sono caduti su Asmara, nella zona dell'aeroporto. La mattina del 15 novembre il lancio dei missili è stato confermato dallo stesso presidente dello Stato regionale etiope del Tigrai, destituito dal Governo federale, Debretsion Gebremichael, il quale ha rivendicato l'intenzionalità dell'attacco contro la capitale dell'Eritrea, aggiungendo che sono stati colpiti l'aeroporto internazionale, il Ministero dell'informazione e un'area residenziale nel nord-ovest di Asmara;

    lo stesso presidente destituito ha più volte fatto riferimento a un coinvolgimento del governo eritreo nell'operazione militare nel Tigrè, affermando che l'esercito di Asmara ha dispiegato 16 divisioni lungo il confine con l'Etiopia e che le forze del Tigrai stanno contrastando da giorni le forze armate eritree;

    il Primo ministro etiope Abiy Ahmed ha ricevuto in queste settimane l'appoggio di tutti gli altri Stati regionali etiopi per l'azione militare nel Tigrai, e ha ricevuto anche l'approvazione dell'Eritrea, con la quale l'Etiopia ha firmato uno storico accordo due anni fa che aveva posto fine ad anni di guerra e per il quale Abiy era stato insignito, nel 2019, del premio Nobel per la pace;

    l'attacco missilistico ai danni dell'aeroporto di Asmara, segue di poche ore quello sferrato contro gli aeroporti di Gondar e Bahir Dar, nella regione Amara, nel probabile tentativo, da parte delle forze tigrine, di regionalizzare e internazionalizzare il conflitto;

    le forze armate federali sono impegnate in pesanti bombardamenti aerei in diverse aree del Tigrai, mentre sul terreno sarebbero riportati attacchi e contrattacchi con il coinvolgimento di civili in diverse aree;

    secondo l'International crisis group, il Tplf può contare su almeno 250 mila combattenti, tra paramilitari e milizie alleate, mentre il Governo dell'Etiopia, secondo quanto riportato da diverse fonti, avrebbe richiamato migliaia di truppe finora impegnate in Somalia a fronteggiare la minaccia jihadista per impiegarle nel conflitto interno con il Tigrai;

    secondo quanto denunciato dalle Nazioni Unite, la situazione umanitaria in Tigrai è già fragile e potrebbe diventare presto una catastrofe umanitaria, perché in quella regione vivono 600 mila persone che hanno bisogno di aiuti umanitari e un altro milione che dipende da altre fonti di sostegno;

    i razzi da ultimo lanciati contro l'Eritrea sono un preoccupante segnale che lo scontro interno tra Governo federale e autorità del Tigrai possa finire per coinvolgere i Paesi vicini in una escalation militare;

    le Nazioni Unite e l'Unione africana hanno più volte fatto appelli alla de-escalation ed espresso il timore che il conflitto possa allargarsi in altre zone dell'Etiopia e destabilizzare l'intera regione del Corno d'Africa,

impegna il Governo:

   a chiedere, in tutte le sedi competenti, l'immediato cessate il fuoco e l'interruzione di ogni iniziativa militare in atto in Etiopia e nella regione del Corno d'Africa, al fine di attivare contatti e negoziati necessari a dare soluzioni condivise ai contenziosi che hanno provocato la crisi e per il ristabilimento della pace;

   ad avviare, con gli altri partner internazionali e in particolare con l'Unione europea e nell'ambito delle Nazioni Unite, una azione umanitaria immediata per alleviare le sofferenze della popolazione nelle regioni colpite dal conflitto.
(7-00585) «Emiliozzi, Suriano, Cabras, Carelli, Colletti, De Carlo, Del Grosso, Di Stasio, Ehm, Fantinati, Grande, Olgiati, Romaniello, Siragusa».