• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/04371 SBROLLINI - Al Ministro dell'interno. - Premesso che: il diritto di accesso alle notizie e alle informazioni da parte dei consiglieri comunali e provinciali, da sempre uno dei temi di...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-04371 presentata da DANIELA SBROLLINI
martedì 10 novembre 2020, seduta n.273

SBROLLINI - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:

il diritto di accesso alle notizie e alle informazioni da parte dei consiglieri comunali e provinciali, da sempre uno dei temi di maggior rilievo per quello che attiene all'esercizio del mandato consiliare, acquisisce oggi un'importanza maggiormente marcata, non soltanto alla luce dello sviluppo e della diffusione delle tecnologie informatiche e della comunicazione, ma anche alla luce della recente pandemia, che ha reso il lavoro da remoto una delle formule ordinarie attraverso cui svolgere le proprie mansioni e, tra l'altro, il mandato elettorale;

l'articolo 43 del decreto legislativo 18 agosto 200, n. 267 (testo unico degli enti locali), rubricato "Diritti dei consiglieri", al comma 2, recita: "I consiglieri comunali e provinciali hanno diritto di ottenere dagli uffici, rispettivamente, del comune e della provincia, nonché dalle loro aziende ed enti dipendenti, tutte le notizie e le informazioni in loro possesso, utili all'espletamento del proprio mandato. Essi sono tenuti al segreto nei casi specificamente determinati dalla legge";

l'articolo 2 del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82 (codice dell'amministrazione digitale), rubricato "Finalità e ambito di applicazione", al comma 1, recita: "Lo Stato, le Regioni e le autonomie locali assicurano la disponibilità, la gestione, l'accesso, la trasmissione, la conservazione e la fruibilità dell'informazione in modalità digitale e si organizzano ed agiscono a tale fine utilizzando con le modalità più appropriate e nel modo più adeguato al soddisfacimento degli interessi degli utenti le tecnologie dell'informazione e della comunicazione";

numerose, a tal riguardo, sono le sentenze aventi ad oggetto proprio l'accesso al protocollo comunale da parte dei consiglieri comunali: la giurisprudenza in materia, nello specifico, ha in più casi riconosciuto tale diritto come necessario ai fini dell'esercizio del mandato da parte dei consiglieri, e lo ha correlato al processo di digitalizzazione che permea l'organizzazione dell'intera pubblica amministrazione;

la prevalente giurisprudenza amministrativa, nondimeno, ha riconosciuto l'obbligo, posto in capo alle amministrazioni pubbliche, di dotarsi delle apposite modalità organizzative e degli strumenti adatti alla corretta gestione documentale, ricomprendendo anche il protocollo informatico, al quale ogni consigliere comunale deve avere il diritto di accedere anche tramite modalità informatica da remoto, al fine di soddisfare le proprie esigenze conoscitive e di accesso agli atti;

tale accesso, per parte della giurisprudenza, può essere riconosciuto anche solo per quanto attiene ai dati di sintesi ricavabili dalla consultazione del protocollo, onde evitare un eccessivo ed indiscriminato accesso alla totalità degli atti dell'ente da parte dei consiglieri;

considerato che:

emblematica, rispetto alla questione dell'accesso al protocollo comunale, è la vicenda che ha recentemente coinvolto un consigliere comunale di Monteforte d'Alpone (Verona);

dalle segnalazioni giunte all'interrogante, infatti, risulta che, a partire da giugno 2019, il consigliere abbia fatto richiesta al Comune di ottenere le credenziali necessarie per eseguire l'accesso al protocollo comunale da remoto. Nonostante i ripetuti solleciti avanzati nei confronti dell'amministrazione, nonché le richieste di intervento presentate al difensore civico della regione Veneto ed il deposito di reclamo al prefetto di Verona e alla Procura di Verona, ancora oggi, dopo quasi 18 mesi dalla prima segnalazione, l'accesso al protocollo da remoto non sembrerebbe in alcun modo garantito da parte del Comune;

episodi analoghi a quello descritto sono frequenti e interessano molti enti locali, non solo veneti (tra i quali, a titolo di esempio, si ricordano i casi dei Comuni di Velo Veronese e Brenzone), ma dell'intero Paese, come testimoniato dalla nutrita giurisprudenza in materia: in tutti questi casi, è fatto direttamente carico ai consiglieri comunali di attivarsi alacremente per vedersi riconosciuto il diritto di accesso al protocollo, e nonostante ciò, molte volte, tale esigenza non viene adeguatamente soddisfatta,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti descritti e quali siano i suoi orientamenti in merito;

quali azioni intenda mettere in atto, nello specifico, al fine di consentire ai consiglieri del Comune di Monteforte d'Alpone di accedere con modalità telematiche da remoto al protocollo comunale;

se non ritenga opportuno adottare, a tale scopo, adeguate iniziative volte a garantire, da parte di ciascun ente locale situato sul territorio nazionale, il tempestivo accesso al protocollo anche con modalità telematiche da remoto nei confronti dei consiglieri comunali e provinciali, al fine di rendere effettivamente riconosciuto tale diritto, nonché di consentire il corretto esercizio del mandato consiliare.

(4-04371)