• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

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Atto a cui si riferisce:
S.3/02067 RIZZOTTI - Al Ministro della salute. - Premesso che: i disturbi della nutrizione e dell'alimentazione sono divenuti nel corso degli ultimi decenni tra i più comuni problemi di salute,...



Atto Senato

Interrogazione a risposta orale 3-02067 presentata da MARIA RIZZOTTI
martedì 10 novembre 2020, seduta n.273

RIZZOTTI - Al Ministro della salute. - Premesso che:

i disturbi della nutrizione e dell'alimentazione sono divenuti nel corso degli ultimi decenni tra i più comuni problemi di salute, soprattutto nei giovani e negli adolescenti. Si tratta di disturbi che colpiscono la popolazione alle età più disparate, dall'infanzia all'età adulta, con un picco di esordio in età adolescenziale e possono colpire la popolazione femminile, così come quella maschile;

secondo l'ultimo rapporto Eurispes in Italia, oltre 2 milioni di ragazzi tra i 12 e i 25 anni soffrono di disturbi del comportamento alimentare (DCA) e, secondo i dati della Società italiana dei disturbi del comportamento alimentare (SISDCA), ogni anno ci sono 8.500 nuovi casi di persone, tra uomini e donne, colpite da questi disturbi. Tali dati allarmanti hanno sollecitato la ricerca a studiare metodi di intervento sempre più adeguati e rispondenti alle richieste;

il sopraggiungere dell'emergenza sanitaria da COVID-19 e le conseguenti restrizioni imposte dal Governo hanno avuto degli effetti importanti sulla salute mentale, così come riporta Brooks &Co nella ricerca sull'impatto psicologico della quarantena, e i disturbi del comportamento alimentare rientrano tra i fattori di rischio, in quanto le persone affette sono state costrette alla sospensione dei trattamenti psicologici e comportamentali;

il fattore dell'isolamento sociale, una delle prime manifestazioni di questa tipologia di patologia, nel periodo di quarantena ha inciso dunque negativamente su chi soffre di questi disturbi, prospettando un ritiro dai trattamenti anche successivo alla pandemia;

al fine di gestire e prevenire quadri clinici disastrosi, per tutta la popolazione italiana sono stati istituiti numeri di emergenza ai quali riferirsi in caso di crisi, e diverse associazioni del privato sociale, associazioni di professionisti e piccole realtà locali hanno messo a disposizione forze di volontari e specialistiche per la gestione dei casi sul territorio. Tali pazienti rientrano tra coloro i quali subiscono maggiori rischi a causa della difficoltà nel chiedere aiuto e nel riconoscere i segnali prodromici rispetto ai comportamenti di buona prassi;

nell'ultimo aggiornamento dei LEA vi è un paragrafo dedicato all'assistenza specifica a particolari categorie, ma i DCA non sono presenti, perché ricompresi nella categoria della salute mentale;

il sito del Ministero della salute ha recentemente pubblicato il rapporto SISM 2018 sui numeri dati rispetto alle persone con diagnosi psichiatriche e sui giorni di residenza nelle strutture dedicate e dal rapporto emerge la completa assenza dei dati relativi alle persone affette da DCA. Nell'attività dei servizi psichiatrici infatti viene segnalata la durata di giornate medie presso strutture residenziali per paziente, pari a 936,5 giorni, mentre nella realtà delle persone affette da DCA, che ha la "fortuna" di accedere alle cure, nelle poche strutture residenziali dedicate, tralasciando le interminabili liste d'attesa, la durata media del ricovero non supera i 90 giorni. Infine, per quello che riguarda gli accessi psichiatrici in pronto soccorso, il rapporto indica che oltre il 74 per cento degli accessi viene poi curato a casa, mentre per i DCA il Ministero stesso ha emanato delle mere raccomandazioni a tutti i punti di pronto soccorso, denominandole "codice lilla" o "percorso lilla", fatto solo di condizionali, ma che dovrebbe implicare, oltre al riconoscimento, la presa in carico con percorsi di cura dedicati;

è evidente il paradosso per cui una patologia con numeri enormi, in costante crescita sia in malati che in mortalità, con una grave carenza o assenza di percorsi di cura dedicati, non venga considerata, non solo come emergenza socio-sanitaria tanto da essere scorporata dalla macro area della salute mentale, ma nemmeno evidenziata nei rapporti annuali ufficiali e pubblici del Ministero;

viene dunque da ipotizzare che ancora per i livelli essenziali di assistenza venga adottato lo stesso criterio d'invisibilità che si riscontra, purtroppo, ogni qualvolta non viene data risposta alle richieste di cura,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto esposto e quali siano le motivazioni per le quali i disturbi del comportamento alimentare non siano stati presi in considerazione nell'analisi dei dati;

se non ritenga opportuno inserire i DCA all'interno dei livelli essenziali di assistenza come una patologia indipendente, atteso che i numeri di casi in aumento ogni anno in Italia superano molte altre patologie presenti e indipendenti.

(3-02067)