• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

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Atto a cui si riferisce:
C.3/01885 (3-01885)



Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-01885presentato daBOLOGNA Fabiolatesto diMartedì 10 novembre 2020, seduta n. 425

   BOLOGNA, ROSPI e LONGO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione . — Per sapere – premesso che:

   durante la prima fase della pandemia Covid-19 il lavoro agile, definito dall'articolo 18 della legge 22 maggio 2017, n. 81, ha rappresentato una valida soluzione al duplice fine di ridurre il rischio di contagio e mantenere in attività numerose realtà lavorative;

   dopo i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri del 13 ottobre e del 18 ottobre 2020, con cui si incentiva il lavoro agile per garantire quanto stabilito dall'articolo 263, comma 1, del decreto-legge n. 34 del 2020 (decreto «rilancio»), il 19 ottobre 2020 il Ministro interrogato ha firmato un decreto che regola il lavoro agile nel pubblico impiego nella presente fase di emergenza sanitaria, quindi fino al 31 dicembre 2020;

   nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 novembre 2020 si stabilisce che i datori di lavoro pubblici limitano la presenza del personale nei luoghi di lavoro per assicurare esclusivamente le attività che ritengono indifferibili e che richiedono necessariamente tale presenza anche in ragione della gestione dell'emergenza: il personale non in presenza presta la propria attività in modalità agile;

   secondo i dati recentemente presentati dall'Osservatorio smart working della School of Management del Politecnico di Milano, nella fase più acuta dell'emergenza circa un terzo dei lavoratori dipendenti italiani è passato al lavoro agile, con miglioramento delle competenze digitali dei dipendenti e il ripensamento dei processi aziendali;

   l'Istat, nel rapporto 2020, ha sottolineato come l'esperimento del lavoro agile abbia messo in evidenza le potenzialità dello strumento in termini di riduzione dei tempi di spostamento e stress psico-fisico, riduzione del rischio di incidenti stradali e dell'inquinamento ambientale;

   secondo un sondaggio della Fondazione studi dei consulenti del lavoro, nel privato quasi 8 imprenditori su 10 provano diffidenza verso lo smart working: è quindi ancora ampia la resistenza di molti imprenditori italiani, legati al bisogno di controllo e mancanza di fiducia, alla difficoltà di condividere gli obiettivi e di delegare e alla capacità di comunicazione;

   Stato, imprese e sindacati devono affrontare e sostenere questa nuova modalità di lavoro per non disperdere l'esperienza di questi mesi e implementare il nuovo modello organizzativo –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, di concerto con le organizzazioni sindacali, non ritenga necessario predisporre per il futuro un indirizzo politico che regolamenti le modalità, l'uso degli strumenti informatici, la sicurezza, l'organizzazione e gli obiettivi, le modalità di controllo, l'adozione di un codice disciplinare che garantisca il diritto alla disconnessione dei lavoratori nell'ambito della contrattazione collettiva nazionale.
(3-01885)